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Reddito Di Cittadinanza

Card Reddito di cittadinanza, ecco come Poste Italiane e Visa faranno tanti soldini

Conversazione di Start Magazine con Benedetta Arese Lucini, ceo di Oval Money ed ex country manager di Uber Italia

Il reddito di cittadinanza continua a sollevare dubbi sul modo in cui verrà applicato in concreto. Chiariti molti aspetti che alla vigilia del varo del provvedimento avevano accompagnato le cronache – come verrà erogato?, a chi? – oggi si sa che i 780 euro previsti come beneficio economico saranno garantiti attraverso l’utilizzo di una carta prepagata e che sarà Poste Italiane a occuparsi della gestione dell’intera operazione.

Ma la questione solleva degli interrogativi. “Ho letto il decreto e non specifica nulla di particolare, se non che verrà usata una carta che ha una diffusione rilevante – dice a Start Magazine Benedetta Arese Lucini, ceo della startup attiva nel settore del risparmio Oval Money ed ex country manager di Uber Italia -. Ma nulla che regoli questo ‘contratto’. Non c’è nessun documento pubblico che specifichi, ad esempio, una modifica alle spese generali di una carta. Ho cercato quindi di analizzare i costi di una card tradizionale e forse i cittadini non sanno che ogni qualvolta si paga in un negozio, si preleva a un Atm o si fa un bonifico, si sopporta un costo. Questo costo probabilmente verrà scalato, nel caso del reddito di cittadinanza, dai 7 miliardi stanziati dal governo dato che Poste non ha detto espressamente di volervi rinunciare e lo Stato non ha messo a bilancio risorse extra. Io ho calcolato trattarsi di 260 milioni di euro che non entrano nelle tasche dei cittadini”.

LUCINI: PERCHÉ LA SCELTA È CADUTA SU POSTE ITALIANE?

Il decreto all’articolo 81, comma 35 parte b) del ddl 112 del 25 giugno 2008, indica i requisiti che deve avere un gestore di carte di cui fa uso lo Stato ed elenca in pratica la capillarità del servizio, una qualità su cui in Italia possono contare almeno cinque gruppi bancari, come ha sottolineato la stessa Lucini in un articolo su La Stampa: “Invece, da quello che è stato annunciato, Poste Italiane sono state scelte dal governo per questo servizio senza nessun bando di gara. Si potrebbe presumere che questa decisione è dovuta al fatto che sono un’azienda pubblica ma andando a vedere l’azionariato il ministero dell’Economia e delle Finanze ha solamente il 29,26% dell’azienda”. Insomma, aggiunge a StartMagazine la manager di Oval Money, “Monte dei Paschi di Siena ormai è molto più pubblica e se guardiamo al criterio di capillarità Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno una distribuzione molto più diffusa. Poste, inoltre, funziona con il circuito Visa che costa più di un circuito Bancomat. Ogni volta che paghi con un Pos, il merchant non prende l’intero prezzo perché torna indietro una percentuale di circuito che va dall’1 al 3%: anche mettendo sia l’1% si tratterebbe di 70 milioni che vengono distribuiti dallo Stato a un privato. È normale che funzioni così perché è giusto che si guadagni se si offre un servizio. Ciò che considero meno corretto è che non ci sia stato un bando di gara”.

POSSIBILI SOLO CONTROLLI “EX POST” AGLI ACQUISTI FATTI CON LA CARD DI CITTADINANZA

C’è poi un’altra questione da considerare, quella legata alla nuova direttiva sui pagamenti europei, la Psd2, che in sintesi obbliga le banche a possedere certi requisiti tecnologici e a garantire più trasparenza nelle transazioni. “La Psd2 entra in vigore a settembre e richiede che tutti gli istituti bancari europei adottino delle Api, una tecnologia per consentire a terze parti di leggere i dettagli delle transazioni in lettura e operatività – ha sottolineato Lucini -: in pratica quello che dice questa regulation è che ogni istituto bancario deve permettere a terze parti di leggere queste informazioni. Un po’ quello che ha intenzione di fare lo Stato sul reddito di cittadinanza bloccando certi tipi di pagamento con la card: ma limitazioni su una carta non si possono fare se non ex post. Ci deve essere una tecnologia quindi che ‘legge’ le transazioni in tempo reale e le riconosce. Queste terze parti, poi, devono essere regolate dalla Gdpr. Infine ci deve essere un consenso dell’utente ma questo immagino che non sia un problema nell’ambito del reddito di cittadinanza. Insomma, anche se hai a disposizione tutta la tecnologia necessaria – e dubito che lo Stato o Poste ce l’abbiamo visto che in Italia mancano ancora i protocolli necessari – i controlli possono essere solo successivi all’acquisto e non so quali potrebbero essere le conseguenze”, conclude Lucini.

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