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CASSESE

Cassese stronca Conte e Arcuri: per l’app Immuni serve una legge (non basta un’ordinanza)

Ferve il dibattito sull'app Immuni decisa dal governo con il commissario Arcuri. Il parere del costituzionalista Cassese, i dubbi della maggioranza e la posizione delle opposizioni

“Serve una legge per decisioni del genere”. E ‘quello che ha detto il costituzionalista e giudice emerito della Corte costituzionale, Sabino Cassese, già ministro della Funzione pubblica, sull’ordinanza del commissario all’emergenza Domenico Arcuri sull’app Immuni anti Covid-19 concessa dalla società Bending Spoons ( qui l ‘approfondimento di Start Magazine sui soci anche asiatici della società ).

Cassese – dopo aver già messo a punto le soluzioni normative sull’emergenza sanitaria – si è espresso questa mattina nel corso della trasmissione Omnibus su La7: “Per una decisione così rilevante per la meraviglia che non c’è stata una legge o un atto di un’amministrazione amministrativa . Non basta un’ordinanza “.

ECCO L’ORDINANZA DI ARCURI SULL’APP IMMINU

16 della Costituzione: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare gratuitamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo che la legge stabilita in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. restrizione può essere descritto da ragioni politiche “.

Peraltro sull’ordinanza – con la scelta dell’immunità – non è stata sentita l’autorità garante per la protezione dei dati personali, come sottolineato nei giorni scorsi il Garante Antonello Soro .

Dubbi anche da parte degli esperti e dalla stessa aggiunta di governo oltre alle opposizioni. Ecco tutti i dettagli.

IL COMMENTO DELL’ESPERTO

“Dell’app italiana non sappiamo ancora nulla di ufficiale, mentre una maggiore trasparenza da parte del governo sarebbe auspicabile, perché un sistema per il contatto tracciare per incidere, utilizzare, sulla privacy di tutti noi”. Lo dice Francesco Paolo Micozzi, avvocato e docente di informatica giuridica all’Università degli Studi di Perugia a proposito dell’immunità. ” Con l’app – osserva Micozzi – è come chiedere allo smartphone di ricordare chi hai incontrato nelle due ultime settimane, e non affidarsi solo alla memoria. Ma il primo principio da rispettare è la minimizzazione dei dati, ovvero non fornito più informazioni di quelle strettamente necessarie per un certo scopo. Dunque perché l’app per il tracciamento è necessario anche informazioni come età, sesso,malattie pregresse e altro “. E avverte: ” Se fuoriuscissero dall’ambito per cui sono stati raccolti, usati da utilizzare per le più svariate finalità, anche non perfettamente qualificati, ad esempio, estorsioni ”.

I PROSSIMI PASSI DEL GOVERNO SECONDO IL CORRIERE DELLA SERA

Ecco i prossimi passi che aveva in mente il governo, secondo quanto ha scritto lunedì scorso il Corriere della SeraUn’idea per l’incentivo potrebbe essere quella di lasciare che la possibilità di scaricare l’app, o indossare il braccialetto, resti volontaria. Come del resto già chiarito dal governo. Ma prevediamo per chi sceglierà di non scaricarla, restino delle esigenze nella mobilità. Cosa si intende di preciso con la libertà di movimento resta ancora da chiarire. Non l’obbligo di restare in casa, non sarebbe possibile. Ma ci sarà una stretta sugli spostamenti che invece per tutti gli altri, nella fase 2, saranno consentiti progressivamente. La proposta, ancora in fase di elaborazione, potrebbe essere formalizzata nei prossimi giorni dalla commissione tecnico-scientifica, d’accordo con Domenico Arcuri, il commissario straordinario che ha firmato l’ordinanza proprio per l’applicazione, e d’intesa anche con la task force guidata da Vittorio Colao. “La decisione finale, naturalmente, spetta al governo”.

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IL DIBATTITO POLITICO

Ma non sono mancati dubbi anche all’interno della vittima (in primi di Pd e Italia Viva, in particolare) sulla procedura seguita dal premier e dal commissario Arcuri “Si apre un tema dalla massima delicatezza che intreccia innovazione per questo, richiede un raccordo massimo tra Stato e Regioni “, è stato il ragionamento del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, proprio per rassicurare la procedura e placare gli animi. Parole che arrivano al termine di una giornata segnata dai dubbi sull’effettiva efficacia di Immuni.

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I DUBBI DEL PARTITO DEMOCRATICO

Dubbi che sono arrivati ​​dallo stesso Partito Democratico (significativo in questo senso anche un tweet del deputato Filippo Sensi, già portavoce di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni) che, pur guardando con favore all’utilizzo di Immuni, chiede – come fatto quando il giudizio dell ‘utilizzo dei dispositivi era ancora all’inizio – alcune certezze. Almeno due: una sulla trasparenza dell’iter decisionale e una sulla correzione e chiara l’informazione ai cittadini. La responsabile Innovazione del Pd, Marianna Madia, AVEVAgià sottolineato in un’intervista ad Agi la necessità di un “serio dibattito parlamentare” sugli strumenti tecnologici da mettere in campo prima della Fase 2. Oggi – sottolinea sempre l’agenzia stampa diretta da Mario Sechi – torna sul tema rimarcando che “l’app di contattare il tracciamento è uno strumento utile se inserito in una strategia complessiva a partire da un forte coordinamento con il Sistema Sanitario Nazionale e la strategia sui test. Assumere per prima, per la delicatezza dei temi che si affrontano, procedere con un passaggio parlamentare in linea con le indicazioni del Garante per la privacy e con il quadro europeo “, avverte Madia. Oltre al coinvolgimento del Parlamento, pero ‘, richiede un pieno coinvolgimento dei cittadini, da perseguire attraverso una “comunicazione ordinata e chiara”.

