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Caro ministro Di Maio, perché non ascolta i vitali ed energizzanti Caschi Gialli?

Lettera-appello di Gianni Bessi, autore del libro "Gas naturale - l'energia di domani" edito da Innovative Publishing, al ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio

Caro ministro Luigi Di Maio,

mi chiamo Gianni Bessi, sono consigliere Pd alla Regione Emilia-Romagna ed ero con i tanti lavoratori e cittadini che il 9 febbraio hanno manifestato a Roma contro le politiche economiche del Suo governo.

Credo se ne sia accorto: per la prima volta hanno sfilato insieme lavoratori e imprenditori, uniti contro la scelta scellerata del governo Conte-Di Maio-Salvini di approvare una moratoria per l’attività di ricerca e produzione di idrocarburi.

A Roma quella mattina c’era l’Italia che lavora. Quella Italia a cui avevo rivolto un appello a mobilitarsi indossando i propri ‘caschi gialli’ da lavoro per rendersi visibili, per far sentire la propria voce e che può vantare progettisti, manager, tecnici e maestranze che il mondo ci invidia.

E che manifestava contro un governo che la sta mortificando, che sta creando le condizioni per non farla lavorare: ho avuto l’onore di parlare con molte persone, di ascoltare le loro considerazioni e le loro istanze, e non l’ho fatto per autocelebrarmi, ma perché è il dovere di ogni amministratore pubblico, che sia un consigliere regionale come il sottoscritto o il viceministro del governo in carica.

E per cercare di capire, studiare e fare delle proposte. Ma è difficile proporre se Lei, l’interlocutore non riconosce le controparti, le minoranze.

Vede Ministro, Lei sta usando male la sua competenza, perché la canalizza verso interessi di parte. I grandi accusatori del corporativismo della seconda repubblica stanno praticando un corporativismo ancora più chiuso ed esclusivo: a uso e consumo di qualche comitato del no, per sostenere battaglie viziate da informazioni errate sui motivi per cui si fanno. Lei non è incompetente come alcuni la accusano. Usa in maniera cattiva la sua competenza. È ovvio che nessun politico potrà mai essere specializzato in tutto, ma deve sapere indirizzare il lavoro dei tecnici dei ministeri: invece l’uso improprio della conoscenza porta a un ribaltamento della realtà, che vede una mortificazione dell’Italia delle eccellenze professionali e lavorative, quando dovrebbe essere difesa e valorizzata. Negarlo equivale a negare l’evidenza.

Una di queste battaglie ‘ideologiche’ e corporative è appunto quella di impedire le estrazioni di gas naturale in mare. Per non creare equivoci, sono padre di tre figlie e ci tengo al loro futuro, quindi sono d’accordo su ciò che è ovvio: occorre arrivare nel più breve tempo possibile al solo utilizzo delle fonti rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica a tutti i livelli. Ma non cammino con i piedi sul soffitto e so che non può succedere da un giorno all’altro. Se impedisco per decreto che si estragga il gas naturale o, spingiamoci oltre con la fantasia, se blocco qualsiasi importazione di gas dall’estero, non mi trovo per logica conseguenza un’Italia piena di pale eoliche o pannelli solari. E il mattino dopo troverò un Paese senza energia per fare funzionare le industrie, il turismo, i trasporti eccetera.

Lei invece preferisce occuparsi di altri temi internazionali, come individuare un nemico a cui attribuire la colpa del mancato successo delle politiche sue e del Movimento 5 stelle: la Francia, la globalizzazione, poi passa alla Banca d’Italia fino ai lavoratori dell’oil&gas di Ortona o di Ravenna – la cui intelligenza ha insultato definendoli strumento in mano alle cattive multinazionali – oltre all’immancabile Pd, capro espiatorio che Lei usa spesso per giustificare tutti i fallimenti politici e istituzionali di questo Paese.

Il complottismo dei poteri forti, dell’establishment, poteva andare bene nel periodo d’oro dell’opposizione ma oggi Lei deve governare lo sviluppo economico dell’Italia: ha in mano il destino di un Paese di sessanta milioni di abitanti, la seconda manifattura europea e la propaganda vale zero. Lei ha la responsabilità di dare delle certezze, non creare incertezza.

Governare il mondo dell’industria energetica con il suo cattivo uso della conoscenza, porta a questa evidente negazione della realtà: non vedere quell’Italia popolata da migliaia di lavoratori, di imprenditori, di tante PMI che come nel caso del comparto dell’energia, dell’impiantistica e dei suoi servizi sono un’eccellenza mondiale. Negarlo equivale a negare l’evidenza.

I segnali elettorali abruzzesi sono un segnale di deficit della Sua credibilità? Aspetto a sbilanciarmi in giudizi sommari. Ma dai dati abruzzesi emerge la certezza che la crisi di consenso non tocca Salvini, suo partner di governo, anzi il contrario.

A Roma si è visto che il mondo dell’energia, dell’impiantistica industriale e dei suoi servizi è vivo, che vuole fare sentire la propria voce, vuole testimoniare indossando i propri ‘caschi gialli’ quale sia l’importanza che ha per il presente e futuro di questo Paese. Anzi, che sono vivi tutti i settori in cui questo Paese eccelle e sono tanti: un’Italia che non finisce tanto spesso sui giornali o in televisione ma quando succede ci fa sentire orgogliosi di essere italiani.

Forse è il caso che Lei li ascolti: sono i suoi cittadini, sono gli italiani che Lei è stato chiamato a difendere e rappresentare.

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