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Big Tech

Droni, ecco cosa faranno Google, Amazon, Boeing e GE

In due anni sarà operativo l’Unmanned Traffic Management System – un sistema di controllo dei voli senza pilota – finanziato da capitali privati (ma i test insieme alla Nasa). Le quattro aziende sono già attive nella sperimentazione dei voli “unmanned” per monitoraggio remoto e consegna, dai pallet ai burritos. L’approfondimento di Patrizia Licata per Start…

Negli Stati Uniti ci sono 10 volte più droni che velivoli con pilota. E per mettere un freno a collisioni e incidenti, la Federal aviation administration è intenzionata a dettare le regole cui tutti i velivoli senza pilota dovranno adeguarsi, compresi nuovi obblighi di identificazione e più poteri di monitoraggio per i dipartimenti di Giustizia e della Sicurezza nazionale. In questa gestione dei voli senza pilota (“unmanned”) il ruolo guida spetterà a quattro colossi industriali: Boeing, GE, Amazon e Google, che al Faa Unmanned Aircraft Systems Symposium di Baltimora hanno annunciato che finanzieranno e svilupperanno un sistema privato per la gestione del traffico aereo di bassa quota con velivoli senza pilota – Unmanned Traffic Management (UTM) system – e, in alleanza con la Nasa, avvieranno i test nel giro dei prossimi tre mesi, con l’obiettivo di essere operativi in uno-due anni.  L’ente spaziale americano ha approvato i droni che volano a circa 200 piedi (61 metri) da terra e usano reti cellulari e applicazioni su web per essere controllati da remoto.

SÌ DAL REGOLATORE

La Federal aviation administration, che organizza il simposio sui droni insieme alla Association for unmanned vehicle systems international (Auvsi), ha detto che l’UTM non dipende da decisioni politiche, ma da quanto efficacemente l’industria saprà collaborare. Tuttavia, l’ente approva l’iniziativa privata: i controlli sono necessari per arginare i rischi che nascono quando i droni sono usati da persone “clueless, careless, criminals”, ovvero da chi non ha idea di quali siano le conseguenze dell’uso dei droni, da chi non si cura di tali conseguenze, e da chi usa i droni per scopi criminali.
L’UTM sarà separato dall’attuale sistema di controllo del traffico aereo con pilota basato su radar e controllori a terra usato dalla Faa, ma dovrà essere necessariamente dialogare con questo sistema, per una convivenza sicura fra droni e altri velivoli. L’UTM servirà anche a raccogliere dati con cui le autorità governative e i regolatori potranno monitorare tutti i voli robotizzati, intervenire in caso di violazioni e incidenti e continuare a studiare e migliorare il sistema. L’UTM funzionerà per singole e ristrette aree geografiche, ovvero fornirà informazioni solo sul traffico locale dei droni, visto che i droni non effettuano voli di lunghe tratte. Come ha spiegato a Baltimora James Burgess, co-leader del Project Wing di Google (consegne commerciali via drone): “La soluzione su cui lavoreremo mostrerà che cosa succede nelle vicinanze, non in tutti gli Stati Uniti”.

CHE COSA FANNO I QUATTRO BIG NEI CIELI

Boeing, GE, Amazon e Google stanno già testando i voli con i droni. Boeing a gennaio ha presentato un enorme drone-cargo capace di trasportare 500 libbre (226 chili); si tratta di un prototipo di veicolo elettrico senza pilota che decolla e atterra verticalmente di cui Boeing non ha fornito ancora le possibili applicazioni, ma potrebbe servire – per esempio – per trasportare pallet o altre merci dai porti o per rifornire le piattaforme petrolifere offshore.
GE ha lanciato lo scorso anno una società chiamata Avitas Systems che offre servizi di monitoraggio avanzato alle industrie dell’energia, dell’oil&gas e dei trasporti tramite la robotica, l’analisi predittiva dei dati e l’intelligenza artificiale: in pratica, grazie alle tecnologie di GE Global Research e ai partner dell’industria della robotica e dei droni, Avitas Systems mette in funzione dei controllori-robot che si spostano via terra o via aria e raccolgono dati tramite i sensori.
Google sta invece portando avanti il Project Wing con l’obiettivo di costruire droni per le consegne e dar vita a un vero sistema di scambi commerciali aerei. I test sono già stati avviati nel sud dell’Australia con la collaborazione di Guzman y Gomez, catena di ristoranti messicani, e di Chemist Warehouse, una catena di farmacie; la prima consegna di burritos è già avvenuta con successo.
Amazon lavora ai mini-velivoli per l’ultimo miglio della propria filiera col servizio Prime Air, consegne veloci tramite droni con impatto zero sul traffico stradale e l’inquinamento. Amazon punta a consegnare via aria pacchi del peso massimo di 2,3 chili entro un raggio di 20 miglia; anche in questo caso le sperimentazioni sono già state avviate.

TUTTO PRONTO? “RIPARLIAMONE”

Jay Merkle della Faa ha dichiarato allo Uas Symposium che le aziende che propongono il sistema privato di controllo “pensano di poter essere operative in estate”.  Gur Kimchi, vice president di Amazon Prime Air, è stato più cauto: la speranza dell’industria è che gli enti federali preparino autorizzazioni e regole entro il 2019; sul dove e quando della consegna dei pacchi di Amazon via drone si è limitato a rispondere: “Riparliamone l’anno prossimo”. Come a dire, Boeing, GE, Google e Amazon ci mettono i soldi e lo sviluppo tecnologico, ma senza i regolatori non si va avanti. Kimchi ha spiegato che le sfide ingegneristiche non sono difficili da vincere: la tecnologia è praticamente una serie di componenti pronte (off the shelf) da assemblare e – con le giuste autorizzazioni federali – in uno o al massimo due anni l’intero sistema di gestione del traffico aereo con i droni può essere operativo. Sarebbero applicate tecnologie simili a quelle usate dalle auto a guida autonoma, in modo che i droni sappiano seguire la rotta all’interno del sistema UTM; i controllori umani non serviranno.
Oggi sono registrati presso la Faa 1 milione di droni per uso “ricreativo”; i droni commerciali sono circa 70.000, registrati da circa 1.500 piloti professionisti o imprese. Le stime parlano di una crescita esponenziale nei prossimi anni: 29 milioni di droni consumer e 805.000 droni commerciali nel 2021, secondo BI Intelligence.

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