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Sparkle Grecia

Tim, che cosa succede fra Vivendi, Elliott e Cdp sulla rete Telecom e non solo

Tutte le ultime novità su Tim. Fatti, nomi, numeri, indiscrezioni e scenari

 

Si preparano munizioni e strategie in vista dell’assemblea Tim del 29 marzo, quando si discuterà la richiesta avanzata da Vivendi per sostituire i consiglieri espressione di Elliott (che al momento esprime la maggioranza del board dell’ex Telecom Italia).

Occhi puntati, in particolare, sui movimenti di Borsa e sulle mosse della Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia), azionista di Tim ora al 7%.

Chi è il mister X che fa salire il titolo Telecom, protagonista per la seconda seduta consecutiva di un robusto recupero?, si è chiesto oggi il Sole 24 Ore.

Ieri, infatti, il titolo Telecom ha superato anche quota 56 centesimi, chiudendo in rialzo del 2,69% a 0,5648 euro tra scambi raddoppiati rispetto alla media che hanno interessato oltre 200 milioni di pezzi.

C’è chi sostiene che ci sia un un grosso investitore Usa che avrebbe deciso di puntare sul piano Gubitosi, in simbiosi con tutta probabilità con il fondo di Paul Singer.

Ma sul mercato circolano anche voci di fondi asiatici in manovra – qualcuno dice cinesi – sebbene il road-show Telecom in corso non abbia toccato finora piazze orientali, ha aggiunto il Sole 24 Ore.

Movimenti di certo – notano alcuni osservatori – che non tranquillizzano i francesi di Vivendi.

Gli uomini di Vincent Bolloré in Italia – in primis Franco Bernabé – contano su una mossa bipartisan della Cassa depositi e prestiti, presieduta da Massimo Tononi (che negli scorsi giorni ha detto esplicitamente di voler lasciare Cdp ma Guzzetti gli ha chiesto di restare) e guidata dall’amministratore delegato Fabrizio Palermo.

Insomma, meglio che la Cdp lavori per una composizione degli interessi fra i due soci contendenti, ossia Vivendi ed Elliott, è l’auspicio della maggioranza di governo, e dunque dei Cinque Stelle di Luigi Di Maio che ha indicato Palermo.

Ma che cosa farà il gruppo controllato dal Tesoro il 29 marzo?

Il giornale on line Affari Italiani, che spesso ha informazioni di prima mano su pensieri e mosse dei Pentastellati, ha scritto che la Cdp possa astenersi: “L’astensione segnerebbe la fine dell’alleanza con Elliott ma non comporterebbe una sconfessione della strategia sinora seguita visto che l’astensione equivale da statuto a voto contrario”.

Sarà così? Si vedrà. Di certo azionisti e dossier sono in movimento e nuovi equilibri devono essere trovati.

A partire dal dossier rete. Scorporo della rete e fusione con quella di Open Fiber per realizzare ex novo a un campione nazionale con baricentro Cdp o scorporo al contrario, ossia Tim vende la parte dei servizi e si tiene la rete integrandola con quella di Open Fiber?

A queste due alternative – la prima invocata da Elliott e la seconda non sgradita a Vivendi, anche se le posizioni sono meno rigide del passato – sul tavolo c’è anche un’altra prospettiva: il gruppo guidato dall’ad, Luigi Gubitosi, potrebbe conferire Flash Fiber, joint per la fibra con Fastweb, in cambio di circa un terzo di Open Fiber, società controllata pariteticamente da Cdp e Enel.

“In questo modo Telecom non dovrebbe scorporare la propria infrastruttura, ma condividerebbe gli investimenti per la rete di nuova generazione, e non dovrebbe consolidare il debito di Open Fiber”, ha scritto il Sole giorni fa chiosando che l’ipotesi “non sarebbe sgradita nell’azionariato di Open Fiber”.

Una prospettiva che non convincerebbe Elliott.

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