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Fintech

Il Fintech spinge i pagamenti transfrontalieri

Per il vicedirettore del Dipartimenti dei mercati monetari e dei capitali del Fondo monetario internazionale (Fmi) Dong He per rendere le cose almeno un po’ più fluide abbiamo bisogno di dialogo: tra decisori politici, investitori, società di servizi finanziari e paesi Con l’accelerazione delle innovazioni nel settore Fintech, “i confini tra intermediari, mercati e nuovi…

Per il vicedirettore del Dipartimenti dei mercati monetari e dei capitali del Fondo monetario internazionale (Fmi) Dong He per rendere le cose almeno un po’ più fluide abbiamo bisogno di dialogo: tra decisori politici, investitori, società di servizi finanziari e paesi

Con l’accelerazione delle innovazioni nel settore Fintech, “i confini tra intermediari, mercati e nuovi fornitori di servizi si confondono”. Le barriere all’ingresso “stanno cambiando, in alcuni casi diminuendo, in altri aumentando, soprattutto” nei casi in cui proliferano “grandi reti chiuse che riducono le opportunità di concorrenza”. In questo contesto “la fiducia rimane essenziale. La tecnologia ha in sé la promessa di migliorare i pagamenti transfrontalieri, offrendo anche servizi migliori e meno costosi, riducendo i costi di compliance contro il riciclaggio e finanziamento al terrorismo”. È quanto sostenuto dal vicedirettore del Dipartimenti dei mercati monetari e dei capitali del Fondo monetario internazionale (Fmi) Dong He nel corso del Central Bank Summit tenutosi alla Carnegie Hall di New York. Per Dong He il mondo bancario e finanziario “ha la capacità di plasmare un futuro tecnologico ed economico in grado di funzionare per tutti. Ma ha anche la responsabilità di farlo funzionare, adottando le politiche giuste”, ha detto ricordando alcune dichiarazioni del direttore generale del Fmi Christine Lagarde alla Banca d’Inghilterra il mese scorso.

fintechDa un punto di vista generale, ha sottolineato il rappresentante del Fmi, “la tecnologia può influenzare gli attributi dei nuovi servizi come ad esempio, velocità, sicurezza, affidabilità e organizzazione della struttura di mercato dei fornitori. Ma anche promuovere lo sviluppo e l’adozione di nuovi servizi, specialmente quando sono mirati ai bisogni insoddisfatti degli utenti. Quanto più gravi sono le carenze, tanto maggiori sono gli incentivi per le imprese a migliorarli, e di conseguenza maggiore è la rapidità con cui gli utenti li adottano”. Inoltre, la tecnologia può incidere sulla struttura del mercato dei fornitori di servizi, sicuramente “aumentando i profitti e l’efficienza dei soggetti affermati” ma potrebbe avere “anche ripercussioni più profonde”.

“La tecnologia può alterare le imperfezioni del mercato che sono alla base della necessità di intermediari affidabili – ha precisato Dong He -. Può ridurre l’asimmetria informativa, facilitare la corrispondenza tra le parti di un’operazione e ridurre i costi di transazione. Può anche incidere sugli incentivi all’integrazione orizzontale o verticale degli intermediari per esempio offrendo molteplici servizi agli utenti finali, come nel caso di una banca universale, o acquisire fornitori a monte. Infine, la tecnologia può alterare le barriere all’ingresso sul mercato di nuovi intermediari per competere con gli operatori storici”.

Il panorama attuale e futuro dei pagamenti transfrontalieri

“Il settore dei pagamenti transfrontalieri è particolarmente propizio al cambiamento e potrebbe beneficiare delle nuove tecnologie – ha rilevato il responsabile del Fondo monetario internazionale -. Esistono notevoli carenze nell’attuale sistema dovute in parte a limiti tecnologici e in parte ad una struttura di mercato altamente concentrata. Può sembrare sorprendente, ma i pagamenti transfrontalieri sono molto diversi dai pagamenti nazionali”. Un esempio su tutti è quello della posta: una volta l’invio di corrispondenza internazionale richiedeva accordi sulla condivisione dei pagamenti, imballaggio, tracciamento e una miriade di altri processi. Poi con l’avvento di internet è scomparsa qualsiasi distinzione tra un messaggio indirizzato a un destinatario nazionale o a uno straniero: entrambi richiedono semplicemente un clic. “Un pacchetto dati è sempre un pacchetto dati. E ben presto potremmo riconoscere che un pagamento è solo un pagamento, ovunque vada – osserva Dong He -. Nell’effettuare pagamenti transfrontalieri, vari tipi di utenti – famiglie, piccole o grandi imprese – hanno come esigenza principale costi ridotti, sicurezza, convenienza, prevedibilità, trasparenza e la garanzia che gli intermediari mantengano la riservatezza delle informazioni”.

