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Enel, tutte le bizzarrie del Fondo sovrano della Norvegia

Il commento dell’economista Alberto Clò sulla controversa iniziativa del fondo sovrano norvegese azionista di Enel Avevamo già trattato su questo blog il tema dell’ipocrisia ambientalista della Norvegia. Ma val la pena tornarci sopra. IL VIRTUOSISMO AMBIENTALE DELLA NORVEGIA La Norvegia da alcuni anni è proiettata a dar di sé un’immagine di virtuosismo ambientale: si tratti della messa…

Avevamo già trattato su questo blog il tema dell’ipocrisia ambientalista della Norvegia. Ma val la pena tornarci sopra.

IL VIRTUOSISMO AMBIENTALE DELLA NORVEGIA

La Norvegia da alcuni anni è proiettata a dar di sé un’immagine di virtuosismo ambientale: si tratti della messa al bando delle auto tradizionali per sostituirle entro il 2025 con quelle elettriche o della decisione del Fondo sovrano Norvegese di dismettere le sue 9.000 partecipazioni societarie (1,3% dell’intera capitalizzazione mondiale) nelle società ad alta intensità carbonica (emissioni per unità di ricavi) in cui è esposta per 13 miliardi di dollari.

LE CONTRADDIZIONI DELLA NORVEGIA

Per contro, la Norvegia ha riaperto alle esplorazioni petrolifere le acque del Mar Artico, tra le aree ecologicamente più vulnerabili, finendo sotto accusa dei movimenti ambientalisti per violazione dell’Accordo di Parigi e della Costituzione norvegese, mentre l’impresa di stato Equinor (ex-Statoil), si definisce ‘a leading global explorer’ di petrolio e gas collocandosi all’11° posto nell’hit parade mondiale!

LE INDISCREZIONI DI BLOOMBERG SU ENEL

Ebbene, secondo illazioni avanzate da Bloomberg parrebbe che tra le aziende finite sotto il mirino di una delle istituzioni che gestiscono il patrimonio del Fondo Sovrano Norvegese vi sia l’italiana Enel (di cui detiene l’1,85% del capitale), dando seguito alle linee guida del Council of Ethics di dismettere partecipazioni di società che causino emissioni “inaccettabili” nei settori del cemento, generazione elettrica, forse acciaio.

L’INIZIATIVA DEL FONDO DELLA NORVEGIA SU ENEL

La ragione parrebbe ricondursi al fatto che la società italiana ha registrato nel 2017 emissioni di gas serra per 106 milioni di tonnellate. Nella lista delle prime 20 società relativa al 2016, Enel appare al 12° posto: terza società elettrica europea dopo RWE e GDF Suez (oggi Engie).

I COMMENTI ALLA SORTITA NORVEGESE

Non sappiamo se le ipotesi di Bloomberg abbiano un qualche fondamento e se sia veramente intenzione dei norvegesi di uscire dall’azionariato di Enel. Ma comunque vadano le cose due riflessioni merita fare.

L’ATTIVITA’ DELL’ENEL NELLE RINNOVABILI

Prima: per quanto elevate possano apparire le emissioni di Enel (destinate a ridursi col phase out delle centrali a carbone in Italia previsto per il 2025) resta il fatto che essa è leader mondiale nella generazione elettrica da fonti rinnovabili ed è impegnata nella mobilità elettrica per centinaia di milioni. Se si fosse misurato, come sarebbe stato corretto, il saldo netto delle emissioni di Enel ovvero il suo tasso di ‘neutralità carbonica’, il suo posizionamento sarebbe stato ben diverso e migliore.

LE ECCENTRICHE LEZIONI DI AMBIENTALISMO

Secondo: il Fondo Norvegese non ha alcun titolo per dare lezioni di ambientalismo a chicchessia. Per la semplice ragione che i 1.000 miliardi di dollari di cui dispone sono il provento di miliardi di tonnellate di emissioni di anidride carbonica causate dalla società che dal 1972 ne ha rimpinguato le casse: la Statoil, da quest’anno denominata Equinor per cancellare dal nome l’attività che resta pur sempre il suo core business: il petrolio. Cominci il Fondo Norvegese a rinunciare ai suoi proventi e allora sarà credibile nel suo, per ora ipocrita, ambientalismo.

(commento tratto da www.rivistaenergia.it)

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