skip to Main Content

Metalli

Vi spiego forza, sfide e problemi dell’Intelligenza artificiale in Italia. Parla il prof. Gori (Laboratorio Cini)

Intervista a Marco Gori professore dell’Università di Siena e vicedirettore del Laboratorio Cini, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’informatica presso cui è stato costituito il Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale e sistemi intelligenti L’Intelligenza Artificiale rivoluzionerà probabilmente le nostre vite. Già oggi abbiamo degli assaggi concreti di questa innovazione tecnologica negli smartphone, su alcuni modelli…

L’Intelligenza Artificiale rivoluzionerà probabilmente le nostre vite. Già oggi abbiamo degli assaggi concreti di questa innovazione tecnologica negli smartphone, su alcuni modelli di auto o quando dialoghiamo con banche o assicurazioni tramite chat. Ma presto i super computer saranno in grado di pensare e interagire come gli uomini: machine learning, computer vision, reti neuronali e deep learning non sono fantascienza ma terreno su cui si stanno già giocando le sfide del futuro. E l’Italia non sembra essere messa affatto male. Anzi.

MARCO GORI (UNISIENA E LABORATORIO CINI): L’ITALIA? SI DIFENDE BENE NELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“In questo settore il nostro paese non è messo male ma collocato in modo degno anche rispetto ad altri Paesi europei importanti – dice a StartMagazine Marco Gori professore dell’Università di Siena e vicedirettore del Laboratorio Cini, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’informatica presso cui è stato costituito il Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale e sistemi intelligenti -. Ci sono molti ricercatori di prestigio internazionale e non vi è dubbio che nelle nostre università c’è una diffusione di conoscenze tecnologiche che si concretizza anche in corsi di studio ben congegnati. Insomma, l’Italia è messa bene e collocata in modo degno in Europa. Abbiamo ricercatori di spicco e forse l’unico problema è il progressivo trend in calo di finanziamenti nel settore della ricerca che tende a farci regredire e a far emigrare molti ricercatori che finiscono per trovare ottime opportunità in altre università, dimostrando comunque la bontà del nostro sistema accademico”, osserva Gori.

IL PROGETTO AI4EU , UNA PIATTAFORMA PER AGGREGARE INTELLIGENZA ARTIFICIALE E APPLICAZIONI

Di recente anche l’Europa si è accorta dell’importanza della ricerca in questo ambito tecnologico. Cina, Stati Uniti ma anche altri paesi asiatici sono da tempo all’avanguardia e il Vecchio Continente si sta dando da fare per cercare di recuperare terreno.

Pochi giorni fa è stato lanciato il progetto AI4EU: 79 partner di 21 paesi, tra cui l’Italia, avranno il compito di sviluppare una piattaforma di intelligenza artificiale. Ciò grazie a 20 milioni di euro di finanziamenti in tre anni messi a disposizione dalla Ue per creare un polo di attrazione della AI, compresi i repertori di dati, la potenza di calcolo, gli strumenti e gli algoritmi. A capitanare i 79 istituti di ricerca, pmi e grandi imprese, è la francese Thales.

Assieme a lei il Cnr per l’Italia ma anche realtà internazionali come Abb Robotics, Unilever, Thales Alenia Space, il consorzio italo-francese tra Thales e Leonardo (ex Finmeccanica), Siemens, Allianz e così via.

“Indubbiamente la capofila è Thales che ha un peso importante in Francia. Ma più in generale si tratta di un consorzio robusto di università e aziende che si sono aggregate in modo indipendente anche a livello nazionale – ha sottolineato Gori -. Alcune università sono anche parti del Laboratorio Cini. Il progetto è dedicato a costruire una piattaforma volta a trovare una connessione tra quelle che sono le varie metodologie che spingono nell’intelligenza artificiale il mondo delle applicazioni. Non a caso ci sono industrie importanti e molti centri europei di peso”.

SERVONO PIÙ RISORSE PER COMPETERE CON I BIG MONDIALI intelligenza artificiale

Le risorse del progetto AI4EU andranno per il 33% alle università e per il 29% agli istituti di ricerca. Un altro 15% sarà a disposizione delle grandi aziende mentre il 13% andrà alle Pmi. Infine il 7% verrà reso disponibile alla comunità e il 3% ai computing center. A livello paese sarà però la Francia a fare la parte del leone con il 26% delle risorse, contro il 14% della Germania e il 9% di Italia e Spagna.

