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Campus Party

Campus Party: scienza e tecnologia per rivoluzionare l’Italia (e non solo)

Alla prima edizione italiana di Campus Party, giovani da tutto il mondo hanno portato la loro idea di innovazione Campus party, la tre giorni di scienza, tecnologia, coding e innovazione, chiude con un successo la sua prima edizione italiana. Edizione che non termina con la chiusura dell’evento: i “campusero” (nickname per i partecipanti a Campus…

Alla prima edizione italiana di Campus Party, giovani da tutto il mondo hanno portato la loro idea di innovazione

Campus party, la tre giorni di scienza, tecnologia, coding e innovazione, chiude con un successo la sua prima edizione italiana. Edizione che non termina con la chiusura dell’evento: i “campusero” (nickname per i partecipanti a Campus Party) sono ancora impegnati in progetti, stage e iniziative nati in quei giorni, magari a seguito di una delle tante hackaton che hanno animato l’edizione Milanese della kermesse.

Cosa è Campus Party

Campus Party è il Festival Internazionale dell’Innovazione, della scienza, della tecnologia e del business. Nato nel 1997 in Spagna, l’appuntamento dedicato ai giovani talenti di tutto il mondo, si svolge in diversi Paesi, tra Europa e America. Quest’anno, in occasione del ventesimo anniversario, ha fatto il proprio debutto in Italia (dal 20 al 23 luglio).

L’evento si è tenuto presso la Fiera Milano Congressi, ed è stato suddiviso in 3 aree: Camping, Arena ed Experience. Ai partecipanti, come da prassi di Campus Party, è stata riservata la possibilità di rimanere a dormire nelle tende. Perchè dormire nelle tende? Naturalmente per poter “autogestire”, nottetempo, tutti gli spazi di Campus Party. Organizzando o improvvisando speach, presentazioni, confronti. Quella dell’attività H24, con le ore notturne lasciate a completa disposizione dei partecipanti è una delle caratteristiche più apprezzate di Campus Party.

Una delle sezioni di maggior impatto è stata la cosidetta “Experience”, dove il visitatore può testare le nuove tecnologie. Visa, che è stata non solo main partner ma una dei partner più attivi della prima edizione italiana, ha svelato, tra le altre innovazioni, il suo “payment ring”, l’innovativo anello per pagamenti contactless.

Nutrita anche la schiera dei relatori che si sono alternati al MiCo. Tra gli altri lo scrittore Roberto Saviano, che ha inaugurato la tre giorni insieme al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il fisico Federico Faggin (inventore del microchip e del touchscreen), il ricercatore britannico Neil Harbisson, il primo uomo a farsi impiantare un microchip nel corpo umano per sentire i colori.

Visa main partner dell’evento

campus-partyVisa ha scelto di supportare l’evento internazionale più esteso al mondo su tecnologia, innovazione, imprenditoria, coding, scienza, creatività ed entertainment, mirato ai giovani talenti dai 18 ai 28 anni, testimoniando la sua strategia di business. Visa non vuole essere soltanto una società di servizi e tecnologie di pagamento ma, a tutti gli effetti, una società tecnologica, leader nell’innovazione dei pagamenti.

Visa ha approfittato della “vetrina” di Campus Party per mettere in mostra le sue ultime tecnologie in campo di pagamenti digitali, ma ha anche gettato il guanto di sfida ai giovani innovatori, attraverso il CPHack Visa, una hackaton dedicato ai pagamenti digitali nel settore del travel.

“Considerato il grande dinamismo del segmento in cui Visa opera, siamo costantemente alla ricerca di nuove idee da valorizzare e progetti da sperimentare, e Campus Party Italia è uno dei modi migliori per collaborare con studenti talentuosi e start-up innovative e produrre nuove idee nel settore dei pagamenti. Siamo entusiasti di partecipare alla prima edizione di questo evento a Milano, dedicato ai giovani innovatori, perché possano condividere con noi le loro idee e potenzialmente portare un contributo per risolvere problemi di business di portata globale.”, ha commentato Davide Steffanini, Direttore Generale di Visa in Italia.

Le Hackaton: il campus che continua

Se campus party è finito, non si è conclusa invece l’esperienza di quanti si sono aggiudicati i premi messi in palio con le hackathon. Campus party è stato, infatti, anche l’appuntamento per CPHack, una gara di innovazione per selezionare le migliori idee e progetti per risolvere problemi reali, migliorando i servizi delle aziende.

Numerosi i player che hanno sfidato i “campusero” sul terreno delle idee. Mentre la Regione Lombardia è a caccia di idee per intervenire sui servizi digitali del sistema sanitario, A2A chiede di immaginare (e di progettare) i servizi della città del futuro. L’operatore turistico Amadeus mette sul piatto 2.500 euro per immaginare un “bot” in grado di anticipare le richieste dei clienti.

Visa, invece, ha messo a disposizione ben 20.000 euro per immaginare nuove soluzioni per esperienze di viaggio senza contanti, dalle trasferte per lavoro alle vacanze o altre tipologie di spostamento, in Italia e all’estero. Le idee dovrebbero portare alla creazione di prototipi utilizzando le API di Visa o sfruttando altre tecnologie mobili, ma non solo.

Chiesi ha chiesto di immaginare un sistema di assistenza sanitaria che utilizzi la tecnologia per ottimizzare e facilitare la relazione medico-paziente, al fine di migliorare la qualità di vita del paziente e di chi si prende cura di lui (caregivers) e di massimizzare gli sforzi del Sistema Sanitario Nazional in termini di organizzazione, costi sanitari e spesa farmaceutica.

L’edizione italiana e i cyborg

campus-party-675L’edizione italiana verrà forse ricordata anche per la presenza di “cyborg”. Protagonista sul palco di Campus Party è infatti stato Neil Harbisson, il primo uomo bionico. Una forma particolare di daltonismo gli impedisce di vedere qualsiasi colore, così Harbisson ha deciso di impiantarsi un chip sottocutaneo che gli permetta di “sentire” i colori.

“Ero molto incuriosito. Sentivo parlare dei colori ovunque ma non sapevo cosa fossero. Nel 2003 ho creato quindi una webcam che riusciva a raccogliere le frequenze della luce. E trasformarle in suono”, ha raccontato Neil Harbisson sul palco di Campus Party. L’antenna posizionata sul cranio (e dotata di telecamera) dunque, raccoglie le frequenze dei colori che incontra e poi li trasmette al cervello a cui è collegata sotto forma di vibrazioni. Che poi si traducono in suoni.

“Non volevo indossare della tecnologia, volevo diventare tecnologia. Mi sono rivolto a un comitato etico e hanno rifiutato la mia richiesta di impiantare un’antenna nel cranio. Ho dovuto quindi cercare un medico che, coperto dall’anonimato, accettasse di fare l’operazione”, ha continuato Harbisson, che alla fine ha potuto inserito nella sua testa anche un microchip e una connessione internet: “le persone da tutto il mondo possono inviarmi immagini in streaming”.

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