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Bitcoin, ecco chi sono i miliardari delle criptovalute

L’approfondimento di Marcello Bussi, giornalista di Mf/Milano Finanza Beato Chris Larsen, il criptomiliardario più ricco del mondo il fondatore e presidente esecutivo di Ripple, nato a San Francisco nel 1960, ha un patrimonio stimato compreso tra 7,5 e 8 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes, che ieri ha pubblicato la classifica degli uomini con…

Beato Chris Larsen, il criptomiliardario più ricco del mondo il fondatore e presidente esecutivo di Ripple, nato a San Francisco nel 1960, ha un patrimonio stimato compreso tra 7,5 e 8 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes, che ieri ha pubblicato la classifica degli uomini con i più alti patrimoni in criptovalute. La stessa rivista ammette che le stime sono spannometriche, vista l’ipervolatilità di questo mercato, dove ribassi o rialzi del 20% sono all’ordine del giorno. Soprattutto, ci sono molte ricchezze nascoste, probabilmente la maggioranza, visto che molti dei più grossi detentori di bitcoin li hanno acquistati in tempi lontani, quando i wallet anonimi erano la regola.

La lista di Forbes comprende chi ha accumulato oltre 350 milioni di dollari in valuta digitale. Al momento solo in 19 hanno superato questa soglia, dieci dei quali però, sono almeno miliardari. E sono tutti relativamente giovani: la media è di 42 anni contro i 67 della lista dei 400 americani più ricchi pubblicata ogni anno dalla stessa rivista.

Al secondo posto c’è Joseph Lubin, cofondatore di Ethereum. Canadese, 53 anni, è anche il fondatore di ConsenSys, una società che supporta il lancio di startup che si occupano di criptovalute e fa consulenza, tra gli altri, a Microsoft . Il suo patrimonio oscillerebbe tra il miliardo e i 5 miliardi di dollari.

Al terzo posto c’è Changpeng Zhao, più conosciuto con le sue iniziali, CZ. È il fondatore e ceo di Binance, la seconda più grandi piattaforma di scambio di criptovalute al mondo, che secondo Forbes ha in cassa circa 1,1-2 miliardi. Proprio ieri Binance è incorsa in un incidente: ha interrotto per dieci ore i prelievi e le contrattazioni, assicurando però di non esere stato hackerato.

Al quarto posto spiccano i due imprenditori indicati come i primi miliardari in bitcoin, i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, 36 anni. Quando ne avevano 30 hanno incassato 65 milioni di dollari dalla causa contro Mark Zuckerberg, accusato di aver rubato loro l’idea di Facebook , e ne hanno usati una parte per comprare 100 mila bitcoin. Oggi il loro cripto-patrimonio stimato oscilla tra i 900 milioni e 1,1 miliardi di dollari. Ieri Cameron ha detto di prevedere che un giorno il bitcoin varrà 40 volte di più del prezzo attuale (poco più di 8 mila dollari), quindi 320 mila dollari, in un arco di tempo fra i dieci e i vent’anni.

Intorno alle stesse cifre dei Winkevoss gravitano anche Matthew Mellon, Brian Armstrong e Matthew Roszak. Mellon, 54 anni, è discendente della famiglia fondatrice della Bank of New York Mellon. Nonostante l’opposizione della famiglia, è stato un investitore precoce in criptovalute, accumulando soprattutto Ripple e ora la sua ricchezza è stimata in 900 milioni-1 miliardo di dollari. Da notare che secondo Forbes, il suo investimento iniziale è stato di soli 2 milioni di dollari.

Brian Armstrong, 35 anni, ha fondato nel 2012 Coinbase, la piattaforma di scambio preferita dai neofiti. «Nella corsa all’oro», scrive Forbes, «Armstrong ha fatto fortuna con le padelle». Cioè non setacciando direttamente la sabbia ma vendendo gli strumenti per farlo. Anche il suo cripto-patrimonio è stimato in 900 milioni-1 miliardo. Come pure quello di Roszak, 45 anni, co-fondatore di Bloq, società che sviluppa soluzioni blockchain. Roszak aveva investito in Bitcoin già nel 2011 e ha partecipato alle primissime Ico.

Chiudono la top 10 Anthony Di Iorio, Brock Pierce e Michael Novogratz. Tutti e tre hanno patrimoni tra 700 milioni e il miliardo di dollari. Di Iorio, 43 anni, ha fatto i primi soldi fondando Ethereum. Poi, con quel gruzzolo, si è mosso su altre monete virtuali. Investe quando muovono i primi passi. Quando il prezzo sale, monetizza senza aspettare ulteriori rialzi e va a caccia di altre nuovissime criptovalute. Pierce, 37 anni, presidente di Bitcoin Foundation, ha sostenuto i primi passi di Ethereum e Coinbase e dice di aver donato alla «comunità blockchain» un miliardo di dollari. In tasca gliene rimangono altrettanti. Il suo nome non è molto noto fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori, ma il suo volto un tempo lo è stato: da bambino è stato protagonista di alcuni film per ragazzi.

Novogratz, 53 anni, si è dato alle criptovalute nel 2013 dopo una carriera come manager di hedge fund e oggi è ceo di Galaxy Digital, che si propone come «la prima cripto-banca d’affari». Secondo l’agenzia Bloomberg, Novogratz, che a fine dicembre aveva rinviato il lancio del suo fondo di investimento in criptovalute a causa delle cattive condizioni del mercato, proprio nel corso della crollo del bitcoin avrebbe raccolto ben 250 milioni di dollari. Segno che ci sono investitori pronti a puntare sulle criptovalute nonostante il terribile mese di gennaio. Infine, tra gli altri nove milionari della classifica, il più noto è Vitalik Buterin, il creatore di Ethereum: a 24 anni ha un patrimonio stimato tra 400 e 500 milioni di dollari.

Intanto ieri il bitcoin ha toccato un massimo di giornata a 8.621,28 dollari per poi scendere in serata a 8.242,54, in rialzo dell’8,7%. Da tenere presente che martedì mattina era a 5.947,40 dollari. Il rally è stato innescato dall’audizione alla Commissione bancaria del Senato Usa del presidente della Sec, Joy Clayton, e di quello della Commodity Futures Trading Commisison (Cftc), Christopher Giancarlo. Gli investitori in criptovalute hanno tirato un sospiro di sollievo perché la messa al bando del bitcoin negli Stati Uniti non è proprio contemplata e i numeri uno delle due Authority hanno fatto capire che la regolamentazione del settore ci sarà, potrebbe essere severa, ma non è comunque dietro l’angolo. Anche Danièle Nouy, capo della Vigilanza della Bce, ha ribadito lo stesso concetto: la regolamentazione delle criptovalute «non è in cima alle nostre priorità», ha detto.

Parole che hanno portato serenità fra gli invstitori, che nelle ultime settimane avevano dovuto tapparsi le orecchie di fronte ai continui attacchi contro il bitcoin. Alfiere del partito che lo vuole vedere a zero è l’economista Nouriel Roubini, noto per essere stato uno dei pochi a prevedere la crisi finanziaria globale del 2008. Anche ieri ci sono stati commenti molto negativi: «Vedo una discreta probabilità che il suo prezzo vada a zero», ha previsto di Joe Davis, capo economista del fondo Vanguard. Ma i risultati della raccolta fondi di Novogratz e le dichiarazioni iper ottimistiche dei gemelli Winkelvoss hanno fatto capire che la controffensiva è cominciata. A loro si è unito il ceo di Ripple, Brad Garlinghouse, ovviamente fiducioso sulla sua criptovaluta, ma che ha inoltre rivelato di essere long sul bitcoin.

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