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Coronavirus

Come Germania e Francia discutono sull’app anti Covid-19

La Germania ha abbandonato per il momento l’approccio centralizzato (Pepp-Pt) preferendo Apple-Google e la Francia deve decidere sull'app di contact tracing anti Covid-19. L'approfondimento di Enrico Martial

Una vera saga: dopo tanto, anche la Germania sta passando al sistema decentrato. Ha mollato il consorzio Pepp-Pt a favore dello schema Google-Apple e del gruppo DP-3T, senza concertarsi per il momento con la Francia, rinunciando quindi all’idea di conservare su un server i dati dei tracciamenti delle persone in contatto con il Covid-19.

Sabato scorso il Fraunhofer Heinrich Hertz Institut (HII) era stato escluso dal progetto nazionale tedesco, secondo quanto riferiva Reuters, mentre domenica, sulle pagine del Welt am Sonntag il ministro della Salute Jens Spahn e il direttore della Cancelleria federale (comparabile al nostro sottosegretario alla presidenza del Consiglio) Helge Braun hanno dichiarato la preferenza del governo per l’approccio decentrato, cioè senza server ma con i dati sui telefoni, per il tracciamento digitale Covid-19.

Il Fraunhofer Institut era stato un motore importante del Consorzio Pepp-PT, che riuniva ricercatori e centri di otto Paesi prima di una specie di urgano intellettuale e politico, seguito alla modifica del sito web consortile sui riferimenti alla privacy e alla natura open source del codice. È stato un momento di lettere di protesta e di abbandoni, per esempio di spagnoli, austriaci e soprattutto svizzeri. Anche l’ISI di Torino si era smarcato, preferendo l’approccio decentrato, così come Bending Spoons, incaricata dal governo italiano per l’App Immuni, come ha raccontato Start.

Il Fraunhofer Institute è rimasto però al lavoro con il partner francese, la partecipata statale per il digitale Inria, con cui ha sviluppato un protocollo, denominato “Robert”, che appunto prevedeva un approccio con un server, pur nel principio rispetto del regolamento Gdpr sulla privacy.

Il dibattito in Francia è anche salito di tono. Per esempio, su le Monde del 26-27 aprile, nei pro e contro sul futuro dell’app Stop-Covid, Thierry Klein, fondatore di Speechi, una soluzione per la formazione in remoto, ha messo in dubbio l’utilità del regolamento Gdpr, un “obbligo assurdo”. Ha sostenuto che il concetto di cittadinanza non è quello di una mal intesa libertà individuale – che sarebbe la libertà di uccidere in questa crisi – ma piuttosto una cittadinanza di appartenenza per cui ogni singolo concorre alla sicurezza generale. Parole forti ma che si sono sentite anche altrove: di passaggio nei molti talk show di questi giorni, in Italia qualcuno ha anche evocato, en passant, la “polizia sanitaria” settecentesca. In Francia, nel grande pubblico, non è comunque molto chiara l’esistenza dei due fronti ben schierati, tra server centrale contro dati decentrati sui telefoni individuali, tra Pepp-Pt e Google-Apple / DP-3T.

Lo è invece tra gli specialisti. Domenica 26 aprile, un gruppo di 471 esperti francesi ha firmato una lettera contro il modello centralizzato Pepp-Pt, dal titolo “Messa in guardia sulle applicazioni di tracciamento”, con l’adesione persino di 77 esperti della stessa Inria, la partecipata francese sul digitale che ha lavorato fianco a fianco con il Fraunhofer Institut producendo il protocollo centralizzato “Robert”. La lettera affronta una serie di casi critici soprattutto dell’approccio centralizzato, ma anche di quello decentrato, denominato DP-3T. Il 18 aprile il protocollo Robert (PEPP-PT) alla base dell’app francese “Stop-Covid” era stato reso noto da Inria, mettendone comunque in evidenza la tutela dei diritti di privacy. Il CNIL, la Commissione nazionale francese per l’informatica e le libertà individuali, aveva espresso le sue riserve il 26 aprile.

Oggi si saprà qualcosa di più. Se l’Italia sembra essersi messa in pausa per capire, se la Germania ha abbandonato per il momento l’approccio centralizzato e il Fraunhofer Institut, bisogna ancora vedere cosa farà la Francia.

Il ministro al digitale, Cédric O, dal cognome così corto, e il primo ministro Edouard Philippe, si troveranno oggi al dibattito parlamentare anche su questa grana, così decisiva per la Fase 2 in tutta Europa.
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