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Psd2, ecco come Nexi, Crif, Sia, Yolt, Fabrick, Cabel e Cedacri si faranno la guerra nell’open banking

Bankitalia ha chiesto ai singoli istituti di essere pronti al collaudo delle Api entro il 14 marzo per poi arrivare al 14 settembre a gestire le richieste dei nuovi soggetti pronti a entrare in campo, in particolare le Fintech ma in prospettiva anche i Gafa (Google, Apple, Facebook e Amazon)

A distanza di poco più di un anno dall’entrata in vigore della Psd2 (era il 13 gennaio 2018), che di fatto ha rivoluzionato il mercato dei pagamenti, in particolare il consuming banking, Banca d’Italia ha deciso di accelerare il processo “competitivo” che ruota attorno alla direttiva Ue per dare concreta attuazione a una delle maggiori novità del settore degli ultimi anni. Competizione che si gioca anche sul piano delle piattaforme: se da un lato è presente Cbi Globe, la soluzione di open banking collaborativa paneuropea ideata dal consorzio Cbi, con Abi e Nexi, dall’altra sono attive anche aziende di settore come CRIF, Auriga, SIA, Yolt, Fabrick, Cabel e Cedacri.

CHE COSA BANKITALIA HA DETTO AGLI INTERMEDIARI FINANZIARI PER ATTUARE LA DIRETTIVA PSD2

COSA DICE LA PSD2

A livello bancario la novità più importante che porta con sé la Psd2 è l’apertura delle cosiddette Api (“Application programming interfaces”) di esposizione e accesso alle informazioni bancarie. Questo aspetto favorisce, infatti, la creazione di nuovi player in grado di sfruttarne il valore, anche in campi diversi da quello strettamente bancario. Si tratta, in particolare, dei nuovi intermediari dei dati, gli Aisp (“Account information service provider”) che potranno estrarre i dati del conto del cliente per sviluppare nuovi servizi, come quello del profilo di rischio o del merito di credito. E dei Pisp (“Payment initiation service provider”) che avranno il diritto di dare inizio al processo di pagamento verso qualsiasi beneficiario addebitando direttamente sul conto corrente del cliente. I primi da trarne profitto saranno naturalmente le aziende Fintech. Per i consumatori la Psd2 consente, invece, un taglio degli extra-costi nelle transazioni con carte di credito o di debito, sia online sia nei negozi. Per l’Italia il governo ha deciso che per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata “la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa”. Mentre per le operazioni tramite carta di credito “la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione”.

L’ACCELERAZIONE DI BANKITALIA

Proprio per facilitare un più rapido transito verso le nuove procedure europee, Bankitalia ha chiesto ai singoli istituti, con un documento posto in consultazione, di anticipare le loro intenzioni sulle soluzioni scelte per venire incontro alla Psd2 e garantire che entro il 14 marzo le banche siano pronte al collaudo dello Api per poi arrivare al 14 settembre a gestire le richieste dei nuovi soggetti pronti a entrare in campo, in particolare le Fintech (qui il documento di Bankitalia).

CHE COSA BANKITALIA HA DETTO AGLI INTERMEDIARI FINANZIARI PER ATTUARE LA DIRETTIVA PSD2

ENTRO IL 14 SETTEMBRE 2019 OBBLIGO DI UN’INTERFACCIA DI ACCESSO AGLI INTERMEDIARI

Come si legge nel documento predisposto da Bankitalia, infatti, “in attuazione della PSD2, la Commissione europea ha adottato il Regolamento Delegato (UE) n. 2018/ 389 che contiene le norme tecniche di regolamentazione per l’autenticazione forte del cliente e gli standard aperti di comunicazione comuni e sicuri”. In base al Regolamento “i prestatori di servizi di pagamento di radicamento di conti di pagamento” cioè gli Account Servicing Payment Service Providers devono predisporre, “entro il 14 settembre 2019, un’interfaccia di accesso per consentire agli intermediari che prestano servizi di disposizione degli ordini di pagamento e /o di informazione sui conti nonché ai prestatori di servizi di pagamento che emettono strumenti di pagamento basati su carta” le cosiddette “third party providers” o “TPPs” di svolgere la propria attività. Questo obbligo è volto a garantire un canale sicuro di autenticazione e comunicazione tra l’ASPSPs e i TPPs “e può essere alternativamente soddisfatto attraverso: i) la realizzazione ex novo di un’interfaccia dedicata all’accesso dei TPPs (Opzione 1); ovvero ii) l’adattamento del l’interfaccia utilizzata dall’ASPSP per l’autenticazione e la comunicazione con i propri clienti (Opzione 2)”.

