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Rifiuti

End of waste, che cosa succederà

End of waste, trovata l’intesa su riciclo e recupero rifiuti con nuovi poteri alle Regioni e controlli centralizzati? L'articolo di Nunzio Ingiusto

Forse ci siamo. Il procedimento “end of waste“ – fine del rifiuto con conseguente recupero industriale – non dovrebbe subire altri ritardi. Il condizionale ci sta, perché non è certo che il 10 ottobre il consiglio dei ministri darà il via libera definitivo.

Ad augurarsi che tutto vada finalmente in porto, del resto, è lo stesso ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Da quando è iniziata la legislatura, ho provato sette volte a chiudere l’iter, ha detto. Ammettendo implicitamente i limiti politici del precedente governo che nel famoso contratto aveva previsto azioni risolutive.

Rifiuti e riciclo sono temi così cari al M5S da far vivere per tanto tempo al Movimento una imbarazzante contraddizione tra dire e fare. Ora si spera che non sorgano altri ostacoli e che finalmente sulla green economy l’Italia intenda fare sul serio. Conte più degli altri si sta spendendo in ogni occasione sul tema ambientale.

Quello che ha rimesso in moto il processo di riciclo è l’accordo che M5S, Pd e Gruppo misto hanno trovato su un emendamento al decreto legge sulle crisi aziendali. Regole certe per recuperare rifiuti differenziati che potranno essere riutilizzati. L’edilizia è tra i comparti più interessati. Costa aveva cercato di fare le cose in modo più organico.

Ma quando aveva inserito la norma nel decreto legge sul clima, aveva dovuto fare rapidamente dietro front perché non c’erano soldi. Tutti basiti: il governo giallorosso sull’ambiente bluffa. Invece un nuovo modello di sviluppo è ora a portata di mano. E — per stare alle dichiarazioni del governo — dovrebbe congiungersi alle nuove infrastrutture con una spesa di 50 miliardi in 15 anni.

Il Pd mette l’accento sulla sua capacità di governance della nuova politica di investimenti. Una partita delicata perché non solo deve dimostrare di sapere fare meglio del Conte 1, ma anche di voler disegnare un’Italia dove l’economia circolare assicuri ripresa e nuovi posti di lavoro. Con l’emendamento approvato, i soggetti in campo per il recupero dei rifiuti saranno due: le Regioni che potranno dare autorizzazioni alle aziende e il Ministero dell’Ambiente che , attraverso l’Ispra, avrà poteri di controllo. È la fine delle discariche che tanti guai ci hanno procurato con l’Ue? Ad essere ottimisti, sì. E senza “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

Ma se lo spirito dell’accordo sull’end of waste sta nel non farci trovare davanti ad autorizzazioni al recupero dei rifiuti differenti da Regione a Regione o da Nord a Sud, i criteri per le nuove autorizzazioni o il rinnovo delle vecchie, dovranno essere verificati sul serio. Controlli, senza scappatoie per nessuno, tanto più che il provvedimento è atteso dalle organizzazioni imprenditoriali. Non dimentichiamo che è un decreto del 1998 a definire le caratteristiche dei rifiuti, da quali lavorazioni provengono e le possibilità di recupero. Un giro d’affari milionario che negli anni si è sgranato finché non è dovuto intervenire il Consiglio di Stato. Blocco a diverse autorizzazioni al trattamento di scarti e bacchettate alle Regioni che avevano deciso autonomamente. Forse finisce un ciclo.

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