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Turchia Siria

Cosa cambia per Italia ed Eni con l’attivismo turco sull’energia in Libia? Parla Tabarelli

Il commento dell'economista Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, sulle ultime mosse di Turchia e Libia e gli scenari per Eni e l'Italia

“Eni potrebbe dover rinunciare alle sue esplorazioni a Cipro”, dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, analizzando le ultime mosse di Turchia e Libia e nel Mediterraneo. I due Paesi hanno ridisegnato i confini del mare e hanno annunciato esplorazioni congiunte nelle acque mediorientali.

NUOVI CONFINI

Partiamo dagli ultimi fatti. Il 27 novembre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier del governo libico riconosciuto dall’Onu, Fayez al-Sarraj hanno firmato un memorandum d’intesa in cui hanno ridefinito i confini marittimi tra Turchia e Libia: Ankara rivendica parte della Zee (Zona economcia esclusiva) della Grecia e Tripoli parte di quella greca e di quella egiziana. In realtà, il presidente turco, vorrebbe rivendicare parte della Zee di Cipro, di Egitto e di Siria.

Il Memorandum è stato inviato alle Nazioni Unite.

Fonte: Repubblica

ESPLORAZIONI CONGIUNTE

Cosa c’è dietro le mosse di Turchia e Libia? Erdogan ha annunciato ipotetiche possibili “esplorazioni congiunte” con la Libia alla ricerca di idrocarburi offshore nelle aree delimitate dal memorandum d’intesa.

Non solo. In ballo ci sono anche i relativi gasdotti che solcheranno nel Mediterraneo orientale da est a ovest verso l’Europa. “La Turchia è una potenza politica, militare, interna alla Nato, ha una popolazione che cresce, ma manca di risorse energetiche essenziali per lo sviluppo”, osserva Tabarelli.

QUALI CONSEGUENZE PER ENI?

Il nuovo accordo non piace alla Grecia, mentre Cipro ha questioni irrisolte con Ankara da diversi anni oramai. “Eni credo dovrà rinunciare alle esplorazioni in acque cipriote, come già fatto lo scorso anno, quando ha fatto fare marcia indietro a Saipem 12000”, dice Tabarelli. “Le conflittualità e le tensioni vanno crescendo, sarà difficile fare esplorazioni”.

CONSEGUENZE ANCHE IN LIBIA?

Ma Eni ha giacimenti anche in Libia, “onshore ed offshore e la maggior parte sono stati scoperti dal Cane a sei Zampe”. Per quelli, invece, “non c’è nessun pericolo immediato. Eni, che come tutte le grandi imprese ricopre anche un ruolo istituzionale, ha visto negli anni crescere presenza e prestigio”.

TURCHIA E FRANCIA POSSONO AVVANTAGGIARSI?

“Eni non ha mai ridotto la sua presenza in Libia nonostante non tutte le operazioni portino profitti importanti. Nel caso di perdita potenziale di ruolo, si potrebbe ipotizzare che ad avvantaggiarsi potrebbero essere la francese Total e l’azienda statale di estrazioni turca”, dice il presidente di Nomisma Energia: “Ma non sarà così perché a Tripoli l’Italia è benvoluta”.

POTENZIALE ENORME

La tensione che cresce nelle zone del Mediterraneo Orientale, comunque, “conferma che il potenziale energetico della zona è enorme. La scoperta che ha fatto Eni a Zhor è gigantesca”, sottolinea Tabarelli.

IDROCARBURI ESSENZIALI, LO DOVREBBE CAPIRE ANCHE L’ITALIA

Le mosse di Turchia e Libia, la definizione di nuovi confini marittimi, le perforazioni di Ankara a Nicosia fanno comprendere che “nonostante lo sviluppo delle energie rinnovabili, gli idrocarburi, petrolio e gas, sono essenziali. E mentre il resto del Mediterraneo valorizza queste fonti energetiche, in Italia sembra che ce ne siamo dimenticati, anzi sembra che si debba stare lontano dal trattare questo argomento”, conclude l’economista.

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