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Banca D'Italia

Caro governatore Visco, servono politiche di sostegno alla domanda

Il commento di Giorgio La Malfa, economista ed ex ministro, sulla relazione del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco Un certo tono di sollievo per il miglioramento di molti dati della situazione economica italiana caratterizza la Relazione del governatore della Banca d’Italia. Pur riconoscendo che la crescita italiana è modesta (l’1,5 per cento quest’anno e…

Un certo tono di sollievo per il miglioramento di molti dati della situazione economica italiana caratterizza la Relazione del governatore della Banca d’Italia. Pur riconoscendo che la crescita italiana è modesta (l’1,5 per cento quest’anno e in potenziale rallentamento a causa del quadro internazionale) ed anche inferiore a quella degli altri paesi dell’area dell’euro, il governatore ha messo in evidenza un miglioramento dell’andamento del settore produttivo e in particolare delle esportazioni, una riduzione della disoccupazione e una certa ripresa degli investimenti dopo il crollo degli scorsi anni. Anche le banche vanno meglio che in passato.

Ma naturalmente accanto a questi dati, la Banca d’Italia ha richiamato l’attenzione sul bilancio pubblico. Se il deficit appare sotto controllo, l’indebitamento complessivo rimane molto pesante: al 130 per cento del reddito nazionale è di 50 punti superiore alla media dell’area dell’euro nel suo complesso. Questa pesante esposizione debitoria, che richiede di collocare ogni anni sul mercato all’incirca 400 miliardi di euro per rinnovare i titoli in scadenza, è un elemento perdurante di fragilità dell’Italia. Per questo Visco chiede, con un riferimento implicito ai programmi con cui alcuni partiti si sono presentati alle elezioni, una perdurante attenzione alla finanza pubblica.

Il punto che richiede un’ulteriore riflessione è la strategia delineata nella Relazione. Visco ovviamente sa che, senza una forte accelerazione della crescita, pur con un bilancio più o meno in pareggio, il rapporto debito-PIL non può scendere. “Ridurre l’incidenza del debito pubblico e, contemporaneamente, sospingere l’attività economica è difficile ma non impossibile”, scrive il governatore, ma questo è il punto su cui è lecito nutrire qualche dubbio. Nell’analisi del governatore “la bassa crescita italiana degli ultimi venti anni è soprattutto il risultato del ristagno della produttività”. E quindi una serie di interventi per aumentare la produttività potrebbe consolidare la ripresa e allargare lo spazio all’attività delle imprese produttive.

E’ un punto delicato. Si può sostenere che non è la bassa produttività a tenere bassa la crescita, bensì la bassa crescita a pesare sulla produttività. Se è così, per rafforzare la crescita serve agire dal lato della domanda. Le esportazioni aiutano, ma bisogna sostenere anche la domanda interna. E questo richiede un contributo del bilancio pubblico attraverso minori prelievi fiscali o maggiori spese di investimento. Dobbiamo farlo e farlo presto, perché non è detto che le condizioni internazionali restino favorevoli e non portino a un aumento dei tassi di interesse.

I vincoli sul deficit previsti dagli accordi europei condizionano negativamente questa possibilità. Si può comprendere che in una situazione politica così dominata dall’incertezza la Banca d’Italia non voglia fare nessuna apertura alle politiche di sostegno della domanda. Ma è altrettanto sicuro che senza una spinta dal lato della domanda la crescita, che già oggi, è inferiore a quella media europea, non riuscirà a fare scendere il rapporto debito-PIL. Questo è il problema non facile, ma ineludibile.

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