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Cambiamenti Climatici Clima

Perché i cambiamenti climatici spaventano i banchieri centrali

Le banche centrali di Regno Unito, Francia e Paesi Bassi hanno intenzione di ideare degli “stress test” con lo scopo di verificare l’impatto dei cambiamenti climatici.L’approfondimento di Sebastiano Torrini Le banche centrali di Regno Unito, Francia e Paesi Bassi hanno intenzione di ideare degli “stress test” con lo scopo di verificare l’impatto dei cambiamenti climatici…

Le banche centrali di Regno Unito, Francia e Paesi Bassi hanno intenzione di ideare degli “stress test” con lo scopo di verificare l’impatto dei cambiamenti climatici – intesi come innalzamento delle temperature, inondazioni, disastri, desertificazione – e della transizione verso un’economia a basse emissioni di anidride carbonica sulle attività delle istituzioni finanziarie. L’obiettivo è quello di valutare il possibile rafforzamento della vigilanza regolamentare per consentire alle banche stesse di affrontare al meglio i rischi climatici che possono colpire il sistema finanziario globale. (L’articolo completo su EnergiaOltre)

emissioniGLI IMPATTI CATASTROFICI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI E I PERICOLI DELLA TRANSIZIONI ENERGETICA AL CENTRO DELLE DISCUSSIONI

L’ipotesi è nata nel corso di una riunione delle autorità di vigilanza finanziaria ad Amsterdam, secondo quanto rivelato dal Financial Times. Nel corso dell’incontro il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha avvertito degli “impatti catastrofici” che possono avere i cambiamenti climatici e i pericoli che possono derivare da una brusca transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. François Villeroy de Galhau, capo della banca centrale francese, nel corso della stessa riunione, ha esercitato a sua volta pressioni per rendere obbligatoria la divulgazione dei rischi climatici per le attività di banche e assicurazioni dell’Unione europea, ma anche le penalizzazioni legate agli investimenti in attività ad elevate emissioni. Klaas Knot, governatore della banca centrale olandese, ha partecipato all’incontro insieme a Frank Elderson, direttore esecutivo dell’istituzione. Elderson ha spiegato che è troppo presto per parlare di informazioni obbligatorie sul clima, ma ha elogiato i progressi compiuti dai regolatori nella comprensione dei rischi legati ai fenomeni climatici, tracciando un parallelo con il modo in cui l’ascesa di internet ha cambiato il modo di pensare dei regolatori stessi.

OLTRE 230 SOCIETÀ HANNO SOTTOSCRITTO LA VOLUNTARY DISCLOSURES SUL CILMA DEL FINANCIAL STABILITY BOARD

Dopo la firma dell’accordo di Parigi sul clima nel 2015, le autorità europee di vigilanza finanziaria hanno esaminato in modo sempre più approfondito i settori bancario e assicurativo per comprendere la loro esposizione ai rischi climatici e la loro preparazione alla transizione verso un sistema energetico a basse emissioni di anidride carbonica. Più di 230 società, tra cui istituzioni finanziarie con 80 trilioni di dollari in asset gestiti, hanno sottoscritto la voluntary disclosures raccomandata dalla Task Force on Climate-Related Financial Disclosure, una rete istituita dal Financial Stability Board (FSB).

BANKITALIA AL LAVORO DA TEMPO SUL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Anche Bankitalia è intervenuta sulla questione, circa un anno fa. Secondo Via Nazionale l’impatto di terremoti e alluvioni su famiglie e imprese si trasferisce inevitabilmente anche alle banche: “I livelli di copertura assicurativa sono troppo bassi, lo Stato deve intervenire”, la sintesi della posizione di Bankitalia. Per i tecnici anche i rischi dell’aumento delle temperature sono sottostimati, specie per il nostro paese. Il vice direttore dell’istituto Luigi Federico Signorini, intervenendo in quell’occasione alla presentazione del rapporto “National dialogue on sustainable finance” aveva evidenziato come l’ufficio studi di Via Nazionale stesse lavorando proprio su uno di questi aspetti: il rischio idrogeologico.

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