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Saipem

Eni e Saipem 12000, ecco come la Turchia di Erdogan sperona Italia, Europa, Stati Uniti e Nato

La nave Saipem 12000 noleggiata dall’Eni è stata costretta da Erdogan a cambiare rotta. Le prepotenze della Turchia, gli intrecci geopolitici ed energetici, le parole delle istituzioni europee e americane. Diplomazia troppo diplomatica? L’approfondimento di Michele Arnese e Giusy Caretto per Start Magazine   La prepotenza della Turchia di Erdogan sperona definitivamente Italia, Europa, Stati…

 

La prepotenza della Turchia di Erdogan sperona definitivamente Italia, Europa, Stati Uniti e pure Nato. Si complica sempre più, dal punto di vista geopolitico, la vicenda della nave Saipem 12000 noleggiata dall’Eni. Ecco le ultime notizie tra fatti, analisi e approfondimenti.

I FATTI

Quello che si è consumato nelle scorse ore è un atto di guerra (o poco ci manca). Dopo giorni di blocco da parte della Marina Turca, la nave italiana Saipem 12000 – noleggiata dall’Eni per effettuare delle perforazioni all’interno del Blocco 3 della Zona Economica Esclusiva di Cipro – ha tentato di riprendere la navigazione verso il suo obiettivo, ma Erdogan ha minacciato di passare alle “armi” e la nave ha deciso di cambiare rotta.

LA VICENDA

La Turchia occupa militarmente la zona nord di Cipro dal 1974. Secondo le politiche di Erdogan, qualsiasi nuovo giacimento scoperto nelle acque di Cipro andrebbe condiviso con il governo filo-turco. Ed è per questo che venerdì 9 febbraio 2018 la nave Saipem 12000 noleggiata dall’Eni è stata bloccata nel Mar Mediterraneo orientale dalla marina militare della Turchia. L’imbarcazione navigava verso Cipro per cominciare i lavori di perforazione ed esplorazione di un giacimento concesso al Cane a Sei Zampe da Nicosia. Ankara avrebbe fermato l’imbarcazione con la motivazione che le  attività di esplorazione si sarebbero dovute svolgere in una zona in cui erano in corso delle “attività militari”.

NUOVE MINACCE

Dopo diversi giorni di “Alt” e una proroga del blocco alla navigazione fino al 10 marzo nella mattina del 23 febbraio, Saipem 12000 ha tentato di dirigersi verso il Blocco 3 nelle acque della Zona economica esclusiva di Cipro, ma intercettata dalla Marina turca è stata minacciata di speronamento da ben cinque navi.

A riferirlo è stato il vice portavoce del governo cipriota Victoras Papadopoulos, secondo cui alla nuova mossa del Capitano di Saipem 120000, le unità turche “hanno minacciato l’uso della forza”. E il capitano, secondo quanto riportato da Papadopoulos a Cyprus Mail “nonostante il suo coraggio e i suoi lodevoli tentativi sfortunatamente è stato costretto a invertire la rotta”.

CAMBIO DI ROTTA

Per evitare di rimanere ancora bloccata (ogni giorno costa ad Eni 600mila euro), la Saipem 12000 è partita dall’area dove era rimasta ferma e ha cambiato rotta, dirigendosi verso il Marocco, per occuparsi di attività offshore nel paese.

LA REAZIONE DI CIPRO

Papadopoulos ha affermato a Cyprus Mail che le comunicazioni tra la Saipem e le navi turche sono state registrate e saranno allegate al ricorso che Cipro presenterà ai tribunali internazionali. Nicosia intende rivendicare i propri diritti sovrani sulla propria Zona economica esclusiva. La Turchia ha violato il diritto internazionale con le sue azioni nella Zona economica esclusiva (Zee) di Cipro, ha detto il ministro degli Esteri greco, Nikos Kotzias, in un’intervista all’emittente radiofonica greca “Ert” in riferimento alla vicenda della Saipem 12000, nave da perforazione noleggiata dall’Eni per condurre attività esplorative nell’offshore cipriota.

FRA CIPRO ED EUROPA

Kotzias ha definito “molto rigorosa” la posizione dell’Unione europea espressa ieri, 23 febbraio, dal presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, “la più dura mai assunta riguardo la Turchia”. Tusk, a margine del Consiglio europeo informale di ieri, ha chiaramente parlato di “violazioni illegali della Turchia nel Mediterraneo orientale” ribadendo “il diritto sovrano di Cipro di esplorare e di sfruttare le sue risorse naturali, in accordo con il diritto internazionale, inclusa la convenzione delle Nazioni Unite (Onu) sul diritto del mare”.

La Turchia non riconosce gli accordi su base multilaterale per lo sfruttamento delle risorse energetiche del Mediterraneo orientale conclusi da Egitto e Cipro. “L’atteggiamento di Ankara è fonte di grande preoccupazione per i governi dei due paesi – scrive l’Agenzia Nova – in particolare dopo la scoperta del giacimento offshore supergigante di Zohr da parte di Eni nell’agosto del 2015″.

IL COMMENTO

Di fatto, viste le parole e le prese di posizioni recenti dell’Italia, dell’Unione europea e finanche del dipartimento di Stato americano (come Start Magazine ha raccontato in questo articolo), la diplomazia è stata fin troppo diplomatica rispetto alla prepotenza di Erdogan, reduce tra l’altro da una visita in Italia con tutti gli onori del protocollo.

Michele Arnese e Giusy Caretto

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