“Indubbiamente è un progetto che prova a far sentire la voce europea in un settore importante come l’Intelligenza Artificiale con finanziamenti degni di interesse ma ben lontani dai supporti ricevuti in altri Continenti come Asia, Cina e Stati Uniti – ha ammesso il professore -. Certamente è un buon segnale da parte della Commissione Ue e c’è l’opportunità di favorire aggregazione e contatti. Offre un modo, insomma, per mettere in vetrina questo mondo perché da un lato le università espongono i loro metodi, dall’altro le imprese i loro problemi, scambiandosi in modo dinamico le competenze. Di sicuro, quindi, è un progetto di grande interesse. Ma che non ha il respiro di altri paesi più avanti di noi: non dico solo Usa o Cina di cui si parla sempre ma anche di nazioni come il Canada che hanno la metà degli abitanti dell’Italia. A ben guardare ci si accorge dunque che in aggiunta al prezioso supporto di Bruxelles, la Commissione Ue dovrebbe interrogarsi se fare di più. Naturalmente discutendo sull’opportunità di farlo o meno”.

ELEMENTI INCONTROVERTIBILI SULLA STRATEGICITÀ DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Ma perché gettarsi a capofitto in questo mondo? “Credo ci siano elementi incontrovertibili sul tipo di attività strategica che sta dietro l’intelligenza artificiale – ha ammesso Gori -. Una cosa che spesso non viene colta è che dietro all’Intelligenza artificiale non ci sono solo gli impressionanti sviluppi di Amazon, Google, Facebook, Apple o Microsoft, ma anche il modo pervasivo con cui vengono supportati altri settori non primariamente considerati dell’informazione: dalla moda all’arte, al mondo dell’auto. Alcune aziende si stanno trasformando in aziende dove il ruolo dell’Intelligenza artificiale è cruciale: basti pensare a Tesla e all’impatto delle tecnologie della guida autonoma”.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI FONDAMENTALI IN ITALIA

Nell’intero settore dell’intelligenza artificiale e dei sistemi intelligenti “il Laboratorio Cini si sta muovendo con grande energia. Ricordo solo un evento importante il 18-19 marzo a Roma alla Sapienza che sarà focalizzato sulle aziende dell’AI. Sarà un evento interessante per mettere un po’ il dito sul giocattolo e vedere come questa tecnologia ha impatto sul mondo delle imprese o se, in Italia, è circoscritta all’accademia. L’idea di organizzare un evento per le imprese è eccezionale: l’impegno che sta mettendo il laboratorio, ma soprattutto la Sapienza e il professor Nardi responsabile dell’iniziativa è straordinario per valutare l’impatto nel mondo reale, che rappresenta uno degli aspetti più importanti da considerare. Ma anche per capire la ricaduta industriale sulle piccole aziende ad alto livello tecnologico o sulla Pubblica amministrazione e su come procedere dal punto di vista dell’organizzazione. Avremo modo di capire, insomma, quella che è la panoramica nazionale fuori dal mondo università”, ha puntualizzato il professore che poi ha aggiunto: “Un altro evento simile sulla collaborazione tra aziende e università avrà luogo a Milano, in aprile, sotto l’egida dell’Associazione Italiana Intelligenza Artificiale. Entrambi questi eventi sperimenteranno anche la preziosa sinergia tra il Laboratorio CINI e le associazioni scientifiche, che stanno congiuntamente collaborando al successo di entrambi gli eventi”.

LA NOTA DOLENTE? LA FUGA DI CERVELLI

L’unica nota dolente? Sempre la stessa. “L’Italia ha ricercatori di prestigio e spende somme importanti per formare giovani con competenze avanzate – conclude Gori -. Il grosso problema è l’emigrazione di persone straordinarie che non trovano nel nostro Paese l’opportunità di inserirsi nelle università e nelle imprese andando a fare la fortuna di altri paesi: ma non si tratta di un commento con connotazioni politiche perché è una tendenza in atto da tempo. Ma è chiaro che così facendo rinunciamo a contributi potenzialmente di grande valore”.

Back To Top