CHE COSA BANKITALIA HA DETTO AGLI INTERMEDIARI FINANZIARI PER ATTUARE LA DIRETTIVA PSD2

LA SOLUZIONE CBI GLOBE

In questo ambito emerge come soluzione per la compliance, la piattaforma Cbi Globe, la soluzione di open banking collaborativa paneuropea ideata dal consorzio Cbi, promosso da Abi, e Nexi che secondo quanto riferito da Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio Cbi sul Sole 24 Ore, dovrebbe raggiungere un’adesione “di oltre il 65% del mercato”. Ad oggi hanno aderito alla piattaforma una decina tra i maggiori gruppi bancari nazionali, oltre a Poste Pay, il “ramo” bancario di Poste italiane come chiarito anche da Bankitalia nella sua comunicazione. Ultima in ordine di tempo a entrare nel Consorzio, il gruppo Credit Agricole Italia che ha sottoscritto la sua partecipazione a metà dicembre. La piattaforma CBI GLOBE – Global Open Banking Ecosystem, secondo i promotori, “permetterà al settore bancario un risparmio complessivo stimato per l’intera industria bancaria fino a 185 milioni di euro, pari a circa il 40% rispetto all’investimento complessivo altrimenti a carico del settore per l’adeguamento tecnico dei sistemi”. Il Consorzio Cbi offre, di fatto, le “Api obbligatorie e gli strumenti necessari per abilitare lo scambio di informazioni e pagamenti con le terze parti, garantendo allo stesso tempo un adeguato livello di protezione dei consumatori. Abilitando in prospettiva la creazione di servizi a valore aggiunto”, sottolinea il Sole 24 Ore. Occorre rammentare, infine che all’interno del Consorzio sono presenti in tutto 434 istituti bancari (qui l’elenco dei consorziati aggiornato al 17 dicembre 2018).

MOLTA CONCORRENZA NEL SETTORE

Cbi Globe non è però l’unica soluzione presente sul mercato. Il Consorzio si troverà di fronte altri player del mercato pronti a darsi battaglia nel settore open banking, a cominciare da CRIF che – a dicembre – ha annunciato l’acquisizione della Credit Data Research Realtime Holding Ltd, tra le prime in Europa ad essere stata riconosciuta dalla Financial Conduct Authority come Account Information Service Provider (AISP). In questo modo CRIF è diventata il primo player nel settore della credit information registrato come AISP in 21 Paesi europei. E grazie alla licenza di CDR Realtime Holding per l’open banking, può offrire un’ampia gamma di servizi per lo scambio di dati e informazioni relativi ai pagamenti nel credito retail tra privati/imprese e operatori, migliorando così la trasparenza nei rapporti sia con partner commerciali che con consumatori. Anche Auriga ha deciso di arricchire la propria suite WinWebServer (WWS) con il rilascio di un nuovo modulo applicativo, WWS Open API, uno strumento che permette alle Banche di assolvere agli obblighi previsti dalla normativa PSD2, e a terze Parti (TPP) una più facile interconnessione tramite l’esposizione di una serie di API che abilitano le funzionalità richieste dalla normativa.

LE MOSSE DI SIA

Stesso discorso per SIA che ha lanciato nei mesi scorsi una nuova piattaforma digitale di “Open Banking” che consente a banche, fintech, corporate, PMI e Pubbliche Amministrazioni italiane ed europee di promuovere e accelerare la realizzazione di servizi di pagamento innovativi, derivanti dall’introduzione della Payment Services Directive 2 per cogliere nuove opportunità di business oltre a garantire la compliance alla normativa.

IL CASO YOLT

Un altro esempio è Yolt di Ing, una piattaforma che sfruttando le nuove opportunità offerte dalla PSD2 e i principi dell’open banking, consente di gestire in modalità “all-in-one” tutti i propri conti e le proprie carte, consentendo all’utente una vista unificata e coerente sulla gestione delle proprie finanze. Al momento Yolt può associare più di 26 banche e carte di credito e altre arriveranno mano a mano che la presenza della piattaforma si rafforzerà anche sul nostro mercato nazionale.

L’ESEMPIO DI FABRICK

Poi c’è Fabrick, la piattaforma che punta ad aggregare attorno a sé e alla piattaforma Open Banking tutti gli attori che si muovono nell’industry, garantendo ai clienti l’accesso ad un ambiente in cui è possibile realizzare concretamente l’integrazione tra sistemi e servizi diversi per definire così nuove strategie e modelli di business.

GLI ALTRI PRETENDENTI

Infine tra gli altri “sfidanti” presenti sul mercato italiano sono ad annoverare Oracle FlexCube, uno dei sistemi informativi bancari ad oggi più utilizzato al mondo – adottato da 600 banche in 142 Paesi gestisce i conti del 10% della popolazione mondiale – la cui versione italiana è stata implementata da Cabel, ict service provider con base ad Empoli, e testata da maggio in Italia da Invest Banca, e il Gruppo Cedacri, focalizzato sullo sviluppo di soluzioni di outsourcing, occupa una posizione di leadership nel mercato garantita da più di 150 clienti tra banche, istituzioni finanziarie, e aziende industriali, alle quali è in grado di fornire una gamma completa e integrata di servizi.

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