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Golden Power Hauwei

Chi vincerà la corsa al 5G tra Usa e Cina? Report Eurasia (anche su Huawei)

Numeri e protagonisti della gara tutta aperta per implementare reti mobili 5G di nuova generazione nel report di Eurasia Group fondato e diretto da Ian Bremmer, che su Huawei dice...

Una nuova Guerra Fredda è in atto. Questa volta contro gli Stati Uniti troviamo la Cina in una corsa all’installazione di reti mobili 5G di nuova generazione. Un report di Eurasia Group, nota società di consulenza del rischio fondata e diretta dall’intellettuale Ian Bremmer, ha analizzato come si sta evolvendo la creazione di standard 5G e l’implementazione in mercati chiave.

LA NUOVA FRONTIERA DEL 5G

Si tratta di uno dei progetti tecnologici più significativi dal punto di vista geopolitico mai intrapreso. Le reti mobili di nuova generazione trasmetteranno dati circa 100 volte più veloci rispetto alle reti 4G di oggi. Il 5G renderà disponibili per la prima volta applicazioni tecnologiche che cambieranno l’economia, come auto senza conducente, città intelligenti e automazione avanzata di fabbrica. Secondo il team di Eurasia, lo sviluppo del 5G avrà un impatto sulla razza per il dominio del 21° secolo tra le più importanti superpotenze tecnologiche del mondo.

IL PRIMATO CINESE

La Cina guadagnerà un vantaggio di first mover nel 5G mentre si muove verso l’implementazione su scala commerciale della sua rete 5G nazionale nel 2020.

“La Cina ha le aziende, la tecnologia, l’obiettivo e la scala del mercato per guidare il mondo nello sviluppo di applicazioni per il 5G”, ha dichiarato Paul Triolo, coautore del report.

A differenza delle reti 3G e 4G, dove la Cina è stata in gran parte relegata ai margini del processo di definizione degli standard, ora il Paese del Dragone è protagonista nel processo degli standard per il 5G. Segno delle sue crescenti ambizioni, capacità e influenza globale.

QUESTIONE DI BREVETTI

Gli sforzi di Pechino per ottenere un ruolo principale nel 5G si traducono come parte di una strategia molto più ampia per ridurre il costo delle licenze di brevetto nei confronti dei maggiori player tecnologici per chip mobili come Qualcomm.

Eurasia riporta che per il 4G LTE, le società LG e Qualcomm detenevano il 23% e il 21% dei brevetti, mentre Zte e Huawei solo il 6% e l’1% rispettivamente. Una volta definiti gli standard e definito il sottoinsieme delle licenze di brevetto, le aziende dovranno adeguarsi agli standard concordati e pagare le royalties ai licenzianti di brevetti, come richiesto.

LO STANDARD 5G MADE IN CHINA?

L’ampia suite di brevetti essenziali standard 5G sta diventando più chiara: i principali detentori saranno i produttori europei Ericsson e Nokia, seguiti dai cinesi Huawei e Zte, poi i giapponesi e sudcoreani come Fujitsu, Panasonic, Samsung e LG. Dietro tutti si collocano le aziende statunitensi come Qualcomm, Interdigital, Intel e Cisco.

Nessuna società di un singolo paese dominerà l’assegnazione di Sep (Standard essential patents) ma è probabile che l’influenza della Cina nel processo di definizione degli standard 5G si espanda notevolmente rispetto al suo ruolo marginale negli standard 4G. Nel 2017 le aziende cinesi, tra cui Huawei, Zte e Lenovo detenevano circa il 10% dei brevetti Sep. Si prevede ora un aumento intorno al 40%, una volta che i brevetti saranno stati concessi.

LO SFORZO AMERICANO

Gli sforzi degli Stati Uniti per escludere i fornitori di apparecchiature tlc cinesi, Huawei e Zte in particolare, dalle reti 5G occidentali e alleate in nome della sicurezza nazionale continueranno. Start Magazine ha seguito tutte le azioni finora intraprese dagli Stati per bandire Huawei nelle scorse settimane.

SPACCATO A METÀ

Una rete divisa 5G aumenterà il rischio che l’ecosistema tecnologico globale lasci spazio a due sfere tecnologiche separate, politicamente divise e non interoperabili: una guidata dagli Stati Uniti e supportata dalla tecnologia sviluppata nella Silicon Valley; un’altra guidata dalla Cina e sostenuta dal suo gruppo di società di piattaforme digitali altamente efficienti.

Ipotesi simile a quella già prevista dall’ex numero uno di Google, Eric Schmidt, convinto che Internet si dividerà in due entro il 2028: una a guida cinese e una a guida statunitense.

A DISCAPITO DEI PAESI TERZI

Secondo Eurasia Group, una divisione in campi cinesi e non cinesi potrebbe portare a problemi di interoperabilità, con minori economie di scala e maggiori costi di transazione.

I Paesi terzi che desiderano accedere a questi sistemi paralleli dovranno far fronte a pressioni concorrenziali e scelte difficili in merito alle tecnologie di rete 5G e ai relativi ecosistemi applicativi da adottare.

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