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Banca D'Italia

Bitcoin e non solo, ecco come Bankitalia stronca le cripto-valute

Tutti i dubbi e le incertezze della Banca centrale governata da Ignazio Visco sono raccolti nel Rapporto sulla stabilità finanziaria 2018 “È notevolmente aumentata la volatilità delle quotazioni delle criptoattività (cryptoassets). All’inizio del 2018 il loro valore ha raggiunto circa 660 miliardi di euro (poco meno dell’1 per cento della capitalizzazione totale delle borse a…

“È notevolmente aumentata la volatilità delle quotazioni delle criptoattività (cryptoassets). All’inizio del 2018 il loro valore ha raggiunto circa 660 miliardi di euro (poco meno dell’1 per cento della capitalizzazione totale delle borse a livello globale) e si è successivamente dimezzato in poche settimane. Il volume delle transazioni che coinvolgono le criptoattività non è tale da alimentare rischi rilevanti per la stabilità finanziaria, che potrebbero tuttavia aumentare con lo sviluppo del mercato”. Sono le conclusioni a cui è giunta la Banca d’Italia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria 2018.

DALL’INIZIO DEL 2017 NUMERO DELLE CRIPTOATTIVITÀ È TRIPLICATO

Con il termine criptoattività (cryptoassets), spiega Bankitalia, “si indicano attività di natura digitale il cui trasferimento è basato sull’uso della crittografia e sulla distributed ledger technology. Alcune di esse, quali il Bitcoin, vengono comunemente chiamate ‘valute virtuali’, anche se non svolgono le funzioni economiche della moneta. La dimensione del mercato mondiale delle criptoattività è assai ridotta, ma negli ultimi anni è aumentata in misura notevole. Si stima che dall’inizio del 2017 il numero di tali attività sia più che triplicato, passando da circa 500 a oltre 1.600, e il loro controvalore più che raddoppiato, raggiungendo circa 310 miliardi di euro, un importo comunque inferiore allo 0,5 per cento della capitalizzazione delle borse a livello globale. Quasi la metà del controvalore complessivo delle criptoattività è costituita da Bitcoin – prosegue –. Anche in Italia hanno iniziato a operare diverse piattaforme online attraverso cui è possibile acquistare e vendere queste attività”.

I LIMITI TECNOLOGICI CONTRIBUISCONO A RENDERE INEFFICIENTE L’UTILIZZO COME STRUMENTI DI PAGAMENTO

“Attualmente limiti di natura tecnologica contribuiscono a rendere inefficiente l’utilizzo delle criptoattività come strumenti di pagamento – sottolinea Bankitalia –. L’uso nei pagamenti all’ingrosso è ostacolato dall’incertezza sui costi associati alla singola transazione e sui tempi di esecuzione. Il numero di pagamenti al dettaglio che si possono eseguire attraverso queste attività è notevolmente inferiore a quello tipicamente effettuato mediante gli altri sistemi di pagamento. Bitcoincash, una criptoattività sviluppata appositamente per consentire un numero elevato di transazioni, permette di compiere circa 60 operazioni al secondo mentre un circuito di carte di pagamento tradizionale può eseguirne normalmente circa 2.000 e superare le 50.000”.

ACQUISTO È MOTIVATO PREVALENTEMENTE DALLE ASPETTATIVE DI AUMENTI DEI PREZZI, UN MECCANISMO TIPICO DELLE BOLLE SPECULATIVE.

“L’estrema volatilità dei prezzi non rende conveniente l’utilizzo di queste attività neanche come riserva di valore e unità di conto. Le criptoattività non conferiscono diritti di carattere economico (quali il pagamento di cedole o di dividendi) e non rappresentano passività di un ente emittente. Il loro acquisto è pertanto motivato prevalentemente dalle aspettative di aumenti dei prezzi, un meccanismo tipico delle bolle speculative”, ammette l’istituto centrale.

L’ANONIMATO PUÒ PORTARE ALL’UTILIZZO DI CRIPTOMONETA PER FINI ILLEGALI COME RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO

Non solo. “A causa dell’anonimato che garantiscono ai loro detentori sono inoltre utilizzate anche per fini illegali, tra cui il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo – evidenzia Banca d’Italia nel rapporto –. Sebbene la distributed ledger technology possa portare benefici all’economia (ad es. se applicata alle attività di compensazione e regolamento degli acquisti di titoli finanziari), le criptoattività comportano numerosi rischi, in primo luogo per gli investitori che possono incorrere in perdite rilevanti. Tali rischi potrebbero avere implicazioni per la stabilità del sistema finanziario qualora la dimensione del mercato delle criptoattività diventasse significativa o gli intermediari finanziari acquisissero esposizioni verso queste attività, che li esporrebbero anche a rischi reputazionali”.

IL CONSIGLIO PER LA STABILITÀ FINANZIARIA HA AVVIATO UN PIANO DI ANALISI E CONTROLLO DEI RISCHI

Alla luce della rapidità di sviluppo del mercato, il Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB), si legge nel rapporto, “ha recentemente sottolineato che i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dalle criptoattività, sebbene appaiano al momento contenuti, potrebbero aumentare in maniera repentina. Per prevenire le conseguenze sistemiche che potrebbero scaturire da una crescita eccessiva del valore o dell’utilizzo di queste attività, il Consiglio ha avviato un piano di analisi e controllo dei rischi in collaborazione con le autorità nazionali dei paesi membri”.

BANKITALIA GLI INTERMEDIARI FINANZIARI DALL’ACQUISTARE, VENDERE E DETENERE CRIPTOATTIVITÀ

“La Banca d’Italia scoraggia gli intermediari finanziari dall’acquistare, vendere e detenere criptoattività; ha diffuso inoltre un documento per chiarire i principali rischi derivanti dal loro utilizzo per i consumatori e i piccoli investitori, così come effettuato anche dalle tre autorità finanziarie europee (l’Autorità bancaria europea, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati e l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali)”, conclude l’istituto centrale.

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