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Facebook, che cosa combinerà Zuckerberg con il Gdpr

L’approfondimento di Patrizia Licata su come Facebook si adeguerà in Europa al regolamento Gdpr A metà aprile Facebook ha pubblicato un post in cui ha spiegato gli adeguamenti della piattaforma alle disposizioni sulla privacy previste dalla Gdpr, indicando: “A tutti, indipendentemente da dove vivono, sarà chiesto di rivedere le informazioni su come Facebook utilizza i…

A metà aprile Facebook ha pubblicato un post in cui ha spiegato gli adeguamenti della piattaforma alle disposizioni sulla privacy previste dalla Gdpr, indicando: “A tutti, indipendentemente da dove vivono, sarà chiesto di rivedere le informazioni su come Facebook utilizza i dati e di compiere scelte in merito alla privacy su Facebook. Tutto ciò avverrà in Europa a partire da questa settimana”.

I RAPPORTI TRA FACEBOOK E L’EUROPA

E per i cittadini non-Ue? Dopo quanto successo con Cambridge Analytica, Mark Zuckerberg si è cosparso il capo di cenere e ha ammesso che “è tutta colpa mia” in una serie di post pubblicati sul suo profilo social e di interviste concesse a siti Internet, tra cui Wired. Chiamato a deporre dal Congresso americano, il Ceo di Facebook, ha concesso che servono delle regole “fatte bene, semplici” e si è profuso in elogi della General data protection regulation europea, la normativa che ha capito come si gestisce la privacy sui colossi Internet, e ha promesso di farne lo standard globale di Facebook, se non nella forma almeno nello spirito (qui invece il resoconto dell’audizione tenuta martedì scorso al Parlamento europeo).

CHE COSA SUCCEDERA’ NEGLI ALTRI CONTINENTI

Per ora, però, sembra che il miliardo e mezzo di utenti Facebook in Africa, Asia, Australia e America Latina potrebbero restare fuori dalle protezioni del Gdpr, perché non governati dalla filiale Facebook irlandese e dalle leggi sui dati dell’Ue e non dalla casamadre Usa Facebook Inc – per quanto, incalzata da Reuters, la società di Menlo Park abbia negato che ci sia un doppio standard: “Applichiamo le stesse protezioni sulla privacy ovunque”.

QUALE SARA’ L’EFFETTO SUGLI INSERZIONISTI

A qualcuno importa? Non a chi fa affari con Facebook: la trimestrale al 31 marzo 2018 non risente neanche da lontano dello scandalo Cambridge Analytica; il business di Facebook basato su affinati strumenti di advertising mirato basati sull’analisi dei dati personali va a gonfie vele (da ricordare che della galassia Facebook fa parte il social delle foto Instagram, ricco bacino di dati sui giovani). Nei primi tre mesi del 2018 il fatturato del social network è cresciuto anno su anno del 49% a 11,97 miliardi di dollari; l’utile è di 4,99 miliardi di dollari, +63% anno su anno; il traino è la pubblicità su mobile (91% delle entrate complessive da pubblicità); il numero degli utenti giornalieri attivi è salito a 1,45 miliardi.

LO SCENARIO POST DATAGATE

Ci potrebbero essere ripercussioni dal datagate nei prossimi trimestri? Gli analisti pensano di no e scommettono che il fatturato globale 2018 arriverà a 55,19 miliardi di dollari, facendo di Facebook il secondo maggior venditore di inserzioni dopo Google. Certo, c’è da mettere in conto l’aumento dei costi: nel primo trimestre Facebook ha speso il 39% in più rispetto a un anno prima sia per i contenuti video che per strumenti di sicurezza e intelligenza artificiale, che aiutano a proteggere gli utenti ma anche a profilarli meglio. Si tratta in tre mesi di un esborso di 6,52 miliardi di dollari: Zuck se lo può permettere.

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