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Tempest

Leonardo-Finmeccanica, Bae, Mbda. Ci sarà anche la Svezia nel programma britannico Tempest per il caccia di sesta generazione

Atteso al Riat della prossima settimana l'annuncio dell'ingresso svedese nel programma Tempest. La battaglia per la supremazia tra il caccia britannico e l'equivalente franco-tedesco è iniziata. Il ruolo di Leonardo-Finmeccanica e i traccheggiamenti del governo italiano

La Svezia è pronta a unire le forze con la Gran Bretagna. Secondo le indiscrezioni di media britannici, l’adesione svedese al programma Tempest dovrebbe essere annunciata all’Airshow Royal International Air Tattoo (Riat) al via il prossimo 19 luglio a Fairford.

IL CACCIA DI 6° GENERAZIONE

Nel 2018 la Gran Bretagna ha acceso i motori per il progetto Tempest: la realizzazione di un caccia multiruolo di sesta generazione, primo aereo da combattimento stealth europeo. Come ha sottolineato l’analista Arcangelo Milito su Start Magazine, il velivolo dovrebbe sostituire tutti i Tornado esistenti e quindi il già collaudato Eurofighter “Typhoon” entro il 2035, integrandosi con l’F-35.

SAAB SALE A BORDO

Con l’ingresso del governo di Stoccolma nel programma britannico, sarà senz’altro coinvolto Saab, principale contraente della difesa svedese. Secondo gli addetti ai lavori assicurare la Svezia come partner rinvigorirà ulteriormente il progetto, dal momento che  gli svedesi porteranno competitività dei costi e un importante bagaglio di competenze industriali.

Come ha rimarcato di recente Pietro Batacchi, direttore di Rid, “Saab porterebbe nell’iniziativa la propria storica esperienza con i caccia leggeri, ma anche una serie non trascurabile di competenze in campo avionico. Senz’altro ci sarà molto da lavorare sui requisiti, ricordando, appunto, la tradizione costruttiva svedese per caccia leggeri, capaci pure di operare da tronchi autostradali, e pure sull’export, con la legislazione in materia del Paese scandinavo molto più restrittiva”.

LE INDUSTRIE COINVOLTE

Il programma Tempest è sviluppato da BAE Systems, un consorzio che include Rolls-Royce, Mbda e la divisione britannica di Leonardo (ex Finmeccanica).

COMPETIZIONE CON IL FCAS FRANCO-TEDESCO

Il programma britannico sarà in competizione con l’iniziativa del Fcas (Future Combat Air System) franco-tedesco, guidata da Airbus e dalla francese Dassault. A febbraio al programma si è aggiunta anche la Spagna. Il consorzio franco-tedesco punta a consegnare i primi prototipi e a iniziare i voli di prova entro il 2026.

CRUCIALE PARTNER EUROPEO

Nel luglio 2018 il governo britannico ha annunciato un investimento iniziale di 2 miliardi di sterline nel progetto, che è stimato essere solo un terzo del capitale necessario. Il ministero della Difesa non ha nascosto la necessità di partner internazionali al progetto. Proprio per questo oltre alla Svezia, Londra guarda anche a Giappone, Turchia e Italia.

L’INDECISIONE DELL’ITALIA

E proprio la decisione del dicastero della Difesa italiano che militari e addetti ai lavori stanno aspettando. Nelle ultime settimane think tank, addetti ai lavori e aziende del settore (a partire da Leonardo-Finmeccanica) stanno chiedendo più o meno esplicitamente al governo gialloverde di decidere sulla prossima generazione di velivoli da combattimento tra il progetto made in Uk e quello franco-tedesco.

Ad aprile il Capo di Stato maggiore dell’AM italiana, Gen Alberto Rosso ha ribadito nel corso di un’intervista l’importanza per l’Aeronautica di partecipare all’impresa del nuovo caccia europeo. Se optare per il Tempest o per il programma franco-tedesco è questione che spetta alla politica.

IL PRESSING DI LEONARDO

Stesso invito a decidere presto è arrivato anche dall’industria. L’Italia “salga a bordo del progetto in quanto Paese” è l’auspicio dell’ad di Leonardo (ex Finmeccanica) Alessandro Profumo, nel corso di un briefing con la stampa prima del Salone Le Bourget.

“Il tempo passa”, ha sottolineato Profumo, ricordando come Leonardo sia già coinvolta nel programma Tempest.

RITORNI ECONOMICI IN GIOCO

L’indecisione del ministero retto da Elisabetta Trenta mette a rischio anche i 7.000 posti di lavoro di Leonardo in Gran Bretagna e le notevoli ricadute del “Tempest” in ambito tecnologico e strategico.

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