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Banda Ultralarga

Banda ultralarga, perchè Telecom dice addio alle gare Infratel

Telecom non presenta l’offerta per partecipare al secondo bando Infratel per la realizzazione della rete a banda ultralarga nelle zone a fallimento di mercato. Proviamo a capire il perchè e quali saranno le prossime mosse dell’azienda di telefonia   Telecom si arrende. La società di telefonia ha scelto di non partecipare alla seconda gara Infratel…

Telecom non presenta l’offerta per partecipare al secondo bando Infratel per la realizzazione della rete a banda ultralarga nelle zone a fallimento di mercato. Proviamo a capire il perchè e quali saranno le prossime mosse dell’azienda di telefonia

 

Telecom si arrende. La società di telefonia ha scelto di non partecipare alla seconda gara Infratel per la realizzazione della rete a banda ultralarga: alla scadenza per la presentazione delle offerte, l’azienda guidata da Flavio Cattaneo non ha fatto pervenire la propria documentazione. Approfondiamo.

La decisione di Telecom

Il 20 febbraio 2017, alle ore 13.00, scadeva il tempo per la presentazione delle offerte per partecipare alla seconda gara Infratel da 1,2 miliardi per la realizzazione delle reti ultrabroadband nelle aree bianche di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia di Trento. Obiettivo cablare 3.710 comuni.

Telecom aveva superato la preselezione iniziale, ma alla fine ha deciso non presentare alcuna offerta. Proprio come aveva già deciso Fastweb.

Perchè Telecom rinuncia ai bandi Infratel?

TelecomA dire la verità, la decisione di Telecom non stupisce per niente, visto quanto successo con il primo bando Infratel, vinto con numerosi punti di scarto da OpenFiber, l’azienda di Ene e di Cassa Deposi e Prestiti, che si è aggiudicata la realizzazione della rete a banda ultralarga nelle aree a successo di mercato. Con grande probabilità, OpenFiber avrebbe vinto anche la seconda gara per la realizzazione della banda ultralarga.

Ma a frenare Telecom sono anche i contenziosi nati intorno alla faccenda, sia quelli per impugnare la prima gara Infratel, sia quelli per ricorrere contro la seconda gara, anche in mancanza di assegnazione.

Banda UltraLarga: Telecom procede per la sua strada

La rinuncia a partecipare ai Bandi Infratel non si traduce in un cambio di piani per Telecom Italia. L’azienda, infatti, ha comunicato che “le risultanze della gara (Infratel. ndr) non avranno per la società alcun impatto gestionale, strategico e di posizionamento di mercato”. “La scelta della società è coerente con quanto già comunicato a suo tempo al Ministero dello Sviluppo Economico e a Infratel”, aggiunge Telecom.

Dunque l’azienda di telefonia italiana continuerà a lavorare per cablare l’Italia, autonomamente. Sono 5 i miliardi destinati all’ultrabroadband all’interno del busoness plan della società. Tim punta a raggiungere oltre il 99% della popolazione con il 4G e il 95% della popolazione con la fibra ottica.

Banda ultralarga: il primo Bando Infratel

Il primo bando Infratel, quello che riguarda 5 lotti corrispondenti a Abruzzo, Molise, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ha già ottenuto una sua assegnazione. Sarà Open Fiber a portare la banda ultralarga in quelle zone. La società di Enel, infatti, si è classificata prima in tutti e cinque i lotti del primo bando di gara da 1,4 miliardi per la realizzazione della rete in fibra ottica nelle zone a fallimento di mercato.

OpenFiber ha ottenuto un punteggio altissimo in tutte le gare, distanziando di tanto, sia sul fronte dell’offerta economica sia di quella tecnica, i concorrenti, Telecom fra tutti.

Ma i lavori non possono partire. Telecom infatto ha impugnato la decisione, contestando al Tar le linee guida per le future tariffe all’ingrosso. Il Tribunale si esprimerà in merito tra fine febbraio e inizio marzo. Ma proviamo a capire meglio.

banda ultra larga fibraL’operatore vincente, OpenFiber, in questo caso, è tenuto a noleggiare agli altri i servizi fibra, lasciando allo Stato la proprietà della Rete. Le norme AGCOM prevedono criteri di tariffazione adeguati per incentivare lo sviluppo, ma Telecom sostiene che i prezzi dovrebbero essere replicabili da ogni operatore, per non attivare dinamiche anticoncorrenziali.
Anche Fastweb contesta il primo bando Infratel, non contendo dei requisiti per le pre-qualifiche. Anche in questo caso, il TAR dovrebbe pronunciarsi nelle prossime settimane.

