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Come l’Australia imiterà gli Usa nello shale gas

Che cosa ha deciso l’Australia sul fracking nel Territorio del Nord. Tutti i dettagli nell’articolo di Sebastiano Torrini L’Australia sulla scia degli Stati Uniti su gas e shale revolution? E’ quello che si stanno chiedendo analisti e osservatori dopo le ultime notizie del Financial Times. Il Territorio del Nord dell’Australia, infatti, ha revocato la moratoria…

L’Australia sulla scia degli Stati Uniti su gas e shale revolution? E’ quello che si stanno chiedendo analisti e osservatori dopo le ultime notizie del Financial Times. Il Territorio del Nord dell’Australia, infatti, ha revocato la moratoria sul fracking, il processo di estrazione del gas dalla roccia di scisto, con l’obiettivo di replicare la “shale revolution” nella regione dotata di enormi risorse minerarie.

L’INDUSTRIA PETROLIFERA E DEL GAS AUSTRALIANA PLAUDE ALLA DECISIONE

La decisione è stata accolta, naturalmente, con favore dall’industria petrolifera e del gas, che promette di investire miliardi di dollari nell’esplorazione e di creare migliaia di posti di lavoro in una regione sottopopolata ma sei volte più grande del Regno Unito.

LA ZONA DOVREBBE POSSEDERE AMPIE RISERVE DI COMBUSTIBILI FOSSILI

Le società energetiche australiane Origin Energy e Santos hanno identificato proprio nel Territorio del Nord una potenziale fonte di gas per far fronte alla carenza di combustibili fossili in Australia, che ha portato a un aumento dei prezzi dell’energia e spinto Canberra a contingentare le esportazioni di gas naturale liquefatto, una degli export più redditizi del paese. Nel febbraio 2017, Origin Energy ha stimato riserve per 6,6 miliardi di metri cubi di gas nel suo progetto di Beetaloo che si trova proprio nella zona, anche se attualmente le perforazioni esplorative non hanno ancora dimostrato di essere in grado di realizzare un tasso di estrazione in grado di raggiungere un livello di sfruttamento commerciale. Anche Santos, Falcon Oil & Gas e Pangaea Resources stanno esplorando il Territorio del Nord per la produzione di gas non convenzionale. Ben Wilson, analista alla Royal Bank of Canada, ha ammesso al Financial Times che Beetaloo rappresenta una grande risorsa alla pari con i grandi giacimenti shale statunitensi di Marcellus e Barnett, nel nord-est e nel sud del paese. “Beetaloo in più ha il vantaggio di essere ampiamente collegato a due vie di esportazione”, ha detto Wilson. “Le aziende associate sono pronte ad investire miliardi di dollari in nuovi progetti” ha dichiarato a FT Malcolm Roberts, amministratore delegato della lobby dell’industria petrolifera e del gas Appea, dopo che il governo del Territorio del Nord ha deciso di revocare la moratoria.

IL FRACKING NON PIACE AGLI AMBIETALISTI

La fratturazione idraulica consiste nel pompare acqua, sabbia e sostanze chimiche sotto terra ad alta pressione in formazioni rocciose di scisto per rilasciare petrolio e gas. È questa la tecnica che ha consentito la rivoluzione energetica negli Stati Uniti, che dopo aver abbracciato questa tecnologia e più che raddoppiato la produzione di petrolio nell’ultimo decennio. Diversi paesi – Germania, Francia e Scozia in primis – hanno, tuttavia, vietato il fracking per questioni ambientali legate alle emissioni di gas a effetto serra e al potenziale impatto sulle acque sotterranee. Greenpeace, infatti, ha descritto la decisione del governo del Territorio del Nord come “miope”, avvertendo che avrebbe portato alla contaminazione delle acque, all’aumento delle emissioni di carbonio e a problemi di salute per la popolazione locale. Nella stessa Australia, diversi Stati hanno vietato del tutto il fracking o introdotto una moratoria sulla tecnologia, tra cui Victoria, Australia occidentale e Tasmania. Ma il governo federale sta esortando i governi degli Stati a cambiare le regole per contribuire a risolvere la carenza di gas del paese, in parte causata proprio dal successo delle esportazioni di GNL.

PERCHÉ IL TERRITORIO DEL NORD HA REVOCATO LA MORATORIA

Il governo del Territorio del Nord ha dichiarato di aver revocato la moratoria sulla base di pareri scientifici secondo cui i rischi derivanti dal fracking potrebbero essere ridotti a un livello accettabile se venissero seguite determinate raccomandazioni. Introducendo al contempo zone di divieto nei parchi nazionali e in altre aree che coprono il 49 per cento del territorio.

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