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Acqua

Emergenza acqua: a Roma stop di 8 ore, a turno. Ecco come non sprecare

La crisi idrica mette in ginocchio l’Italia, che deve fare i conti con i danni, con le cose che non vanno e con nuove misure straordinarie per affrontare l’emergenza acqua     Italia a secco. La penisola è nella morsa di caldo e siccità. E mentre si contando i danni (soprattutto agricoli) della mancanza di…

La crisi idrica mette in ginocchio l’Italia, che deve fare i conti con i danni, con le cose che non vanno e con nuove misure straordinarie per affrontare l’emergenza acqua

 

 

Italia a secco. La penisola è nella morsa di caldo e siccità. E mentre si contando i danni (soprattutto agricoli) della mancanza di acqua, c’è chi prova a trovare una soluzione, razionalizzandone l’uso. È il caso di Roma, dove la distribuzione di acqua subirà uno stop a turni di di 8 ore ciascuno, coinvolgendo 1,5 milioni di abitanti totali.

Intanto, dieci Regioni hanno bussato alla porta del ministero delle Politiche agricole chiedendo misure straordinarie per lo stato di emergenza.

10 Regioni chiedono lo Stato di Emergenza

Sono 10 le Regioni italiane che, a causa della siccità, hanno bussato alla porta del ministero delle Politiche agricole chiedendo lo Stato di emergenza e dunque l’adozione di misure straordinarie (sospensione delle rate dei mutui bancari, blocco del versamento dei contributi assistenziali e previdenziali, accesso al Fondo per il ristoro dei danni).

Le prime misure

Già nelle scorse ore, comunque, il ministro Martina aveva annunciato un piano di intervento per fronteggiare emergenza su tre fronti: attivazione del Fondo di solidarietà nazionale, aumento degli anticipi dei fondi europei Pac, investimenti per 700 milioni di euro per piano di rafforzamento e miglioramento delle infrastrutture irrigue.

Ci sono anche risorse volte ad adeguare le infrastrutture di un centinaio di dighe: 294 milioni di euro per il miglioramento della sicurezza di 101 dighe ad uso irriguo e/o potabile in Italia, di cui 79 al Sud. Si spera di potre salvaguardare 4,5 miliardi di metri cubi, quasi un terzo della risorsa idrica nazionale, e recuperare 1,3 miliardi/mc oggi non invasabili.

Si iniziano a contare i danni

Se forse il futuro sarà migliore, intanto l’Italia deve fare i conti con i danni. Che non sono proprio piccoli (e, soprattutto, sono destinati ad aumentare). L’Italia agricola e rurale è in ginocchio: di certo ci sono oltre 2 miliardi di danni calcolati da Coldiretti e il calo della produzione di latte (-15%). Il conto dei danni ultimi arriverà solo più il là, dal momento che ogni Regione affronta livelli di crisi diversi in base alla peculiarità delle coltivazioni e alle infrastrutture di cui dispone.

La crisi colpisce Roma

Ad essere in ginocchio, in realtà, è anche la città. A Roma l’acqua è poca. E così, un terzo della città, a turni alterni ma continuativi, sia diurni che notturni della durata di 8 ore, subirà da sabato prossimo il razionamento dell’ acqua.

Il motivo sono le captazioni dal lago di Bracciano, che saranno sospese sino a fine anno dall’ordinanza della Regione, che ha deciso di “azzerare ogni prelievo della risorsa idrica dal bacino, per consentire il ripristino del livello naturale delle acque del lago e della loro qualità”. Ricordiamo che le le fonti per l’approvvigionamento dell’acqua nella Capitale sono sei sorgenti: Peschiera, Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Salone [Vergine] e Simbrivio.

acqua potabile
acqua potabile

“I prelievi attuali effettuati al lago di Bracciano assicurano 1100 litri al secondo, pari ad una fornitura di circa 400mila persone per l’ intera giornata (300 litri al giorno in media per ogni residente). La Regione, azzerando questo approvvigionamento, ci obbliga a dover spalmare il minor afflusso in rete su 3 turni da 8 ore, razionando l’ acqua a fasi alterne ma continuative per aree omogenee. Sappiamo bene quali pesantissimi disagi subiranno tutti i servizi primari, le attività produttive e turistiche, i palazzi delle istituzioni, lo Stato Vaticano. Ma questo è inevitabile, e non dipende certo da noi. Così non faremo certo un bene all’immagine internazionale dell’Italia e della capitale del Paese”, ha spiegato Acea Ato 2.

Le modalità, i tempi e le zone di razionalizzazione sono ancora allo studio. Si dovrà certamente tener conto che secondo il rapporto di sostenibilità Acea Ato 2 del 2015, per la città di Roma, il 70% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione, proviene dall’aqcuedotto Peschiera-Capore.

