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Startup VENTURE CAPITAL

Che cosa bolle nel pentolone M5S su innovazione e start up. Obiettivo: la Legge di bilancio

Idee, ipotesi e progetti del Movimento 5 Stelle su un fondo pubblico-privato per le start up innovative

Una piattaforma pubblica per sostenere l’innovazione. La vuole lanciare il Movimento 5 Stelle che, come Start Magazine aveva anticipato già alcuni mesi fa, punta a dare una spinta statale agli investimenti nelle imprese digitali.

I fronti su cui si sta lavorando sono due: da un lato quello governativo, dall’altro quello parlamentare, che procedono in parallelo con un obiettivo comune: rendere l’Italia “un paese per start-up”.

LA TEORIA CASALEGGIO SUL VENTURE CAPITAL

Nel M5S su questo tema qualcosa bolle in pentola da mesi. Risale allo scorso aprile il dibattito, che Start Magazine ha contribuito ad avviare, sulle teorie e i propositi di Davide Casaleggio sul venture capital. In uno studio si analizzava l’ecosistema italiano dell’innovazione denunciandone i gravi ritardi rispetto ai mercati americani, inglesi e francesi, dove gli investimenti alle imprese del digitale (anche se è una definizione riduttiva) cubano per cifre anche decuplicate rispetto al Belpaese. Di qui la necessità di promuovere una spinta da parte dello Stato che dia corpo ad una crescita che sin qui è stata troppo lenta.

I FRONTI GOVERNATIVO E PARLAMENTARE

Partiamo col dire che si conoscono gli obiettivi ma filtra pochissimo sul modo per raggiungerli. Luca Carabetta, vicepresidente della commissione attività produttive della Camera in quota 5 Stelle, ha rilasciato da poco un’intervista a startupitalia.it  in cui rivela alcuni dettagli, pur restando molto abbottonato. «Ciò che posso dire è che pensiamo a una piattaforma pubblica per sostenere l’innovazione e che la Commissione attività produttive farà partire a breve un’indagine conoscitiva con una serie di audizioni dedicate ai soggetti legati a venture business per individuare ulteriori soluzioni al problema degli investimenti in capitale di rischio in Italia». E dunque fondi, banche, associazioni di categoria. Parallelamente, il Governo valuta un provvedimento da inserire nella Legge di bilancio.

GLI OBIETTIVI

Il target è costruire una base solida che incentivi gli investimenti nelle imprese innovative. L’obiettivo che ci si è prefissati sono i 3 miliardi di euro, anche se non è ancora stato definito da dove si attingerà per mettere insieme il gruzzolo. «Vogliamo coinvolgere i privati, spingerli a puntare sulle startup  – suggerisce Carabetta – e quindi pensiamo di coinvolgere le casse di previdenza dei professionisti, i fondi pensione, le assicurazioni e gli istituti di credito».

Si sta valutando di far entrare nella partita anche soggetti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti, sul modello francese della BPI, e Carabetta ha lanciato l’ipotesi di utilizzare i fondi europei.

A chi gli agita lo spettro degli aiuti di Stato alle imprese private – una pratica mal digerita da Bruxelles – il grillino replica che la francese Bpi «investe persino nelle singole start-up».

Insomma, si lavora su un sistema misto pubblico-privato. Ma per stimolare l’interesse dei privati occorrono garanzie sugli investimenti. Difficile pensare che le fornisca lo Stato. Carabetta ha smentito che l’intervento pubblico possa ripianare eventuali perdite, sottolineando che «si tratterebbe pur sempre di capitali a rischio».

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