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Come spingere sull’innovazione digitale (alla francese). Parola di Davide Casaleggio

Che cosa ha detto Davide Casaleggio alla alla tavola rotonda organizzata venerdì 28 settembre a Roma dalle associazioni Anev, Elettricità Futura e Utilitalia.

«Dovremo investire nel futuro, o diventeremo i cinesi del mondo». L’ha detto Davide Casaleggio alla tavola rotonda organizzata venerdì 28 settembre a Roma dalle associazioni di aziende energetiche Anev, Elettricità Futura e Utilitalia.

Casaleggio, nel suo intervento, ha sottolineato la necessità di un salto di qualità da parte dell’Italia nell’acquisizione e nello sviluppo delle tecnologie del digitale, in particolare intelligenza artificiale, analisi dei dati e sensori. Inoltre ha ribadito la necessità di aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, sia da parte di aziende private che da parte dello Stato.

IL RITARDO ITALIANO

«Stiamo affrontando una nuova rivoluzione industriale – ha esordito – Si stima che nei prossimi 10 anni l’intelligenza artificiale avrà un impatto sul 12% della nostra produttività». Troppo poco, se raffrontato con altri paesi. «In Svezia parliamo del 40% – ha proseguito Casaleggio – È un distacco preoccupante, dovuto in parte a problemi infrastrutturali e di accesso alla rete». Ma anche a carenze in termini di investimenti. «Investiamo l’1,3% del Pil In ricerca e sviluppo, in Svezia siamo a tre volte tanto, in Germania al doppio».

VENTURE CAPITAL

Un discorso analogo vale per il venture capital (di cui Casaleggio aveva già ampiamente parlato, qui l’approfondimento di Start Magazine). «Il venture capital italiano (ovvero l’investimento in startup e imprese innovative, ndr) nel 2017 è stato di 120 milioni. In Francia la cifra è di venti volte superiore, in Inghilterra di quaranta. Se non investiremo nel futuro e nell’innovazione diventeremo i cinesi del mondo: lavoratori che nell’immediato costano meno, ma che nel momento in cui la tecnologia scatta in avanti non servono più. Se non ci dotiamo degli strumenti per gestire questa rivoluzione, lo faranno altri attori dall’estero».

IL TEMA DEL LAVORO

Le preoccupazioni che la nuova tecnologia porti alla perdita di molti posti di lavoro, per Casaleggio, è secondaria. «Il tema dell’innovazione va visto a lungo termine: consideriamo che dal 1900 al 2000 la produttività è aumentata di 14 volte, il Pil di 11 volte, mentre il lavoro si è compresso. È successo in modo graduale, con l’aumento dell’istruzione obbligatoria, l’introduzione delle pensioni, del sabato libero. A inizio del ‘900 si calcola che dedicassimo al lavoro il 23% della vita. Oggi, nei paesi Osce, siamo fra l’8 e il 9%. Se aumentasse di 60 volte la produttività, cosa che credo succederà a breve grazie alle nuove tecnologie, arriveremo a lavorare l’1% del tempo della nostra vita. In quest’ottica dobbiamo trovare il modo di ridistribuire il valore aggiunto. Una delle misure è il reddito universale. Ma occorre anche ripensare la formazione: occorre studiare un sistema che ci consenta una formazione continua, in grado di stare al passo con i cambiamenti tecnologici».

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