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CHE COSA SI DICE NEL COPASIR

Insomma, “perché questa app è davvero utile ai fini della sorveglianza sanitaria e della prevenzione nei cittadini dobbiamo percepirla affidabile e sicura, mentre la confusione rischia di generare sfiducia e incertezza. Per questa trasparenza e una comunicazione ordinata e chiara ai cittadini”. Una trasparenza che i parlamentari Pd, stando a quanto apprende l’AGI, chiedo sia adottata anche dalla task force messa in campo dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano. “Sarebbe il caso di rendere pubblici i verbali delle sedute di questa commissione”, spiegano fonti dem di Montecitorio. Il Copasir – Comitato parlamentare per l’organizzazione e la sicurezza – si occupa del tema durante la riunione convocata mercoledi ‘. Lo riferisce all’Agi il deputato e componente del Copasir, Enrico Borghi: ” Io ed il collega Zennaro del Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto che venisse inserito in un ordine del giorno nella riunione di mercoledi ‘per approfondire gli aspetti dell’uso dell’app legato al tema della sicurezza nazionale “, spiega Borghi.” La parole dell’ex direttore del Dis, Alessandro Pansa, conferma l’esigenza di una verifica “, aggiunge Borghi per la quale l’app” non deve essere invasiva per la vita dei cittadini, ma deve anche essere una prova di bomba per quello che riguarda la possibilità che i dati personali divengano obiettivi di Paesi stranieri. Il tema sarà perciò vagliato “. utilizzo dell’app legata al tema della sicurezza nazionale “, spiega Borghi.” La parola dell’ex direttore del Dis, Alessandro Pansa, conferma l’esigenza di una verifica “, aggiunge Borghi per la quale l’app” non deve essere invasiva per la vita dei cittadini, ma deve anche essere una prova di bomba per quello che riguarda la possibilità che i dati personali divengano obiettivi dei Paesi stranieri. Il tema sarà perciò vagliato “. utilizzo dell’app legata al tema della sicurezza nazionale “, spiega Borghi.” La parola dell’ex direttore del Dis, Alessandro Pansa, conferma l’esigenza di una verifica “, aggiunge Borghi per la quale l’app” non deve essere invasiva per la vita dei cittadini, ma deve anche essere una prova di bomba per quello che riguarda la possibilità che i dati personali divengano obiettivi dei Paesi stranieri. Il tema sarà perciò vagliato “.

CHE COSA HA DETTO IL GARANTE DELLA PRIVACY

LE PAROLE DI BOCCIA

Anche su questi aspetti ci sono soffermati oggi durante il confronto tra i ministri Boccia e Pisano con i governatori: “La privacy di ogni cittadino italiano sarà rigorosamente rispettata”, ha chiarito Boccia, stando a quanto detto chi era presente all’incontro: ” Non c’è nessuna intenzione di acquisire i dati di geolocalizzazione o di usare il Gps per il tracciamento ma si trova la tecnologia Bluetooth. Il ministro ha infine sottolineato che “Il Parlamento è sovrano” e che “i dati che saranno raccolti non e saranno in mano ai privati ​​ma saranno gestiti dallo Stato e saranno associati a tracciare i contatti degli utenti”.

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I SUBBUGLI DELLE OPPOSIZIONI

Ha commentato Giorgia Meloni: “Tutti sanno che uno dei più grandi affari del nostro tempo sono i dati personali, ed è un bene che in un contesto come quello del Covid-19 i dati sensibili dei cittadini sono tutelati e non entrino in nessun modo nelle disponibilità della società privata. Auspico che almeno su questa materia il Governo provveda subito ad un confronto con il Parlamento “, sottolinea ancora Meloni. “Sulla ‘app Immuni’ sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione dei diritti e dati privati ​​degli Italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa”, ha criticato Matteo Salvini.

L’INCONTRO MAGGIORANZA-OPPOSIZIONI

L’app ‘Immuni’ è utile, ci aiuterà a ‘tracciare’ il contagio da Coronavirus e sarà adottata solo con l’ok del Parlamento, probabilmente con una legge ad hoc. Lo avrebbero assicurato, riferiscono fonti parlamentari del centrodestra, i ministri della Salute, Roberto Speranza e della Pubblica amministrazione, Paola Pisano, durante una video conferenza con i capigruppo dell’opposizione dedicata proprio alla nuova app. Questa legge, avrebbero sottolineato gli esponenti di governo, raccontano all’Adnkronos alcuni presenti alla conference call, prevederà in particolare la volontarietà dell’app e la riservatezza, la tutela della privacy, nonchè l’uso non di tutti i dati dei cittadini. Prima dell’incontro con le opposizioni, Speranza e Pisano sono stati in collegamento con i capigruppo della maggioranza.

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