Al momento, ha aggiunto, “ci sono numerose carenze nei servizi di pagamento transfrontalieri” proprio per via dei “costi”, della “scarsa trasparenza” e delle “lentezza”: “I pagamenti devono essere inoltrati attraverso molte banche prima che raggiungano la loro destinazione, causando ritardi e spese. Tali carenze derivano dalla tecnologia, dalla regolamentazione e dalla struttura del mercato”. Proprio quest’ultima consente agli intermediari esistenti di “beneficiare delle forti barriere all’ingresso” e di una “catena dei pagamenti fortemente concentrata”. “In molti casi, gli ostacoli derivano da elevati costi fissi e irrecuperabili necessari per interfacciarsi con gli utenti, rispettare la regolamentazione, creare fiducia nei servizi e gestire back-office di grandi dimensioni”, ha proseguito il manager.

In tale contesto, le innovazioni tecnologiche del Fintech potrebbero “ridisegnare il panorama dei pagamenti transfrontalieri” in tre settori: processi di back-end, compliance e mezzi di pagamento. Nel primo caso il Dlt (Distributed Ledger Technology) “potrebbe essere applicato a vari processi. Ad esempio, le banche corrispondenti potrebbero partecipare a una piattaforma Dlt condivisa autorizzata per automatizzare il monitoraggio dei pagamenti e ottimizzare la gestione della liquidità e del rischio. I guadagni sarebbero più evidenti in termini di efficienza, con un impatto limitato sulla struttura del mercato – ha precisato Dog He -. In teoria, inoltre, una riduzione dei costi fissi di back-office si tradurrebbero in una riduzione delle economie di scala, stimolando l’ingresso di nuovi operatori. Gli utenti finali, a loro volta, potrebbero trarne dei benefici perché i pagamenti effettuati tramite banche corrispondenti diventerebbero più trasparenti e tracciabili”. Nonostante ciò, tuttavia, resterebbero presenti “molti degli ostacoli all’ingresso sul mercato delle banche corrispondenti mentre l’impatto sulla velocità e sui costi per l’utente finale non è chiaro. Le banche corrispondenti potrebbero rimanere oligopolistiche e non trasferire i risparmi sui costi”.

Sotto il profilo della compliance “il Dlt abbinato ad altre tecnologie potrebbe ridurre i costi. In particolare le customer utilities e le digital identity possono facilitare la condivisione delle informazioni e contribuire a ridurre i costi su antiriciclaggio e controlli antiterrorismo” ma anche consentire agli utenti finali “di passare più facilmente da un fornitore all’altro riducendo le economie ricavate dagli intermediari sulle informazioni dei profili cliente”. Anche se, ammette Dong He “tale evoluzione dipenderà dalla volontà dei prestatori di servizi esistenti di condividere tali informazioni, a meno che non siano tenuti a farlo mediante regolamentazione” ma anche dalla risoluzione “dei problemi di privacy e sicurezza” specialmente sulle identità digitali.Fintech

Infine, il Dlt può essere utilizzato per sostenere mezzi di pagamento completamente nuovi. “È quanto sta già accadendo con l’emergere di valute virtuali – evidenzia il rappresentante del Fmi -. Questi mezzi di pagamento sono token che vengono scambiati elettronicamente tra i partecipanti al mercato, come il contante, su una rete priva di autorizzazione (aperta) o autorizzata (completamente privata o consortile) basata su Dlt. L’uso di questi sistemi sposta di fatto i pagamenti dai sistemi basati sui conti a quelli basati su token”. In casi come questi, spiega Dong He, due applicazioni Dlt sono rilevanti per i pagamenti transfrontalieri: “La prima riguarda una rete di pagamenti hub and spoke gestita privatamente. Gli utenti scambiano il denaro reale in moneta virtuale contenuta in portafogli digitali. Questi token vengono poi trasferiti, possibilmente oltre i confini nazionali, attraverso la rete sicura della valuta virtuale (l’hub) al portafoglio digitale del beneficiario. Infine, i gettoni vengono scambiati, di nuovo, in moneta corrente”.

