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Carro Armato

Guerra Francia-Germania contro Italia e Leonardo sul nuovo carro armato Mgcs. L’analisi di Giansiracusa

Che cosa sta succedendo sul programma Mgcs del nuovo carro armato. I no di Francia e Germania all'Italia e a Leonardo. I fatti commentati dall'analista ed esperto militare Aurelio Giansiracusa

Nonostante i problemi intercorsi nel 2018 tra Francia e Germania, nei recenti accordi di Aquisgrana tra il Presidente Macron e la Cancelliera Merkel sono ripartiti i programmi di collaborazione industriale-militare.

Infatti, dopo un grosso stallo sulle competenze del programma del nuovo carro da battaglia che vedeva Rheinmetall fortemente contrapposta a Kmw-Nexter, è stato concluso un accordo sulla divisione di nove pacchetti di lavoro per ulteriori studi del valore di oltre 30 milioni di euro.

Sul carro si scontrano le posizioni di Rheinmetall che richiede la leadership, dall’alto della sua esperienza maturata con i programmi Leopard, e di Nexter, con l’altra tedesca Krauss Maffei Wegmann associata, che, invece, la richiede per sé per ottenere lavori di maggior pregio.

Da notare che l’anno passato vi era stato uno scontro al fulmicotone tra Rheinmetall e Kmw che si facevano guerra aperta sul mercato delle esportazioni, tanto da costringere le autorità politiche federali tedesche a scendere in campo per “stoppare” tale guerra fratricida, invitando le due compagini a migliorare i rapporti nell’ambito di una fattiva collaborazione.

L’anno passato all’Eurosatory, il salone della Difesa organizzato a Parigi, fu presentato un “ibrido” con lo scafo del carro Leopard 2 e la torretta del Leclerc, pensato più che altro per le esigenze del mercato estero e per “smuovere” le acque a livello politico bloccato dallo scontro interno tedesco e dallo scontro tra Rheinmetall e Nexter.

In questo quadro va letta la “battaglia” attorno a questo progetto di carro armato in atto in Europa, con altri Paesi, tra cui l’Italia, che avrebbero il desiderio di entrarvi a pieno titolo.

Ma le ambizioni italiane come quelle polacche si schiantano contro il ferreo no franco-tedesco, perché Parigi e Berlino non desiderano avere altri partner nella fase della definizione dei requisiti e della fase progettuale. Infatti, Francia e Germania hanno fatto capire, più o meno chiaramente, che non vogliono intralci e defatiganti trattative con Paesi terzi e che il lavoro di pregio sarà appannaggio esclusivo (o quasi) delle loro industrie.

Peraltro, dinanzi a questa posizione per nulla aperta a possibili collaborazioni, per i Franco-Tedeschi è necessario agganciare al programma altre nazioni facente parte della iniziativa Pesco (Cooperazione Strutturata Permanente), in modo da poter presentare il programma come iniziativa europea ed ottenere le risorse per coprire parte delle spese di progettazione e sviluppo. La Pesco è un’iniziativa nata nel 2017 volta a gettare le basi per lo sviluppo della difesa comune europea con sistemi, mezzi e supporti messi a punti dall’industria europea. Poiché la Pesco di anno in anno aumenta il proprio budget è evidente che far rientrare sotto l’ombrello Ue questi programmi permette alle industrie (ed ai Paesi che presentano i programmi) di accedere ai fondi per coprire le spese.

C’è da dire che non tutti i Paesi dell’Ue hanno aderito all’iniziativa Pesco (ad esempio la Danimarca e la Gran Bretagna).

(prima parte; la seconda parte sarà pubblicata domani)

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