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Non solo Facebook, anche l’app Grindr ha violato la privacy

Dopo Facebook, anche l’app per incontri Grindr è stata accusata di aver diffuso i dati personali dei propri utenti In principio fu Facebook. Dopo lo scandalo sulla violazione dei dati di 50 milioni di utenti di Faccia-libro da parte di Cambridge Analytica ce lo si aspettava un po’ tutti che altre sarebbero finite nel mirino…

In principio fu Facebook. Dopo lo scandalo sulla violazione dei dati di 50 milioni di utenti di Faccia-libro da parte di Cambridge Analytica ce lo si aspettava un po’ tutti che altre sarebbero finite nel mirino della tutela dei dati personali. Ieri è stata Grindr, l’app numero uno al mondo per incontri della comunità Lgbt (Lesbische-gay-bisessuali e tramsgender), a finire nell’occhio del ciclone. Un’indagine del sito BuzzFeed ha rivelato che l’app di incontri ha fornito dati sensibili alle società sviluppatrici di software Apptimize e Localytics.

TUTTO SUI MIEI DATI

Quando parliamo di dati personali su Grindr, ci riferiamo anche (e soprattutto) allo status Hiv: gli utenti di Grindr hanno infatti la possibilità di condividere il proprio status Hiv ovvero l’esito dell’ultimo test e quando è stato effettuato. Il punto è che le informazioni pubbliche sullo stato di salute combinate con altri dati come la posizione e l’indirizzo e-mail conducano direttamente all’identificazione delle persone. BuzzFeed ha parlato con Antoine Pultier, ricercatore Sintef, un’organizzazione di ricerca norvegese senza scopi di lucro secondo cui le informazioni sull’Hiv sono state trasmesse alle due società Apptimize e Localytics insieme ai dati GPS e agli indirizzi mail degli utenti. “Lo status Hiv è collegato a tutte le altre informazioni. Questo è il problema principale. Penso che l’incompetenza di alcuni sviluppatori è che inviano di tutto, incluso lo status Hiv” ha dichiarato Pultier. Grindr consente agli utenti di scegliere se specificare il loro status Hiv e, attraverso i servizi come Apptimize e Localytics, analizza come gli utenti interagiscono con l’app. Secondo BuzzFeed è in questo modo che Grindr ha inviato alle due società lo status Hiv degli utenti insieme ai dati GPS, all’ID del telefono e all’e-mail.

È IL SOCIAL, BELLEZZA

Immediata la risposta della società a firma di Scott Chen, Chief Technology Officer: “Grindr non ha mai pubblicato e mai lo farà informazioni di identificazione personale dell’utente” si legge nella nota diramata sul profilo Tumblr. Sempre nella nota si legge anche però che la condivisione dei dati è “standard” nel settore e “questo è il modo in cui l’industria funziona”. Chen ha inoltre aggiunto che “ci sono politiche di conservazione dei dati in atto per proteggere ulteriormente la privacy dei nostri utenti dalla divulgazione”.
Il social network lanciato nel 2009 non ha raccolto fondi esterni fino a quando non ha venduto una quota del 60% a un’azienda cinese di giochi nel 2016, riporta Bloomberg. La società, Beijing Kunlun Tech Co., ha acquistato la quota residua dal fondatore di Grindr Joel Simkhai a gennaio. Per quanto riguarda le due società accusate, Apptimize non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento. Bryan Dunn, vice presidente di Localytics, ha dichiarato in una nota che Localytics non raccoglie “automaticamente” le informazioni personali dell’utente. “Spetta a ciascun cliente determinare quali informazioni inviare a Localytics e Localytics elabora tali dati esclusivamente per l’utilizzo da parte del cliente” ha specificato Dunn nella nota “Non condividiamo o riveliamo i dati dei nostri clienti”.

LE REAZIONI

L’Electronic Frontier Foundation, no-profit in prima linea sulle questioni di privacy digitale, ha definito “deludente” la risposta di Grindr. “Voi ragazzi dovreste semplicemente chiudere”, si legge in uno dei commenti nel forum online sotto il post di Tumblr di Grindr. “A nessuno importa dei tuoi sforzi o degli standard del settore. Hai tradito la comunità LGBT in più di un solo modo “.

Grindr non è stata l’unica app per appuntamenti a essersi inceppata in problemi di privacy lungo la via. Verso la fine del 2017, una giornalista del Guardian ha scoperto che Tinder aveva raccolto 800 pagine sui suoi dati personali, estrapolati dalle sue conversazioni con altri utenti e dalle sue reti di social media, anche dopo averli scollegati dall’app. La violazione della privacy da parte dei social network ha tutta l’aria di un fenomeno che si diramerà a macchia d’olio.

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