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Nexi

Bassilichi, Oasi e quotazione. Che cosa sta succedendo a Nexi

Tutti in dossier in cantiere per Nexi. Fatti, numeri, indiscrezioni e scenari

Dal dossier Bassilichi alla vendita di Oasi, passando per il progetto quotazione, le voglie dei fondi azionisti americani e lo scenario Sia-Nexi.

Ecco tutti i dettagli dei piani in casa di Nexi, la PayTech che costruisce il futuro dei pagamenti digitali in Italia.

COME PROCEDE LA VENDITA DI OASI

Si profila un testa a testa per l’acquisizione di Oasi, la controllata del gruppo Nexi che si occupa di sviluppare soluzioni per la compliance bancaria. Malgrado sembrasse ormai fatta per Cedacri, l’operatore italiano nel settore dei servizi di IT outsourcing per banche e istituzioni finanziarie, negli ultimi giorni pare sia rientrata in pista anche una delle principali agenzie di rating europee e information provider del mercato italiano, Cerved, secondo quanto ha scritto nei giorni scorsi MF-Milano Finanza.

I NUMERI DI OASI

La sfida per Oasi si gioca su un controvalore complessivo di 160-170 milioni e rappresenta per Nexi un passo in avanti verso la mission decisa dai vertici di focalizzarsi sul core business principale dopo il via libera di Bankitalia e Bce alla riorganizzazione societaria con la separazione delle attività bancarie (ora in Depobank) da quelle di gestione dei pagamenti, ha aggiunto il quotidiano del gruppo Class.

ECCO I CONTI DI OASI

Il patrimonio netto al 31 dicembre 2017 ammonta a oltre 14,6 milioni di euro, in diminuzione di 1,2 milioni rispetto all’anno precedente dovuto principalmente al “minor risultato netto positivo dell’esercizio precedente ed alla distribuzione del dividendo per oltre 2,3 milioni di euro”, si legge nell’ultimo prospetto di bilancio. Risultato netto che nel 2017 ha registrato un ammontare di 1,5 milioni di euro di utile contro i 2,7 del 2016.

IL CASO BASSILICHI

Intanto si è aperto un altro fronte – indiretto – che ruota attorno a Bassilichi (che ha registrato una perdita di 80 milioni di euro nel 2017), controllata da Nexi e uno dei principali operatori nel mercato dei payments, B2B (banche, aziende e pubblica amministrazione) e Merchant (B2M), che per qualche mese è stata sotto la lente del ministero dello Sviluppo economico per il trasferimento ex art 47 dei rami d’azienda dell’Interaction Center di Bassilichi e di Consorzio Triveneto in PayCare”.

I TIMORI DEL SINDACO DI SIENA

Proprio PayCare potrebbe essere nuovamente ceduta a distanza di pochi mesi, sollevando preoccupazione da parte di politica e sindacati. Il sindaco di Siena Luigi De Mossi qualche giorno fa si è detto allarmato per quanto sta accadendo attorno all’ex società di Bassilichi: “La società Paycare, nata dalla riorganizzazione di Bassichili/Nexi, sta operando per cedere il 100% della proprietà ad altra società di cui non si conoscono né il piano industriale né la consistenza patrimoniale ma soprattutto, quali garanzie occupazionali intende concedere per tutelare i lavoratori che da troppo tempo vivono nell’incertezza e con grandi preoccupazioni il loro futuro”.

LE PREOCCUPAZIONI DEI SINDACATI

Anche i sindacati della Fiom-Cgil di Firenze hanno ricordato qualche giorno fa che il 100% del capitale di PayCare sarà ceduta in tempi brevi malgrado, hanno ricordato le parti sociali “durante la vertenze Bassilichi-Cosorzio Triveneto (gruppo Nexi) chiusa solo pochi mesi fa, si era sempre parlato di ricerca di un partner e mai di cessione dell’intera proprietà”. Tanto che i sindacati – che hanno dichiarato lo stop di straordinari e reperibilità e 24 ore di sciopero nei giorni scorsi – hanno richiesto un incontro urgente alle istituzioni locali e al ministero dello Sviluppo economico “preoccupati” di quanto sta accadendo: PayCare conta infatti oltre 200 dipendente in tutta Italia.

CHE COSA DICE E FA SIA SU BASSILICHI

Dal gruppo Nexi trapela che Bassilichi sarebbe stata integrata nel gruppo, comunque alla fine dello scorso anno Tas ha perfezionato l’acquisizione della quota detenuta dal gruppo Nexi — pari all’80% — nella controllata serba di Bassilichi.

COSA SI AGITA SULLA FUSIONE NEXI-SIA

Non sono le uniche preoccupazioni in casa Nexi, dove i fondi azionisti puntano –  ha scritto giorni fa Manuel Follis di Mf/Milano Finanza – “ad abbassare il debito della società veicolo Mercury tramite la quale i fondi controllano la stessa Nexi. Una scelta dettata anche dalla mancata Ipo di Nexi”. Che continua a slittare. Infatti, si dice in ambienti borsistici, la società guidata da Bertoluzzo ha compiuto pochi, o nulli, passi finora per avviare davvero la pratica.

LE SPINTE DEI SOCI AMERICANI DI NEXI

Per questo secondo molti addetti ai lavori in Nexi c’è chi spinge sulla fusione con Sia? Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine nei giorni scorsi in ambienti milanesi, il progetto Nexi-Sia rientrerebbe negli auspici in particolare del fondi americani Bain e Advent che avevano sondato già altri gruppi – nordamericani e asiatici – per vendere le quote di Nexi.

I RUMORS SUI DUBBI DELLE BANCHE AZIONISTE DI SIA

Ma in casa di Sia, le banche azioniste hanno fatto pervenire su questo scenario perplessità e rilievi al governo (perché perno della fusione Sia-Nexi dovrebbe essere la Cdp controllata dal Tesoro) sullo scenario Sia-Nexi.

 

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