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Ministeriale Esa

Come resiste Arianespace a SpaceX

Che cosa succede ad Arianespace nel confronto con SpaceX? L’approfondimento dell’analista e avvocato Aurelio Giansiracusa, esperto di questioni militari

Nonostante il grande rallentamento negli ordini dei satelliti e l’ascesa inarrestabile della statunitense ‎‎SpaceX‎‎, ‎‎il gruppo europeo Arianespace‎‎ è riuscita a resistere nel 2018.

Certamente, ha lanciato due volte meno rispetto al suo rivale statunitense privato, guidato dal magnate Elon Musk, 11 lanci (sei Ariane 5, Sojuz tre, due Vega) contro i 21 eseguiti dal gruppo californiano. “Ma Ariane 5 lancia due satelliti contemporaneamente, i nostri 11 lanci equivalgono a 15 lanci in concorso,” calcola il ceo di Arianespace Stéphane Israele. Soprattutto sul segmento cruciale dei satelliti geostazionari per telecomunicazioni (i satelliti che orbitano ad una altezza di 36.000 km), Arianespace ha ‎‎battuto il gruppo di Elon Musk, con otto satelliti lanciati‎‎.‎ Sul lato dei lanci di orbita bassa (meno di 2.000 km di altezza) invece si allarga il divario con SpaceX che piazza 10 lanci contro 5 di Arianespace.

Sul suo sito Web, SpaceX offre il lancio del Falcon 9 ai clienti commerciali a 62 milioni di dollari. Questi prezzi così bassi sono possibili grazie al consistente ricarico dei lanci di satelliti militari. Infatti, l’US Air Force paga 96,5 milioni di dollari per il lancio di un satellite GPS nel 2019 (pari al 55% in più rispetto al 2018). Il Ministro della Difesa Francese Florence Parly ha denunciato questa situazione lo scorso dicembre: “alcuni concorrenti cercano di attirare gli europei offrendo loro prezzi bassi, molto bassi perché pagano le proprie istituzioni un prezzo elevato, molto elevato. Non vogliamo essere complici di questo sporco gioco, che in realtà è destinato a farci perdere la nostra autonomia di accesso allo Spazio”. Del resto il mercato militare satellitare statunitense è immenso e permette a SpaceX e a nuovi concorrenti di tenere artificiosamente bassi i prezzi per i lanci commerciali.

‎La battaglia in corso tra i due gruppi divampa sul lato degli ordini. Arianespace indica di essersi aggiudicata 8 dei 13 contratti per i lanci di satelliti geostazionari dal 2013, con una quota di mercato di oltre il 60%. Arianespace prevede un programma di 54 lanci, del valore stimato a 4,2 miliardi di euro: tale programma prevede 18 lanci di Ariane 5, cinque del nuovo Ariane 6, 26 del lanciatore russo Soyuz e 10 con i lanciatori leggeri Vega e Vega-C di Avio.‎

‎12 LANCI PREVISTI NEL 2019‎ A KOUROU

‎Il 2019 si preannuncia piuttosto intenso per lo spazioporto europeo di Kourou della Guyana (CSG): infatti, Arianespace ha annunciato per quest’anno di voler eseguire fino a 12 lanci, compresi cinque Ariane 5, 3 Sojuz e quattro Vega. Un razzo Soyuz dovrebbe portare in orbita il 19 febbraio i 10 primi satelliti della ‎‎costellazione OneWeb, destinata a collegare il mondo in banda larga‎‎. Per quest’anno è previsto anche il lancio di due satelliti spia Falcon Eye degli Emirati Arabi Uniti che saranno immessi in orbita da due lanciatori Vega di Avio. La maggior parte delle missioni sarà composto da satelliti commerciali, con solo due missioni sulle dodici in programma destinate ai clienti istituzionali.‎

‎Il quadro non è positivo per Arianspace; infatti, il ‎‎nuovo lanciatore Ariane 6‎‎, a 18 mesi dal suo volo inaugurale previsto per il mese di luglio del 2020, ha registrato solo cinque contratti di cui tre per la versione light Ariane 62 e due per la versione pesante Ariane 64. Questi cinque contratti non sono sufficienti per stipulare il primo ordine di 14 lanciatori di ArianeGroup, che Arianespace spera di concludere nelle prossime settimane. Arianespace fa filtrare diverse notizie di trattative con i clienti commerciali, che potrebbero portare quest’anno alla stipula di nuovi ordini essenziali per il buon esito del programma relativo al nuovo lanciatore. Operatori globali quali Intelsat, Eutelsat, Inmarsat hanno sottoscritto a fine novembre una lettera di sostegno per Ariane 6, rivolta al responsabile dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Jan Woerner.‎

La battaglia divampa soprattutto nel settore dei lanci in orbita bassa (2.000 km di altezza). Qui SpaceX sta vincendo la battaglia.

