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Petrolio, ecco le vere tensioni fra Italia e Francia con Eni e Total in Libia

Brutte notizie per la Francia e per Total dalla Libia? L’attivismo dell’Italia e dell’Eni stanno spiazzando i piani – pubblici e privati – del presidente francese Emmanuel Macron? E’ quello che si chiedono in queste ore analisti e osservatori. Partiamo dai fatti. I DETTAGLI SUI NUOVI POZZI ENI IN LIBIA Il gruppo guidato da Claudio…

Brutte notizie per la Francia e per Total dalla Libia? L’attivismo dell’Italia e dell’Eni stanno spiazzando i piani – pubblici e privati – del presidente francese Emmanuel Macron? E’ quello che si chiedono in queste ore analisti e osservatori. Partiamo dai fatti.

I DETTAGLI SUI NUOVI POZZI ENI IN LIBIA

Il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha annunciato che sono stati avviati nuovi pozzi nel più grande giacimento gas nell’offshore della Libia. Infatti Mellitah Oil & Gas, società operativa compartecipata paritariamente da Eni  e Noc (National Oil Corporation), ha avviato la produzione dal primo pozzo del progetto offshore Bahr Essalam Fase 2 a soli tre anni dalla Decisione Finale d’Investimento (Fid).

LA TEMPISTICA

Entro una settimana circa è prevista la messa in produzione di due ulteriori pozzi, mentre altri sette pozzi entreranno in produzione entro ottobre. La fase 2 del progetto, informa una nota, completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas in produzione nell’offshore libico, incrementando il potenziale produttivo di circa 400 milioni di piedi cubi di standard gas al giorno. La fase 2 sarà completata tra settembre e ottobre, portando la produzione totale del campo a 1.100 milioni di piedi cubi di standard gas al giorno.

CHE COSA AVEVA DETTO DESCALZI

“La produzione” in Libia “scenderà dagli attuali 320mila barili a 200mila barili a fine piano, al 2021”, ma “Eni non sta scappando”. Così l’ad Eni, Claudio Descalzi, ha risposto a una domanda durante la presentazione del piano strategico agli analisti a Londra negli scorsi giorni. La produzione, ha spiegato, è in diminuzione perché “per gli ultimi 8 anni”, durante i quali è invece stata mantenuta, “non è stato possibile avviare nuovi progetti”. In ogni caso “stiamo incrementando la produzione in Estremo Oriente e Indonesia e l’Egitto sta salendo”.

TOTAL IN DIFFICOLTA’ ORA?

L’inversione di tendenza dell’Italia e dell’Eni – testimoniata dall’annuncio di due giorni fa – davvero fa impensierire la francese Total? Non è così certo, secondo alcuni addetti ai lavori. Con il sostegno da un lato di Emmanuel Macron e dall’altro del generale Haftar che comanda a Tobruk (“noi dialoghiamo con le autorità riconosciute in Libia”, ha detto giorni fa Matteo Salvini a sostegno del governo presieduto da Serraj), il colosso parigino ha aumentato la sua presenza negli ultimi anni. E la compagnia parigina sarebbe ancora in piena offensiva.

LA VISTA DEL GOVERNO FRANCESE IN EGITTO

Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, a fine giugno è andato al Cairo per colloqui con funzionari egiziani sulla crisi in Libia, ha riferito l’agenzia di stampa “Mena”. La visita è giunta dopo circa un mese dalla conferenza internazionale di Parigi sulla Libia organizzata dal presidente francese Macron. La crisi libica si è accentuata negli ultimi giorni a causa della cessione del controllo dei terminal della Mezzaluna petrolifera da parte delle forze del generale Khalifa Haftar alla Noc parallela del governo di Al Baida, non riconosciuto dalle Nazioni Unite. Non a caso il dossier libico è stato al centro del colloquio bilaterale tra il ministro degli Esteri francese, Le Drian, e il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi. “I due Paesi hanno affermato chiaramente la loro volontà di riportare la sicurezza e la stabilità in Libia”, si legge in una nota della presidenza egiziana. Incontro cordiale, quello fra Le Drian e Al Sisi, ma sulla Libia senza risultato diplomatico per i francesi. D’altronde Al Sisi con l’Italia ha il giacimento di gas più grande del Mediterraneo, Zohr.

LE 2 VERE QUESTIONI: INTEGRITA’ LIBIA E NOC

La questione vera, dal punto di vista energetico e geopolitico in Libia, è la sopravvivenza del Noc come ente unico che gestisce il petrolio libico. Le ultime notizie lo testimoniano indirettamente. Il 4 luglio il presidente del colosso petrolifero libico (Noc), Mustafa Sanalla, ha incontrato il nuovo incaricato d’affari americano, Joshua Harris, subentrato a Stephanie Williams, nominata lunedì scorso dall’Onu vice rappresentante speciale per gli Affari politici in Libia. In un comunicato diffuso dalla Noc, si afferma che le due parti hanno discusso della crisi in atto nella Mezzaluna petrolifera e che “il governo degli Stati Uniti riconosce la Noc come l’unica legittima entità libica responsabile dell’esplorazione, della produzione e dell’esportazione di greggio e dei prodotti petroliferi”.

IL CASO DEL COLOSSO NOC

Ma il futuro del colosso libico Noc è connesso all’integrità statuale della Libia, cui tengono l’Italia e l’Eni. Un’integrità che di fatto non c’è, viste anche le tensioni fra Seraaj e Haftar. Non solo: in Libia (ma anche altrove) si discute se dividerla in tre: Cirenaica, Fezzan e Tripolitania. I francesi mirano senza dichiararlo a questo, non a uno Stato unitario. In questo modo, secondo i piani di Macron e di Total, si potrebbero avere due enti di gestione del petrolio e la Mezzaluna petrolifera nelle mani di Haftar, o di un suo successore. “Total non è in difficoltà come qualcuno auspica e scrive in Italia – dice un analista al corrente del dossier – ma in pieno attacco. Eni è la Tripolitania e l’integrità della Libia”.

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