Le implicazioni per la struttura del mercato sono significative, naturalmente perché “la pressione aumenterebbe per accorciare la catena dei pagamenti tradizionali. Banche centrale o banche corrispondenti non sarebbero più necessarie. Nei segmenti di acquisizione e distribuzione, invece, i cambi di valuta virtuale e i fornitori di portafogli sarebbero in concorrenza per i clienti, sottraendo potenzialmente attività significative ad altri operatori. Dal punto di vista dell’utente finale – prosegue Dong He -, le caratteristiche dei servizi di pagamento offerti dalle reti hub and spoke appaiono interessanti, nonostante tre importanti avvertenze: innanzitutto la valutazione potenzialmente irregolare delle valute virtuali che introduce dei rischi e potrebbe limitare l’adozione di reti hub-and-spoke, almeno per i pagamenti di valore elevato. Nella loro forma attuale, infatti, le valute virtuali non sono probabilmente idonee a costituire depositi di valore adeguati, data la volatilità dei loro tassi di cambio. Il secondo avvertimento è che una mancanza di fiducia nelle reti hub and spoke potrebbe erodere il loro valore. Infine la mancanza di interoperabilità tra le reti potrebbe mantenere elevati i prezzi dei pagamenti stessi”.

FintechLe valute digitali della Banca Centrale

Una seconda strada possibile per l’applicazione del Dlt come mezzo di pagamento potrebbe nascere dalle stesse banche centrali che potrebbero offrire proprie valute digitali. “Non sarebbe una valuta parallela – ha spiegato il manager Fmi -. Si tratterebbe semplicemente di una forma digitale di moneta di una banca centrale che può essere scambiata in modo decentralizzato. In altre parole, può essere trasferita o scambiata ‘peer-to-peer’, direttamente dal pagatore al beneficiario senza bisogno di un intermediario. Verrebbe, inoltre, scambiata alla pari delle altre passività della banca centrale tramite banche o direttamente presso la banca centrale”. In questo caso “l’equilibrio tra costi e benefici richiede sicuramente un ulteriore studio, ma le banche centrali potrebbero prendere in considerazione l’introduzione” di valute digitali innanzitutto “per l’efficienza”, superando “l’incapacità di coordinamento insita nell’impossibilità di concordare un nuovo standard tecnologico unico per i pagamenti elettronici”. Per il commercio al dettaglio, “la graduale sostituzione di banconote e monete comporterebbe risparmi sui costi di mantenimento e sostituzione di banconote e monete per lo Stato. Potrebbe anche ridurre in modo significativo i costi di transazione per i singoli e le piccole imprese e “facilitare l’inclusione finanziaria. Inoltre, agevolando i pagamenti di piccolo valore, potrebbe promuovere l’adozione e l’efficienza della nuova economia decentrata dei servizi”. Un secondo motivo è costituito da considerazioni di politica monetaria. “L’introduzione e la potenziale proliferazione delle valute virtuali private potrebbe minacciare di erodere la domanda di moneta della banca centrale e il meccanismo di trasmissione della politica monetaria”. Una valuta digitale della Banca Centrale “può prevenire tali valute virtuali private o relegarle ad un ruolo secondario nel sistema dei pagamenti”. Infine, la sostituzione del contante “potrebbe consentire alla banca centrale di abbassare i tassi d’interesse in territorio negativo quando necessario per adempiere al suo mandato”. Chiaramente, osserva il responsabile del Fmi, le banche centrali dovrebbero capire che tipo di moneta digitale emettere.

In conclusione, secondo Dong He, i mercati si trovano di fronte a dei cambiamenti: “E come ha detto la Lagarde nel recente discorso alla Banca d’Inghilterra ‘per rendere le cose almeno un po’ più fluide abbiamo bisogno di dialogo: tra decisori politici, investitori, società di servizi finanziari e paesi’”. Per questo, ha ammesso “noi del Fmi siamo pronti a collaborare” con i manager delle istituzioni finanziarie per “ridurre al minimo i rischi negativi e far si che l’economia possa cogliere appieno il valore della promessa del Fintech”.

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