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Cina

Shell, Total e Statoil. Come andranno i conti dei big del petrolio

L’articolo di Sarah Kent per il Wall Street Journal sui conti dei colossi del petrolio come Shell, Total e Statoil L’incremento dei prezzi del greggio ha messo il turbo agli utili delle principali compagnie petrolifere al mondo, ma gli investitori hanno bisogno di prove più convincenti circa un ritorno delle Big Oil. Il forte aumento…

L’incremento dei prezzi del greggio ha messo il turbo agli utili delle principali compagnie petrolifere al mondo, ma gli investitori hanno bisogno di prove più convincenti circa un ritorno delle Big Oil. Il forte aumento del prezzo del petrolio, e anni di tagli dei costi, stanno premiando alcuni dei maggiori produttori di oro nero, con profitti che non si vedevano da quando il greggio trattava a circa 100 dollari al barile. Nonostante questo, gli investitori rimangono prudenti. Mentre il settore emerge da lunghi e dolorosi anni di basse quotazioni, gli azionisti fanno pressioni sui top manager perché tengano sotto controllo la spesa e incanalino il flusso di cassa disponibile verso gli azionisti.

Royal Dutch Shell ha comunicato giovedì l’utile trimestrale più alto dal 2013, quando i prezzi hanno raggiunto il picco appena prima della ripida discesa a circa 25 dollari al barile. Oggi il greggio Wti è tornato tranquillamente sopra i 70 dollari al barile e le compagnie petrolifere hanno goduto di tre mesi di solidità. Il colosso petrolifero guidato da Ben van Beurden ha dichiarato che l’utile del primo trimestre sulla base degli attuali costi di approvvigionamento, un dato simile al reddito netto pubblicato dalle compagnie petrolifere statunitensi, è cresciuto del 69% rispetto un anno prima a 5,7 miliardi di dollari. La società guidata da ha riportato oltre 5 miliardi di dollari di free cash flow, un parametro ora importante per gli investitori preoccupati della capacità delle grandi compagnie petrolifere di finanziare generosi dividendi nelle ultime annate caratterizzate dal minibarile. Sottolineando il sentiment ancora debole, però, le azioni Shell sono calate del 2,5% nelle contrattazioni del mattino sulla piazza di Londra dopo che il flusso di cassa operativo è risultato al di sotto dei pronostici degli analisti.

Dopo anni di ridimensionamento, gli investitori si aspettano la restituzione di miliardi di dollari in contanti, grazie all’aumento dei prezzi del petrolio e a severi tagli dei costi. Permane però la pressione a contenere la spesa. I top manager hanno segnalato che, nonostante i prezzi inebrianti del petrolio, manterranno i costi sotto controllo e distribuiranno denaro agli investitori invece di scommettere su nuovi costosi ma rischiosi investimenti nel settore petrolifero.

«Devono solo attenersi al loro», ha affermato Rohan Murphy, analista per il settore energia presso Allianz Global Investors, un investitore di Shell. La leadership deve «dimostrare che non inizieranno a spendere di nuovo in modo non cauto».

Anche Total ha comunicato giovedì i guadagni del primo trimestre, superando le aspettative sull’utile dopo aver eliminato gli una tantum. La produzione è salita a livelli record, ma l’utile netto è sceso del 7% rispetto a un anno prima, anche se il confronto con l’esercizio precedente, in cui la società ha registrato un forte guadagno dalla cessione di un asset, era particolarmente difficile. L’ascesa del petrolio è stata inoltre un’arma a doppio taglio per la società guidata dal ceo Patrick Pouyanné, aumentando i costi ma contraendo i margini nel business della raffinazione.

Le azioni di Statoil sono calate di quasi il 3% mercoledì in quanto i profitti hanno deluso le aspettative. I prezzi elevati del greggio hanno incrementato gli utili e il flusso di cassa, ma i risultati sono stati penalizzati da maggiori spese di ammortamento in Norvegia e da guadagni più deboli da parte dell’unità di negoziazione e raffinazione.

Giovedì Total ha rivisto al rialzo il dividendo intermedio del primo trimestre a 3,2%, in linea con i progetti annunciati a febbraio. Nel corso dei prossimi tre anni ha prefissato come obiettivo un aumento dei dividendi agli azionisti pari al 10%.

Shell ha fatto sapere di essere sulla buona strada per riacquistare almeno 25 miliardi di dollari di azioni entro il 2020, ma non ha dato alcuna indicazione su quando il programma precedentemente segnalato avrà inizio. Alcuni investitori speravano in una maggiore chiarezza su questi progetti. Anche Statoil ha sollevato la prospettiva di un riacquisto, ma questa settimana non ha fornito nuovi dettagli sui tempi.

«Continuiamo a osservare del nuovo potenziale per i buyback, ma tutto dipenderà dall’ambiente macro», ha affermato in un’intervista l’amministratore delegato, Eldar Saetre, «Prevediamo molta volatilità».

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