‎QUATTRO NUOVI CONTRATTI SI RENDONO NECESSARI

‎Ma Stéphane Israele ceo di Arianespace ripete che i nuovi contratti istituzionali europei sono necessari per il successo tecnico commerciale di Ariane 6. Il gruppo industriale europeo ha già investito 400 milioni di euro nello sviluppo di Ariane 6, assumendo 1.500 persone provenienti in massima parte da Airbus, Safran ed Hercules, ed ha costruito un nuovo stabilimento a Mureaux (Yvelines), dove sarà costruito il corpo principale di Ariane 6.

Arianespace ha calcolato di aver necessità nei prossimi mesi di stipulare quattro nuovi contratti istituzionali europei “ASAP”. Aggiungendo i tre istituzionali contratti già firmati (due lanci di Galileo, satelliti per l’assistenza alla navigazione alternativi e complementari alla rete GPS statunitense e uno per il satellite spia francese CSO-3), il nuovo lanciatore avrebbe un pacchetto di sette lanci istituzionali da eseguire durante il delicato periodo di transizione tra Ariane 5 con gli ultimi esemplari in via di completamento ed il nuovo Ariane 6 (nel periodo 2020-2023).‎

‎Per gli anni successivi, Arianespace auspica un impegno maggiore da parte dei clienti istituzionali europei (Commissione europea, ESA, ASI, Eumetsat, Agenzia Meteo, Stati membri) per coprire cinque lanci di Ariane 6 all’anno, così come tre lanci dal lanciatore Vega-C di Avio. Tale sostegno sarebbe assolutamente sostenibile dal punto di vista finanziario, “Questo ci permetterebbe di combattere ad armi pari, ristabilendo la situazione”, assicura Stéphane Israele.‎

‎PREFERENZA EUROPEA AD ARIANESPACE?‎

‎Infatti, tutti i concorrenti di Arianespace possono contare su massicci ordini istituzionali. Secondo il gruppo europeo, il 75% del portafoglio di SpaceX (in valore) è attualmente costituito da lanci istituzionali e soltanto il 25% da lanci commerciali. Invece, per Arianespace, la proporzione è invertita: i lanci istituzionali coprono solo il 30% mentre il restante 70% è costituito da lanci commerciali. “È essenziale che le istituzioni europee provvedano ad eseguire tutti i loro lanci con vettori europei”, ha concluso Stéphane Israele, ceo di Arianespace.‎

Peraltro, la situazione odierna in Europa è abbastanza eterogenea. Ad esempio i satelliti militari tedeschi con radar ad apertura sintetica SARah saranno posti in orbita quest’anno da un SpaceX Falcon 9. Negli Stati Uniti, una situazione del genere sarebbe impossibile: la legge statunitense prevede che se tutto il satellite è finanziato dal contribuente nazionale, questo deve essere lanciato da un razzo che deve avere più del 51% del valore progettato negli Stati Uniti.

L’USAF ha nuovamente assegnato a metà ottobre 2018 2,2 miliardi di dollari di sovvenzioni alla Blue Origin (società di Jeff Bezos), Northrop Grumman e ULA, joint venture Boeing-Lockheed Martin, per i loro progetti di lanciatori. Anche in Russia e in Cina si affidano al 100% ai vettori nazionali per i lanci istituzionali. L’Europa, invece, ‎‎continua a procrastinare‎‎; un impegno sulla preferenza europea accordato ad Arianespace è stato firmato da ESA, dalla Francia, dalla Germania, dall’Italia, dalla Spagna e dalla Svizzera il passato 25 ottobre 2018. Ma le buone intenzioni ora si devono tradurre in ordini fermi e pagamenti.

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