Poche piogge

Il grande problema della crisi idirca, italiana e capitolina, è certamente la riduzione delle piogge, che sono “il 47% in meno da ottobre a marzo rispetto alle annualità precedenti”.

A questo si aggiunge il fatto che, le temperature estive sono altissime e che “il 2017 è la seconda annualità consecutiva nella quale si è registrata bassa piovosità: nei periodi autunno – inverno 2016-2017 e in quello 2015-2016 è stata registrata una piovosità pari a circa il 50% in meno di quella registrata nell’autunno inverno 2014-2015 e del 30% in meno rispetto alla media 2009-2016”, spiega Acea.

Rete idrica: un colabrodo

Non si tratta solo di scarsità di piogge. Il problema è anche la rete idrica italiana, che praticamente è un colabrodo, come scrive il report di Blue Book 2017, lo studio promosso da Utilitalia e e realizzato dalla fondazione Utilitatis con il contributo scientifico di Cassa Depositi e Prestiti. L’analisi, condotta su 54 gestori e una popolazione di 31 milioni di abitanti, evidenzia come gli acquedotti del nostro Paese sono in gran parte vecchi e la mancanza di veri e importanti investimenti (32 euro per abitante all’anno).

Il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani) e il 25% di queste supera i 50 anni (arrivando al 40% nei grandi entri urbani)”, denuncia lo studio. Motivo, al Centro e al Sud, di perdite nella rete di rispettivamente pari al46% e al 45% della risorsa immessa. Al Nord, invece, le perdite sono pari al 26%.

Anche a Roma le percentuali sono pessime: la dispersione fa perdere quasi la metà del flusso prelevato alla fonte per uso potabile. Nella capitale, le perdite ammontano al 44,1% dei 734 milioni di metri cubi che riforniscono i quasi 4 milioni di utenti di Roma e degli altri 111 Comuni della provincia serviti da Acea Ato 2.

Usi e consumi sbagliati

E ancora. Diciamocelo, il problema sono anche usi e costumi italiani. In Italia, contro i 500 metri cubi di acqua pro capite (all’anno) della media mondiale, ne consumiamo 1.400: una cifra davvero troppo alta.

Colpa di docce troppo lunghe, del non riciclo della risorsa, degli innaffimamenti di giardini e terrazze private con acqua “nuova”. Dei lavaggi di auto.

Come non sprecare

AcquaDunque, a parte rinunciare all’acqua causa della razionalizzazione, qualcosa possiamo farlo realmente per evitare di sprecare. Di seguito alcune regole:

1. Chiudere il rubinetto. Mentre ci si lava i denti, i capelli, mentre ci si rade.
2. Preferire le docce al bagno. Magari docce brevi.
3. Fare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.
4. Installate un riduttore di flusso ai rubinetti di casa.
5. Razionalizzate il numero di volte in cui tirate lo sciacquone
6. Riutilizziamo l’acqua. Dopo aver lavato le verdure, utilizziamo quell’acqua per innaffiare.
7. Effettuare una periodica e corretta manutenzione. Un rubinetto che perde una goccia di acqua al secondo disperde in un anno circa 5000 litri.

Anche l’energia consuma (troppa acqua)

In Italia, dove non c’è il nucleare che di gran lunga risulta essere la fonte che consuma più acqua, la produzione energetica da fonti fossili genera ogni anno un consumo di circa 160 milioni di metri cubi di acqua, spiega l’ANEV, associazione nazionale energia del vento: considerando in media un consumo procapite di circa 200 litri al giorno per persona, il fabbisogno annuale d’acqua di circa 2,2 milioni di persone. Un dato allarmante soprattutto se consideriamo che il consumo di acqua connesso alla produzione energetica da fonte eolica è pari a zero.

Sulla base di questi assunti si può affermare che negli ultimi dieci anni, grazie all’apporto della fonte eolica nella produzione di energia elettrica nel nostro Paese si sono risparmiati circa 110 milioni di metri cubi d’acqua, equivalenti al consumo annuale di circa 1,5 milioni di persone. Vista anche da questa prospettiva è innegabile sottolineare come l’eolico rivesta un ruolo decisivo nella nostra strategia energetica. Considerando inoltre i risparmi economici che derivano dal mancato consumo di acqua per la produzione di energia, in Italia negli ultimi dieci anni, all’eolico sono riconducibili risparmi per circa 170 milioni di €.

Il risparmio di acqua si va a sommare ai tanti benefici derivanti dall’utilizzo dell’energia eolica. Non va infatti trascurato che il vento è, tra le fonti energetiche rinnovabili, quella maggiormente in grado di contrastare i cambiamenti climatici e di ridurre la CO2, responsabili di catastrofi ambientali come appunto la siccità.

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