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Iran Usa Cina

Perché Confindustria tifa Instex per alleviare il no Usa all’Iran

Che cosa si legge nell'ultimo rapporto del centro studi di Confindustria a proposito delle sanzioni Usa all'Iran e ai rimedi europei

La strategia sanzionatoria USA difficilmente porterà al raggiungimento di un nuovo accordo (bilaterale e comprensivo di un programma sui missili balistici). L’Iran ha rispettato finora l’accordo JCPOA, secondo quanto stabilito dalle ispezioni, e tutti i firmatari, a eccezione degli Stati Uniti, continuano a sostenerlo, almeno sulla carta. Perché dovrebbe accettare una ricontrattazione più stringente e bilaterale con gli Stati Uniti?

IRAN:  UN’ECONOMIA IN DIFFICOLTA’

Dall’entrata in vigore del JCPOA nel gennaio 2016, all’inizio delle nuove sanzioni americane, agosto 2018, non è trascorso un tempo sufficiente affinché si potessero realizzare pienamente gli effetti positivi per l’economia iraniana. Ciò riguarda sia la riconnessione di tutti gli istituti di credito con il sistema finanziario internazionale SWIFT19, sia l’implementazione delle riforme economiche per incentivare gli investimenti esteri necessari a eliminare le carenze infrastrutturali del paese. Attualmente tutto questo è in stand-by.

INSTEX, PERCHE’ L’IRAN NON RESTI ISOLATO

INSTEX, dovrebbe rendere possibile gli scambi tra l’Iran e l’Europa20. L’attuale isolamento finanziario, in vigore dal 5 novembre 2018, blocca non solo i commerci ma anche i trasferimenti di denaro per i cittadini iraniani e perfino per gli europei che vivono o si recano per turismo in quel Paese.

UN NUOVO CANALE FINANZIARIO

La realizzazione di questo Special Purpose Vehicle21 (SPV) consente di non utilizzare il sistema finanziario internazionale SWIFT, attualmente inabilitato alle principali banche iraniane, ma di utilizzare un nuovo canale costituito da gateway bank (piccole banche con scarsi contatti con gli Stati Uniti o sussidiare di banche iraniane in Europa) che entrano direttamente nel circolo del sistema dei pagamenti dell’Unione europea (TARGET2).

UNA SOCIETA’ AD HOC PER LA GESTIONE

Per gestire il nuovo veicolo finanziario è stata creata una società di diritto francese, con sede a Parigi, gestita da management tedesco con la supervisione di un comitato composto da tre diplomatici e il suo capitale (iniziale) sarebbe di appena 3mila euro. Il veicolo sarà disponibile per tutti i paesi europei e anche per i paesi terzi, fortemente interessati, come Cina e Russia. Sebbene l’UE non abbia contribuito in qualità di socio alla costituzione del veicolo, la sua attività di promozione diplomatica dell’iniziativa è stata determinante. L’utilizzo dell’SPV dovrebbe entrare in funzione al massimo tra un paio di mesi. È la risposta minima che si aspettava l’attuale esecutivo moderato iraniano per cercare di difendere e mantenere in vita l’Accordo.

VENDERE BENI UMANITARI

All’inizio INSTEX provvederà ad attuare quanto già deciso dalla Corte Internazionale di Giustizia il 3 ottobre 2018, ovvero vendere i beni “umanitari” (cibo, prodotti agricoli, medicinali e dispositivi medici), gestendone i relativi flussi finanziari.

ANCHE SCAMBI COMMERCIALI

Successivamente questo sistema di pagamento potrebbe essere utilizzato anche per gli altri scambi commerciali. … può essere importante soprattutto per le PMI europee INSTEX è un punto di partenza per cercare di salvare l’Accordo e di conseguenza la stabilità politica dell’Area, ma potrebbe essere non sufficiente. La sua efficacia è minata sia da problemi interni all’Iran (protesta popolare e critiche da parte degli ultraconservatori) sia dalla riluttanza delle grandi imprese europee a continuare gli scambi commerciali con il Paese per timore delle ritorsioni economiche degli Stati Uniti, anche in presenza di INSTEX.

AIUTO PER PMI

Il veicolo speciale di pagamento potrebbe essere utile soprattutto alle piccole e medie imprese europee, poco esposte agli interessi economici con gli USA. In generale, comunque, un corretto funzionamento aiuterebbe l’euro ad acquisire una maggiore importanza a livello globale, rafforzando la sua posizione di alternativa al dollaro USA come strumento di pagamento internazionale. Una moneta unica più forte offrirebbe una maggiore protezione agli interessi di imprese e cittadini europei e renderebbe l’economia globale meno vulnerabile a shock legati alla valuta dominante americana

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