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Pregi e difetti dello shale gas Usa (dopo le parole del trumpiano Perry). Parla il prof. Tabarelli

“Siamo pronti a venirvi incontro, a negoziare sul prezzo del nostro gas”, ha detto il segretario americano all'Energia, Rick Perry. Ecco il commento di Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia

Washington spinge da tempo sull’Europa il suo gas prodotto in modo “non convenzionale” e così abbondante che farà degli Stati Uniti a stretto giro, secondo le previsioni, il primo esportatore mondiale. Il problema rimangono i prezzi e i russi che da sempre giocano in casa nel Vecchio Continente. Ma gli Usa sembrano voler giocare con tutte le carte la partita, come ha fatto intendere chiaramente il segretario all’Energia Rick Perry durante la Transatlantic conference organizzata dall’ambasciata italiana di Washington.

PERRY: PRONTI A NEGOZIARE SUI PREZZI

“Siamo pronti a venirvi incontro, a negoziare sul prezzo del nostro gas”, ha detto Perry durante l’incontro secondo quanto scritto oggi dal Corriere della Sera. Non è un mistero che il governo Usa “prema da mesi per esportare più gas liquido nei paesi Ue con due obiettivi: trovare sbocchi di mercato per la super produzione interna di shale gas e ridurre l’influenza di Mosca nel blocco occidentale”. “In questo momento 11 paesi europei dipendono dalla Russia per circa il 75% del loro fabbisogno, noi vogliamo aiutare l’Europa a ridurre questa esposizione. La nostra produzione sta aumentando e contiamo di coprire circa la metà dell’incremento di offerta totale da qui al 2030”, ha detto Perry, come riferisce oggi il Corriere della Sera.

TABARELLI: USA AGGRESSIVI, VOGLIONO IL DISIMPEGNO UE DALLA RUSSIA

“Sono molto aggressivi come sappiamo da quando Trump è entrato in politica per le presidenziali. I repubblicani, come è anche tradizione del passato, sono particolarmente duri su Russia e Medio Oriente, vogliono il disimpegno e premono più del passato affinché gli europei siamo molto più autonomi del passato”, commenta con Start Magazine l’economista Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia.

LO SHALE AMERICANO COSTA DI PIU’

Naturalmente c’è un problema di prezzi: “Lo shale gas americano costa all’Italia almeno il 20-30% in più rispetto a quello spedito dai russi con le pipeline”, sottolinea il Corsera aggiungendo però che il segretario Usa ha fornito rassicurazioni: “Beh, noi già vi stiamo mandando 12 navi cargo di gas e siamo pronti a negoziare un buon prezzo con voi. Un accordo lo possiamo trovare”.

TABARELLI: I DIPLOMATICI DI WASHINGTON NON SONO LE COMPAGNIE PETROLIFERE CHE DEVONO VENDERE A PREZZI PIÙ ALTI PER UN RITORNO DELL’INVESTIMENTO”

“Sui prezzi la questione è molto semplice: basta che vendano a prezzi più bassi dei russi e saremmo ben felici di acquistarlo. Comunque è positivo quello che sta accadendo negli Stati Uniti – rimarca Tabarelli – soprattutto sotto il profilo della sostenibilità. Grazie alla rivoluzione dello shale si sono abbattuti i consumi di carbone migliorando del 30% negli ultimi dieci anni le emissioni di Co2 nel settore termoelettrico statunitense. Ben venga quindi il gas anche verso l’Europa. Il problema è quello dei costi di trasporto molto alti: portare il gas prodotto all’interno fin sulla costa richiede dei gasdotti. Qui poi va liquefatto a -170 gradi con un gran dispendio di energia poi occorre trasportarlo per cinquemila chilometri fino al mediterraneo rigassificarlo e re-immetterlo in rete. Attualmente i prezzi in Europa sono molto molto bassi, circa 12-13 centesimi in Europa, 15 in Italia per metro cubo. Gli Usa partono da circa 10 centesimi ma arrivano a 20. Malgrado le parole di Perry i diplomatici di Washington non sono le compagnie petrolifere che poi fanno l’investimento, le quali devono vendere a prezzi più alti per un ritorno dell’investimento”.

TABARELLI: DIVERSIFICARE È POSITIVO, PECCATO CHE NON SFRUTTIAMO LE NOSTRE RISERVE INTERNE

Per Perry quella del gas all’Europa è anche una questione di sicurezza internazionale. Nasce da qui la contrarietà al Nord Stream 2, al Turkish Stream e la “benedizione” al Tap che invece porta combustibile dal Mar Caspio e non dalla Russia. “Non è tutto oro quel che luccica”, ha spiegato Tabarelli. “È positivo quello che sta accadendo nel mercato degli Stati Uniti perché consente grande competizione tra i grandi fornitori di energia in attesa delle rinnovabili e questo spinge la Russia a fare prezzi più convenienti. Insomma, ci avvantaggia visto che dopo la Germania il nostro paese è quello più dipendente dall’estero per il gas. Eolico e fotovoltaico sono fermi al 6% contro il gas che rappresenta il 35% del nostro consumo. E ciò malgrado abbiamo grandi riserve interne e grandi compagnie ma per l’ostilità dell’ambientalismo che ha contagiato la politica non riusciamo a farlo. Ma la caratteristica meno conosciuta è che l’elettricità in Italia si fa con il gas pertanto diversificare è una cosa positiva”.

TABARELLI: IN RUSSIA PRODURRE UN METRO CUBO DI GAS COSTA 1 CENTESIMO, PRODURRE NEL PERMIANO IN TEXAS COSTA FRA 3 E 4 CENTESIMI

Insomma, ha concluso Tabarelli, “ha ragione Perry non dobbiamo favorire l’import dalla Russia non perché ce l’abbia con loro ma solo per il fatto che dipendiamo dal 50% delle nostre importazioni da Mosca. La logica del buon senso ci impone di diversificare. Noi tra l’altro abbiamo scoperto grazie ad aziende come Saipem ed Eni, importanti riserve nel Mediterraneo orientale. E Perry non dice una cosa: il fracking è molto inquinante, distrugge territorio, consuma acqua, inquina con il trasporto. Il gas che arriva da noi dalla Russia è invece convenzionale, inquina molto meno”. Senza dimenticare i costi di produzione: “Se in Russia produrre un metro cubo di gas costa 1 centesimo, produrre nel permiano in Texas costa fra 3 e 4 centesimi. Poi c’è il trasporto. I russi ce l’hanno sempre venduto per farci un buon margine ma alla fine arriva a costare 75 centesimi al metro cubo all’utente finale in Italia. Quindi è un bene che gli Usa offrano combustibile a prezzi più bassi ma occorre dare attenzione anche allo sviluppo del gas in Egitto scoperto da Eni, ai russi sempre ottimi fornitori, ai libici, agli algerini e agli olandesi che ci hanno fornito gas per cinquant’anni”.

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