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Fondo Nazionale Innovazione

Cosa c’è nel Fondo Cdp per l’innovazione voluto da Di Maio (che ridimensiona Invitalia)

Tutti i primi dettagli su come funzionerà il fondo nazionale per l'innovazione tecnologica presentato ieri dal vicepremier Luigi Di Maio e che sarà gestito dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp)

 

Anche se cammin facendo ha perso per strada qualche miliardo (quando fu annunciato da Luigi Di Maio, lo scorso anno, la sua portata si sarebbe dovuta aggirare tra i 3 e i 4 miliardi di euro, oggi si compone di 1 l’anno), alla fine il Fondo Nazionale Innovazione è stato presentato ufficialmente, nella giornata di ieri, a Torino. Piazza non più tanto amica dei 5 Stelle: benché infatti il capoluogo piemontese sia stato tra le prime grandi città del Paese a scegliere un amministratore pentastellato, oggi, con il dibattito politico incagliato sul futuro del Tav, si registra una certa freddezza da parte della popolazione per la parte gialla del governo. Forse proprio per questo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico l’ha scelta per la presentazione del fondo pubblico da 1 miliardo: dare all’imprenditoria – in particolar modo a quella del Nord Ovest scesa in strada per ribadire la necessità di nuove infrastrutture -, un segno che il Movimento 5 Stelle ha a cuore anche i loro interessi.

COSA C’E’ NEL FONDO NAZIONALE INNOVAZIONE

Il Fondo è un soggetto (SGR) multifondo con una dotazione finanziaria di partenza, prevista nella Legge di Bilancio 2019, di circa 1 miliardo di euro. «Con gli sgravi fiscali puntiamo ad arrivare a 2 miliardi”, ha precisato il vicepremier Di Maio. «Bisogna – ha aggiunto – che tutto il sistema lavori insieme per far lavorare i venture capital italiani e attrarre quelli stranieri». Il Fondo Nazionale Innovazione potrà investire sia come fondo di fondi sia in via diretta sulle PMI e sulle startup innovative ritenute meritevoli, seguendone tutto lo sviluppo: nascita, round ed exit. «Non è il governo che deve fare il regista del mondo delle startup», ha chiarito il ministro, «ma può aiutare ad accelerare la crescita e l’innovazione in Italia, per portare la nostra manifattura al primo posto in Europa, potenziando le politiche attive del lavoro e puntando tutto sulla digitalizzazione».

UN FONDO BICEFALO: MISE E CDP

Due le teste del Fondo Nazionale Innovazione che, con buona pace dell’alleato leghista, avrà sede a Roma. Principalmente verrà gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti (controllata dal Tesoro e partecipata dalle fondazioni bancarie) attraverso una cabina di regia che ha l’obiettivo di riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione. Centrale, però, sarà il Ministero dello Sviluppo Economico, guidato proprio da Di Maio, che avrà modo di investire il 15% dei dividendi delle aziende pubbliche in via diretta oppure nel fondo gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti. Lo strumento operativo di intervento è il Venture Capital, cioè investimenti diretti e indiretti in minoranze qualificate nel capitale di imprese innovative con Fondi generalisti, verticali o fondi di fondi.

COME FUNZIONERA’ IL FONDO PER L’INNOVAZIONE

Ma quali sono i veri tempi di avvio e attuazione del fondo? Ieri il ministro Di Maio ha indicato maggio come obiettivo per la partenza. Per adesso il Mise ha firmato la direttiva che autorizza, a prezzi di mercato, la cessione da Invitalia a Cassa depositi e prestiti del 70% del capitale sociale della Sgr Invitalia Ventures: “Serve ancora la valutazione di un advisor sul prezzo e il contratto di cessione con cui la Cassa farà valere il diritto di opzione a suo favore inserito nella legge di bilancio. La norma stabilisce anche che l’acquirente, quindi Cdp, apporti risorse aggiuntive pari almeno a quanto è già in pancia alla Sgr”, ha scritto il Sole 24 Ore.

OBIETTIVO: ATTRARRE CAPITALI STRANIERI

«Speriamo – ha dichiarato Di Maio –  che l’iniezione provochi un aumento del numero di fondi di venture capital italiani, attrarre fondi stranieri, moltiplicare le opportunità per innovatori italiani. Questo fondo è strategico per l’economia, per il paese e per far restare i talenti italiani e attrarne dall’estero». Si registra dunque una netta inversione da parte del governo, fino a oggi ostile all’intervento di attori internazionali nel mercato nostrano (ostilità che si rinviene ancora sul Blog di Beppe Grillo, proprio nel post di presentazione del Fondo: «[Questo strumento è stato progettato NdR] Per difendere l’interesse nazionale contrastando la costante cessione e dispersione di talenti, proprietà intellettuale e altri asset strategici che – si legge – nella migliore delle ipotesi vengono “svendute” all’estero con una perdita secca per il sistema Paese»).

I RAPPORTI CON BEI E FEI

Merita di essere segnalato anche un altro passaggio:  «Il Fondo Nazionale Innovazione si propone come interfaccia privilegiata verso gli investitori istituzionali EU, come BEI e FEI, in un rapporto non subalterno di collaborazione e pianificazione». Dialogo totale, dunque, sia con la Banca Europea degli Investimenti, sia con il Fondo Europeo Investimenti, i due supporti economici previsti a livello comunitario e parzialmente potenziati dal poco amato (specie dai sovranisti di casa nostra) Juncker (si veda il “piano Juncker“). Supporti che avremmo sicuramente perso se si fosse andati allo scontro con Bruxelles innescando la procedura di infrazione per deficit eccessivo. Una sinergia che costringerà il capo azienda di Cdp, Fabrizio Palermo, e il vicepresidente della Bce, Dario Scannapieco, a collaborare dopo che sono stati in procinto di prendere la guida della Cassa depositi e prestiti. Ma alla fine Palermo, con la sponda determinante di M5S, si è imposto su Scannapieco.

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