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Perché la plastic tax mette l’Emilia Romagna (e non solo) fuori dall’Europa

L’articolo di Nunzio Ingiusto   Quando si dice una beffa. L’Emilia Romagna che a gennaio va al voto, conduce una lotta senza quartiere alla plastic tax (firmata Cinquestelle) per difendere le sue imprese e migliaia di posti lavoro. Una battaglia a viso aperto sul territorio e nelle sedi istituzionali. Il governatore uscente e ricandidato Stefano…

 

Quando si dice una beffa. L’Emilia Romagna che a gennaio va al voto, conduce una lotta senza quartiere alla plastic tax (firmata Cinquestelle) per difendere le sue imprese e migliaia di posti lavoro. Una battaglia a viso aperto sul territorio e nelle sedi istituzionali. Il governatore uscente e ricandidato Stefano Bonaccini sa che la sua Regione in fatto di ambiente e sostenibilità non è indietro nelle classifiche europee.

Mentre si disputa questa battaglia, cosa decide il Comitato europeo delle Regioni? Un premio nel 2021 a favore delle Regioni che aiutano l’imprenditoria sostenibile. Si chiama European Entrepreneurial Region (Eer) e premierà le Regioni dei Paesi Ue che dimostreranno capacità, organizzazione e vision ambientale. Chi vincerà potrà esibire per un anno il marchio di Regione imprenditoriale europea (Eer).

L’Emilia Romagna può aspirare a questo riconoscimento, a patto che il governo non gli piazzi sul cammino la contestata plastic tax. La beffa è tutta qui.

Attenzione: il premio sarà assegnato nel 2021 e dall’Italia possono partecipare altre Regioni, come già in passato. Ma una tassa di 40 centesimi al chilo insidierebbe seriamente il virtuoso comparto emiliano e l’eventuale successo.

Per partecipare le domande possono essere inviate fino al 31 marzo 2020. In pratica poche settimane dopo le elezioni regionali emiliane e quando la frittata della plastic tax sarà stata malauguratamente fatta.

Il Premio dell’organismo consultivo europeo vuole incoraggiare gli investimenti nella green economy per ponderare anche la decisione della Bei di non dare più finanziamenti pubblici alle aziende che trattano solo fonti fossili. Possono candidarsi territori che già registrano buoni risultati e quelli impegnati ad attuare i cambiamenti necessari. Insomma, una spinta territoriale al green deal della neo presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Ma se nel 2014 e nel 2016 Marche e Lombardia hanno ottenuto il riconoscimento Eer, le aziende italiane sulla strada della sostenibilità arrancano. Mediamente il 74% ha sì ridotto le emissioni in atmosfera, ma è dietro la media europea dell’81%. Un gap da colmare in base ai dati della ricerca di Refinitiv, la piattaforma dei provider finanziari.

La necessità di velocizzare gli adeguamenti strutturali per meno Co2, meno rifiuti, meno plastica sta diventando strutturale. Una variabile indipendente dalle scelte che alla fine farà il governo litigioso su questi aspetti e tanto altro.

Lo Refinitiy fornisce anche un altro segnale poco rassicurante: solo il 37% delle aziende italiane dichiara i target di emissioni in atmosfera delle proprie produzioni. La media europea è del 51% e i controlli negli altri Paesi sono assai severi. Difficile, allora, non condividere il pensiero di Elena Philipova, responsabile globale di Esg, Refinitiv, quando dice che è ormai fondamentale “promuovere la trasparenza e la standardizzazione dei dati per potenziare e informare gli investitori su quali aziende stanno migliorando il loro impatto ambientale”.

Si tratta di indirizzare i capitali verso i settori e le aziende che credono davvero ad un futuro sostenibile. Le semplici enunciazioni ricavate dai programmi dei partiti non servono. L’energia e la lotta ai cambiamenti climatici hanno bisogno di soldi e fiducia. Si gioca su terreno planetario con interessi e strategie lungimiranti. Se le eccellenze industriali sono localizzate in Regioni che possono ottenere anche Premi e marchi europei, non si capisce perché il governo di quel Paese voglia ricorrere a nuove tasse con il risultato di deprimere quelle eccellenze. Come viene detto da più parti, quella tassa sulla plastica avrà effetti contrari alle premesse e non solo nell’Emilia che va al voto. Ma l’ambientalismo ideologico che circola nelle stanze del governo, è duro a morire.

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