skip to Main Content

Libia Irini

Ecco come Haftar in Libia vuole azzoppare Sarraj su petrolio e banche

Tutti gli interessi in gioco in Libia tra Sarraj e Haftar in Libia su petrolio, valuta estera e forze armate. 

Mentre le forze del generale libico Khalifa Haftar si trovano in una situazione di stallo nel cercare di prendere il controllo di Tripoli, si è aperto un nuovo fronte nella lotta per il futuro libico. L’ultimo campo di battaglia è l’economia del Paese esportatore di petrolio, con entrambe le parti – e cioè al Sarraj premier del governo riconosciuto dall’Onu e l’uomo forte della Cirenaica – che cercano una escalation degli armamenti delle zone e degli uomini sotto il loro controllo.

PER GLI ANALISTI FLUSSO DI PETROLIO A RISCHIO

Alcuni analisti avvertono che gli accordi concordati a livello internazionale che hanno assicurato il flusso di petrolio libico nonostante le divisioni e la guerra sembrano minacciati. Il loro sfilacciamento potrebbe portare a un ulteriore caos politico ed economico e potrebbe stravolgere la fornitura di petrolio libico ai mercati mondiali.

HAFTAR NON CONTROLLA NÉ LA NOC NÉ LA BANCA CENTRALE LIBICA

Dalla sua roccaforte in Libia orientale, Haftar e il suo esercito nazionale libico hanno stabilito il controllo su un’enorme fascia di territorio, impadronendosi della maggior parte dei giacimenti petroliferi, dei terminal e dei porti negli ultimi due anni. Non può, tuttavia, vendere petrolio perché, secondo le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la National Oil Corporation (Noc) è l’unica entità autorizzata ad esportare greggio. Non solo. I proventi sono depositati presso dei conti controllati dalla Banca Centrale della Libia, che eroga fondi in tutto il paese. Le due istituzioni hanno sede a Tripoli e sono allineate con il governo sostenuto dall’Onu.

SONO CAMBIATI I RAPPORTI DI FORZA CON HAFTAR

“C’è stato un modello ricorrente che cerca di vendere il petrolio separatamente, ma i tentativi precedenti sono stati bloccati da Washington”, ha detto Jalel Harchaoui, ricercatore del Clingendael Institute dell’Aia al Financial Times ricordando che dopo la telefonata di Donald Trump ad Haftar una decina di giorni dopo l’offensiva di Tripoli, il presidente Usa “ha riconosciuto il suo ruolo nella lotta al terrorismo” e “il clima internazionale potrebbe essere cambiato a svantaggio del governo di Tripoli”. “Ora abbiamo tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza Francia, Russia e Stati Uniti che sappiamo essere a favore di Haftar – ha aggiunto Harchaoui -. Quindi, se in questa situazione solo se viene tentata qualcosa non conforme alle risoluzioni delle Nazioni Unite esistenti e gli Stati Uniti tacciono, una vendita di greggio può essere condannata sul mercato indipendentemente da Tripoli”.

DENARO DETERMINANTE PER LE CONQUISTE DI HAFTAR

Il denaro è stato fondamentale per assicurare ad Haftar il controllo sulla Libia meridionale all’inizio di quest’anno, sottolineano gli analisti. Secondo i quali, evidenzia il Ft, il successo dell’offensiva “deve meno alle prodezze militari che non alla creazione di alleanze con tribù e gruppi armati cementati grazie al denaro contante. I dinari libici stampati dalla Russia, un altro sostenitore di Haftar, sono stati usati per finanziare l’est del paese e per aumentare il bottino di guerra del generale Haftar”.

PER SANALLAH HAFTAR STA GIÀ VENDENDO PETROLIO ATTRAVERSO ENTITÀ PARALLELE

Alcuni temono che Haftar stia cercando di militarizzare le strutture petrolifere che controlla. Ha sequestrato una pista di atterraggio nel porto petrolifero di Es Sider per uso militare e ha stazionato una nave da guerra al largo della costa di Ras Lanuf dove è presente anche una raffineria, spingendo Mustafa Sanallah, presidente della NOC, a denunciare quella che ha descritto come una “militarizzazione” degli impianti petroliferi. Sanallah ha accusato in un articolo pubblicato da Bloomberg che il generale sta cercando di vendere petrolio, scavalcando la Noc. “Ho visto documenti che dimostrano che ora si sta tentando di vendere illegalmente il petrolio libico attraverso entità parallele”, ha scritto. “Senza dubbio la rottura del monopolio della NOC sulle esportazioni si tradurrebbe in una guerra civile prolungata con una serie di attori che si armano e si finanziano attraverso il denaro proveniente dal petrolio”.

REPORT VERISK MAPLECROFT: NEL 2018 NOC AVEVA PIÙ POTERI

Un rapporto sulla Libia di Verisk Maplecroft, una società di consulenza sui rischi, fa riferimento a un incidente nel 2018, quando Haftar cercò di vendere il petrolio in modo indipendente. Nel report viene evidenziato che in risposta a questo tentativo la Noc aveva “imposto la forza maggiore sui carichi nei porti, togliendo 850 mila barili al giorno dal mercato” costringendo Haftar “a fare marcia indietro ma solo dopo settimane di gravi disordini”.

IL CLIMA STA CAMBIANDO

Già alcune compagnie straniere sentono che il clima sta cambiando, ammette Ft. Ali Issawi, ministro dell’Economia e dell’Industria del governo dell’accordo nazionale di Tripoli, ha messo in guardia contro gli interessi commerciali dei paesi che sostengono la “brutale aggressione di Haftar contro Sarraj. Total, la compagnia petrolifera francese, e la tedesca Siemens sono nella lista di 40 compagnie che devono richiedere nuovamente le licenze per operare in Libia. Issawi ha detto al Financial Times che gli atteggiamenti politici dei governi determineranno come saranno trattate le loro aziende. La Francia è stata uno dei principali sostenitori di Haftar, considerandolo un alleato nella lotta contro i jihadisti nel Sahara. “I paesi non possono fare affari e fare soldi in Libia e allo stesso tempo sostenere l’uccisione dei libici. Dovranno scegliere”, ha detto.

ANCHE LA BANCA CENTRALE LIBICA SI È UNITA ALLA MISCHIA

Anche la banca centrale di Tripoli si è unita alla mischia. Citando la necessità di combattere la corruzione, alla fine di aprile ha imposto restrizioni sui trasferimenti di valuta estera alle banche sotto il controllo di Haftar. “I tempi possono solo suggerire che si tratta di una decisione politica”, ha detto Mohamed Eljarh, capo del Libya Outlook for Research and Consulting in Libia orientale. “Le milizie non possono fare soldi in Libia e allo stesso tempo sostenere l’uccisione dei combattenti libici libici durante gli scontri con le forze fedeli al generale Khalifa Haftar”.

Back To Top