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Città e internet delle cose, ecco i cassonetti smart

L’ultima forntiera dell’internet delle cose, trasformare i cassonetti della spazzatura in hotspot wi-fi. E’ questa l’idea della società americana BigBelly che ha avvitato le trattative con la città per l’attivazione del nuovo servizo. Cassonetti della spazzatura puzzolenti addio. L’internet delle cose è ormai una realtà e negli Stati Uniti già sperimentano nuove applicazioni nel tessuto…

Cassonetti della spazzatura puzzolenti addio. L’internet delle cose è ormai una realtà e negli Stati Uniti già sperimentano nuove applicazioni nel tessuto urbano. Una di queste è l’idea dell’azienda del Massachussets BigBelly, trasformare i cestini della spazzatura in hotspot wi-fi capaci di fornire il segnale ad aree scoperte. L’azienda avrebbe già avviato le trattative con la municipalità di New York per installare i nuovi bidoni intelligenti. Posizionati sul livello dello strada, il segnale wi-fi dei cassonetti non interferirebbe con quello emesso dai grattacieli, garantendo così un servizio stabile.

I bidoni della spazzatura di hotspot BigBelly potranno fornire una velocità di connessione dai 50 a 75 megabit al secondo, una velocità sufficiente a supportare le esigenze di una piccola azienda. I bidoni in realtà sono più che semplici hotspot wi-fi: saranno strumenti intelligenti capaci, oltre ad essere a visualizzare annunci digitali, di comunicare quanto la capacità è ormai satura e quando la spazzatura inizierà a puzzare, il tutto rigorosamente alimentato ad energia solare. L’intenzione di BigBelly è infatti quella di fornire gratuitamente il proprio servizio, per sostenere il business sarà quindi necessario però la società aprirsi alla pubblicità. BigBenny si riserva comunque il tempo per proseguire i propri test, al fine di rendere efficiente l’internet delle cose applicato ai bidoni già da questo autunno.

Big Belly

Non è la prima volta che si tenta di applicare l’internet delle cose agli arredi urbani. Un progetto simile a quello studiato BigBelly era stato introdotto a Londra ma era stato criticato per eventuali ricadute sulla privacy. Altre aziende, tra cui anche italiane, hanno pensato di integrare servizi di hotspot, di ricarica, di analisi ambientale anche a elementi urbani come panchine o mattonelle. Quello dell’internet of things è un mercato generalmente in ascesa: in Italia è stato stimato in 1,55 miliardi di euro complessivi nel 2014, passando da interesse di nicchia per le aziende a concreta opportunità di business con la prospettiva di una crescita dirompente nei prossimi anni, a maggior ragione se troverà un traduzione anche all’interno delle nostre città.

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