Il secondo Bando Infratel

Come dicevamo, non c’è stata ancora alcuna aggiudicazione del secondo bando Infratel, per portare la fibra in Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e provincia di Trento.

Telecom Italia, Open Fiber , Fastweb ed e-Via hanno superato la prima fase. Acea si è pre qualificata nei lottti Marche, Umbria e Lazio (dove si era candidata), ed Estra punta a Marche e Umbria. Telecom e Fastweb, però, hanno deciso di non presentare alcuna offerta, lasciando campo libero ad OpenFiber.

Banda larga: la fotografia dell’Italia

Mentre tutti parlano di banda ultralarga, l’Italia deve fare i conti ancora con il piano banda larga. Attualmente, secondo i dati di Infratel, la società che il ministero dello Sviluppo economico ha creato appositamente per spingere il cablaggio della penisola, in Italia solo il 24,4% delle abitazioni sono collegate con fibra all’armadio, contro il 68% della media europea. Invece, la fibra fino a casa arriva al 10,1% delle abitazioni, contro il 18,7% della media europea.

C’è comunque una buona notizia in fatto di digitale. Fortunatamente nel Bel Paese c’è stato l’abbattimento del divario digitale: “la percentuale degli esclusi dall’accesso alle tecnologie dell’informazione” è diminuita dal 15% del 2005 all’1,03% del 2016.
C’è poi da dire che nei 12 mesi appena passati, le compagnie di telecomunicazioni hanno portato la fibra in 482 nuovi comuni, offrendo connessioni a 30 megabit al secondo.

Ben 657 sono invece i comuni raggiunti dalle reti della banda ultralarga, per un totale di 1.139 nuovi comuni connessi.

Ritardo all’italiana

Il piano banda larga “avrebbe dovuto essere realizzato, orientativamente, nel triennio 2011-2013”, ha denunciato la Corte dei Conti. Colpa dei contenziosi e della burocrazia.

Solitamente chi non vince la gara, presenta ricorso, portando Infratel in tribunale. E anche se la società pubblica ha sempre avuto ragione, i ricorsi hanno rallentato i lavori.

fibraA frenare lo sviluppo della banda larga è stata anche la troppa burocrazia: i permessi per costruire la rete in fibra arrivano con cinque-sei mesi di ritardo.

“Nel 2011 il tempo medio di rilascio di tali permessi è stato di 162 giorni; nel 2012 di 163; nel 2013 di 123 e nel 2014 di 143, nel 2015 di 94 e nel 2016 di 69”, denuncia la Corte dei conti. “Presso l’Anas sono pendenti 120 richieste in attesa di autorizzazione”, esplicita la Corte dei conti.

Serve “mettere in atto ogni opportuna misura per stimolare sia gli enti proprietari sia le imprese, tenute, per contratto, a curare le richieste dei permessi, affinché siano ridotti i relativi tempi”, sostiene la Corte dei Conti.

La Banda ultralarga aumenterà la produttività

Se è vero che non si sa ancora quando l’Italia potrà vantare una connessione internet davvero veloce, è vero che già si conoscono i benefici. A dirci cosa guadagnerebbero anche le piccole imprese grazie all’installazione della banda ultralarga è un documento redatto dall’Istat, “Valutazione della relazione tra l’uso di Ict da parte delle microimprese, copertura a banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato e performance aziendale”, in cui si prendono in esame 250mila imprese fra 3 e 9 addetti.

In tutti i domini considerati si avrebbe un aumento di produttività variabile dal 7% fino al 23% del valore aggiunto delle aree bianche/bianche dirette calcolato in assenza di investimenti e pari al 13% per il complesso di tutte le aree bianche italiane considerate”, si legge nel documento. A conti fatti, la produttività aumenterebbe di circa 4.900 euro per addetto. È bene specificare che le aree bianche sono quelle considerate a fallimento, in cui è necessario l’intervento pubblico per garantire la copertura del servizio a banda ultralarga.

Se diamo uno sguardo a livello territoriale, i benefici più grandi si avrebbero per le imprese del Nord-Ovest, con un aumento di valore aggiunto del 14%. Seguono, secondo il rapporto dell’Istat, le imprese del Nord-est e del Centro, con un valore aggiunto superiore del 12%. Il Sud e le Isole, invece, avrebbero benefici più limitati, con un valore aggiunto del 9%.

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