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Cassa Depositi E Prestiti

Leonardo-Finmeccanica, Eni, Enel, Saipem. Ecco come si muoverà M5S con Cdp

Tutti i dettagli pubblici e riservati del piano del Movimento 5 Stelle sulle partecipate di Stato come Eni, Terna, Enel, Leonardo (ex Finmeccanica), Fincantieri, Saipem, Snam, Italgas. Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari nell'articolo di Michele Arnese

Stefano Buffagni, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle che segue le partecipate statali, attuale sottosegretario agli Affari regionale e vicino a Luigi Di Maio, conferma oggi il piano dei Pentastellati per Cdp svelato da Start Magazine il 4 luglio.

Dice oggi Buffagni al Messaggero: “La Cassa depositi e prestiti può svolgere un ruolo di regia della politica industriale. Abbiamo aziende come Eni, Terna, Enel, Leonardo, Fincantieri, Saipem, Snam, Italgas eccetera che fanno grandi cose ovunque e sotto la Cdp – che garantirebbe una visione d’insieme – potrebbero essere davvero il volano per investimenti tali da garantire uno sviluppo sostenibile al Paese”.

E’ in sostanza il progetto di cui ha scritto Start Magazine nelle scorse settimane: “Il piano si cui ora si vocifera nei palazzi della finanza e della politica prevederebbe il trasferimento di quote possedute dal Tesoro in aziende come Eni, Enel e Leonardo (ex Finmeccanica) alla Cassa depositi e prestiti (controllata dal Tesoro con l’82,77% e partecipata dalle fondazioni con il 15,93%”.

Un piano di cui si parlò anche durante i governi Renzi e Gentiloni. Il piano Capricorn – scrisse mesi fa il Sole 24 Ore – “che passa attraverso lo spostamento delle partecipazioni quotate possedute dal ministero dell’Economia alla Cdp, con l’obiettivo di rafforzare patrimonialmente la società e darle maggiore potenza finanziaria di intervento nell’economia. Poi si può discutere se aprire il capitale della Cassa a «capitali pazienti» per restituire risorse al ministero, per almeno 20 miliardi. Basti pensare soltanto alla possibilità che Cdp avrebbe (e che lo Stato non ha) di sostenere con aumenti di capitale Eni o Enel o altre partecipate che dovessero puntare a una crescita dimensionale all’estero. Oppure al caso Leonardo”.

Ovviamente problemi e controindicazioni non mancano. La conseguenza di un aumento di capitale di questa portata – insito in un’operazione del genere – sarebbe la riduzione della quota di Cdp appannaggio delle fondazioni bancarie.

Una discesa anche sotto il 10 per cento, si borbotta in ambienti delle fondazioni bancarie. Un effetto dirompente per gli enti di estrazione creditizia, che sarebbero marginalizzati nella gestione della Cdp.

Significativi alcuni articoli dello statuto di Cdp. L’articolo 15 prevede che solo chi ha più del 10% può presentare liste in assemblea per l’elezione del cda.

Non solo. L’articolo 14 dello statuto Cdp dice: “L’assemblea straordinaria è regolarmente costituita con la presenza di almeno l’85% del capitale sociale; essa delibera, anche in seconda convocazione, con il voto favorevole di almeno l’85% del capitale“

Come dire che il ruolo di minoranza di blocco – appannaggio teorico delle fondazioni in caso di non condivisione di decisioni rilevanti dell’azionista di maggioranza – sarebbe azzoppato del tutto in caso di diluizione rilevante delle fondazioni in Cdp.

Uno scenario che gli enti capeggiati da Guzzetti vogliono scongiurare: i benefici di stare in Cdp, in termini di dividendi e dunque di redditività dell’investimento, sono e saranno troppi alti per cestinarli. Specie per le casse delle fondazioni bancarie non più floride come in passato.

Ma la diplomazia politica e bancaria è in corso. E si sarebbero intese in fieri per scongiurare gran parte dei timori delle fondazioni azioniste di Cdp. Starebbe seguendo la partita anche l’amministratore delegato della Cassa, Fabrizio Palermo, che alcuni addetti ai lavori indicavano tempo fa come uno degli autori del piano – insieme ad alcuni banchieri d’affari – gradito ai Pentastellati. Contattato all’epoca da Start Magazine per un riscontro su questa indiscrezione, Palermo non rispose affatto all’indiscrezione. Silenzio assenso?

Non a caso, però, una giornalista che ha sottolineato più volte meriti e competenze di Palermo come Laura Serafini del Sole 24 Ore ha scritto il 20 luglio, dopo la nomina di Palermo voluta dal governo Conte: “In prospettiva potrebbe tornare d’attualità il progetto Capricorn che prevede lo spostamento delle quote delle grandi spa pubbliche (come Enel, Poste, Leonardo) sotto il controllo di Cdp”.

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