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Chi spinge per il Nord Stream 2

Il Nord Stream 2, la pipeline che porterà il gas naturale russo in Germania e in Francia, è un’opportunità o una trappola? L'approfondimento di Gianni Bessi 

Il Nord Stream 2, la pipeline che porterà il gas naturale russo in Germania e in Francia è un’opportunità o una trappola? Come spesso accade quando si parla di geopolitica energetica- una delle poche che abbia davvero importanza ora, soprattutto riguardo la strategia dell’Unione europea – le opinioni sono contrapposte. Se l’Economist ha sposato la seconda teoria – titolando proprio ‘The Nord Stream 2 gas pipeline is a Russian trap’ – Francia e Germania propendono per l’opportunità, al punto che, con grave disappunto dei “due Donald”, Trump e Tusk – che in questo caso la pensano come il settimanale britannico – hanno firmato un accordo per continuare la sua realizzazione.

House of zar ovviamente non poteva mancare in questa nuova puntata della ‘saga europea del gas’, che contiene tutti gli ingredienti per ispirare la penna di un Ken Follett: guerra, diplomazie al lavoro, soldi (tanti) accordi nascosti. E se nel 2018 il focus era la moderna geopolitica dell’energia vista nel suo contesto generale, nel 2019 a breve ci sarà un appuntamento che costringe il blog a puntare tutta la sua proverbiale curiosità: le elezioni europee del 26 maggio. In ballo non c’è solo il rinnovo del parlamento ma anche le strategie dell’Unione al tempo di Trump, Putin e Xi Jinping. Un mondo di prime donne, di vere stelle della politica… forse è ora di aggiornare il nome della saga in House of star.

Un capitolo della saga andrebbe riservato a come Francia e Germania sono arrivate alla firma: prima l’accordo, poi la Francia che pare volersi ritirare, poi pace fatta e via alla firma del documento. La strategia comune dei suoi due Paesi leader mette l’Ue davanti al fatto compiuto: il progetto andrà avanti anche se la Polonia non è proprio contentissima perché, come anche l’Ucraina e le repubbliche baltiche, sa che la sua sicurezza potrebbe diminuire.

Intanto il presidente Usa, con la sua celebre laconicità che trova in Twitter lo strumento espressivo perfetto, ha definito l’accordo “inappropriato e molto brutto per la Nato”. E Donald ha probabilmente gongolato quando la Francia, il 7 febbraio, aveva deciso appoggiare una proposta dell’Ue tesa proprio a regolamentare il progetto Nord Stream 2, spalancando un abisso sulle intenzioni della Germania. Ma, appunto, il voltafaccia francese è durato poco forse anche perché tra le compagnie interessate alla realizzazione c’è una celebre multinazionale francese, la Engie (le altre sono Uniper, Wintershall, Shell e OMV).

Rinsaldato il patto franco-tedesco, gli oppositori del gasdotto si sono trovati senza armi per contrastare la costruzione: se le due locomotive dell’Ue decidono di procedere insieme ai vagoni non resta che fare… i vagoni.

In definitiva, gli ostacoli alla realizzazione definitiva del Nord Stream 2 paiono essere stati rimossi. Finora, dall’inizio della sua costruzione, sul Mar Baltico sono state messe in opera 434 miglia di tubi su un totale previsto di 746. L’agenzia russa Radio Sputnik intervistando William Powell, caporedattore della rivista Natural Gas World, in una domanda-non domanda – chiamiamola retorica… – partendo dalla dichiarazione del primo ministro austriaco Kurz che si era detto favorevole al Nord Stream 2 chiede all’esperto di energia se non sia vero che «il Presidente Trump sta cercando di promuovere le vendite di Gnl in Europa e questa è la sua missione. Ma dal punto di vista economico, ha più senso dal punto di vista finanziario comprare il gas russo più economico, voglio dire che è un gioco da ragazzi, no?». La risposta di Powell, «Indeed, it does» non avrebbe bisogno di traduzione ma la forniamo lo stesso: «In effetti è così».

Avanti col Nord Stream 2 allora. Nella seconda puntata vedremo di capire cosa cambia per la strategia dell’Unione e quale possa essere il ruolo dell’Italia, ammesso ne sappia trovare uno.

 

(1.continua)

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