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Perché il mercato viviseziona l’ipo di Dropbox

Dropbox, il servizio di archiviazione di file online, è pronto a uno dei debutti più attesi dell’anno sul mercato azionario. L’articolo di Chiara Rossi La società di cloud storage Dropbox con sede a San Francisco ha presentato lunedì i documenti alla Securities and Exchange Commission (SEC), la Consob americana, e ha annunciato di aver intenzione…

La società di cloud storage Dropbox con sede a San Francisco ha presentato lunedì i documenti alla Securities and Exchange Commission (SEC), la Consob americana, e ha annunciato di aver intenzione di raccogliere fino a 648 milioni di dollari con l’offerta pubblica iniziale, prevedendo una quotazione compresa tra i 16 e i 18 dollari ad azione.

L’ipo dovrebbe raggiungere un valore di 7,5 miliardi di dollari, la più grande degli ultimi anni a Wall Street (dopo quella di Snap avvenuta a marzo 2017), ma ben al di sotto dei 10 miliardi stimati durante l’ultimo round nel 2014.

La valutazione potenziale più bassa fa pensare che gli investitori del mercato non condividono lo stesso entusiasmo dei venture capitalist per le società tecnologiche, ponendo la questione se fare il “salto in Borsa” o meno alle altre start-up del settore che stanno guardando alla quotazione.

COME SE LA PASSA LA NUVOLA DI SAN FRANCISCO

Dropbox è popolare tra gli utenti che amano la semplicità dei suoi prodotti di cloud storage, ma ha faticato a farsi breccia nel mercato. Secondo la documentazione depositata, Dropbox ha attualmente 11 milioni di abbonati paganti (e 500 milioni di utenti registrati gratuitamente). Questi abbonamenti rappresentano il 90% delle entrate della società dal valore di 1,1 miliardi di dollari. La società ha registrato una crescita impressionante dal 2015, raddoppiando quasi il numero di utenti e abbonati paganti. Allo stesso tempo però, ha registrato una perdita di 111 milioni di dollari dopo aver riversato denaro in ricerca e sviluppo del proprio prodotto.

Oltre a trattenere i singoli abbonati che hanno alimentato la sua crescita finora, Dropbox deve tentare di convertire gli utenti non paganti in abbonati paganti e migliorare gli strumenti di condivisione, perciò sta investendo quanto più possibile in sviluppo e la prossima ipo dovrebbe aiutare in questo senso. Senza dimenticare che non è sola nel mercato, ma deve competere con rivali come Box, Microsoft, Amazon e Google.

IPO SÌ O IPO NO

Ancora è troppo presto per capire se i big della tecnologia siano più “preziosi” come società quotate in borsa o come startup private per gli investitori. Le prestazioni di Dropbox – insieme a quelle di Spotify, che dovrebbe quotarsi in primavera – saranno seguite attentamente dai venture capitalist. Se il valore raggiunto non sarà come quello sperato o addirittura inferiore rispetto ai tempi in cui l’azienda era privata, alcune società (Uber e Airbnb per fare un esempio) potrebbero non prendere più in considerazione la quotazione in Borsa. Il caso di Snapchat non fa ben sperare: la famosa app di messaggi   “usa e getta” ha subito una sensibile riduzione del proprio valore in borsa dopo l’offerta pubblica iniziale dello scorso anno.

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