skip to Main Content

Fintech? Pericolo riciclaggio. Parola dell’Uif-Bankitalia

Per il direttore dell’Uif, Claudio Clemente, la “rarefazione delle relazioni personali”, la possibilità “di preservare l’anonimato” e la “perdita di riferimenti geografici” rendono questi mercati “attrattivi per il riciclaggio” Il Fintech, per le sue stesse caratteristiche, è un fenomeno “attrattivo per il riciclaggio” verso il quale occorre porre in essere misure per evitare che diventi…

Il Fintech, per le sue stesse caratteristiche, è un fenomeno “attrattivo per il riciclaggio” verso il quale occorre porre in essere misure per evitare che diventi una “zona franca”. È il pensiero espresso dal direttore della Uif, l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia, Claudio Clemente nel corso di un’audizione in commissione Finanze al Senato.

IL FINTECH OFFRE GRANDI OPPORTUNITÀ AGLI OPERATORI LEGALI MA ANCHE ALLA CRIMINALITÀ

Da una parte si prospettano nuove sfide portate dallo sviluppo degli operatori e degli strumenti, la cui portata non è ancora del tutto chiara, ma che devono essere affrontate con approcci innovativi. Dall’altra, l’attenzione al nuovo non deve indurre a sottovalutare i rischi tradizionali, che restano predominanti e che vanno fronteggiati rafforzando e rendendo ancora più efficaci consolidati strumenti di anti-riciclaggio con l’utilizzo delle opportunità offerte dalle nuove normative – ha detto Clemente -. Sul primo fronte, quello delle novità, si staglia l’esigenza di adeguamento dei presidi riguardanti lo sviluppo del Fintech, che produce rilevanti cambiamenti nei prodotti, nei servizi e nelle relazioni con i consumatori, offrendo grandi opportunità agli operatori legali ma anche alla criminalità, sempre pronta a utilizzare a proprio vantaggio il dischiudersi di nuovi spazi operativi”.

È IMPORTANTE CHE L’ECONOMIA DIGITALE NON DIVENTI UNA ZONA FRANCA

Ma quali sono gli elementi che rendono il Fintech così rischioso rispetto all’attività di riciclaggio? Clemente li individua nella “rarefazione delle relazioni personali”, nelle possibilità “di preservare l’anonimato” e nella “perdita di riferimenti geografici” che rendono questi mercati “attrattivi per il riciclaggio anche di proventi di reati tradizionali o per farvi inabissare fondi destinati a utilizzi illeciti, come il finanziamento del terrorismo e la corruzione. È importante che l’economia digitale non diventi una zona franca, nell’interesse della clientela, esposta a maggiori rischi collegati anche ai furti di identità e alle frodi informatiche, ma anche degli stessi operatori dei nuovi mercati, che debbono conquistare e mantenere reputazione e credibilità”, ha sottolineato il direttore dell’Uif.

NO A CONTROLLI APPARENTEMENTE STRINGENTI MA DI FATTO INAPPLICABILI

Non solo. Secondo Clemente è “essenziale che il timore per i rischi meno conosciuti non spinga a dettare regole apparentemente stringenti ma di fatto inapplicabili, a prevedere controlli soffocanti ma facilmente aggirabili anche con arbitraggi normativi fra i diversi Stati”. Sono necessarie, al contrario “norme chiare e controlli effettivi per coniugare l’obiettivo della deterrenza delle condotte illecite con l’incentivo all’innovazione e all’efficienza a favore degli operatori corretti e degli utenti finali – ha osservato il direttore dell’Uif -. Le nuove categorie di operatori che stanno emergendo cambiano la nostra prospettiva. Il principale punto di attacco al riciclaggio è stato sempre considerato il sistema bancario, che svolgeva gran parte delle operazioni finanziarie ed era lo snodo nevralgico del sistema finanziario e dei pagamenti. Le nuove tecnologie digitali stanno rendendo maggiormente sfumati i confini del settore, coinvolgendo sempre più soggetti economici la cui attività principale è nel commercio, nelle telecomunicazioni o in altri comparti e che hanno, di conseguenza, una minore sensibilità ai rischi del riciclaggio”.

LA UIF DA TEMPO DEDICA ATTENZIONE AGLI SVILUPPI DEL FENOMENO DELLE VALUTE VIRTUALI

FintechSul fronte normativo, infine, l’attenzione all’innovazione ha trovato espressione nella disciplina degli operatori in valute virtuali introdotta dal d.lgs. 90/ 2017, con obblighi a carico dei soli exchangers e destinata a essere modificata con il recepimento della quinta direttiva, che include anche i gestori di portafogli digitali. “Il Ministero dell’Economia e delle finanze ha predisposto uno schema di decreto volto a realizzare la prima rilevazione di prestatori di servizi connessi alle valute virtuali, anche ai fini della loro iscrizione nel registro tenuto dall’Organismo degli agenti e dei mediatori (OAM) – ha sottolineato Clemente -. La Uif da tempo dedica attenzione agli sviluppi del fenomeno. In diverse segnalazioni degli operatori tradizionali emergono utilizzi di valute virtuali. Per ora tuttavia non si riscontrano evidenze di fenomeni di ampia portata, anche se sono state individuate connessioni con estorsioni online, truffe, schemi piramidali, che hanno anche innescato significative attività investigative”. L’avvio dell’attività segnaletica degli exchangers “genererà un nuovo flusso informativo che andrà guidato in modo appropriato affinché possa esplicare tutto il suo potenziale. La UIF si confronterà con gli operatori del settore per verificarne le specificità ai fini della collaborazione attiva e per poterli accompagnare verso il miglior adempimento dei relativi obblighi,eventualmente con l’adozione di modalità segnaletiche mirate”, ha concluso Clemente.

Back To Top