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Ecco tutti i subbugli in Tim su Sparkle fra Elliott e Vivendi (in attesa di Cdp)

Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari sulla vendita avviata di Telecom Sparkle, controllata di Tim

Il dossier Telecom Italia Sparkle entra nel vivo.

Vivendi non si è mai espressa chiaramente. Il capo azienda Amos Genish più volte ha dichiarato che non è un asset core. Ed Elliott ha messo per iscritto di auspicare il “deconsolidamento” per “massimizzare il valore delle sue attività”.

Sono queste le posizioni – e le differenti impostazioni in particolare tra Vivendi ed Elliott – su Sparkle, controllata di Tim.

Il processo di vendita di Sparkle “sta iniziando”, ha detto oggi il presidente di Tim, Fulvio Conti.

Una decisione non a sorpresa, visto quanto il 19 aprile scorso l’ad Genish disse al Sole 24 Ore: “Quanto al perimetro del gruppo, l’unico asset che potremmo cedere è Sparkle, poi bisogna vedere perché ci sono i vincoli del golden power. Tutto il resto per il nostro business è strategico”.

Ma cosa è e che cosa fa Telecom Sparkle?

TUTTI I DETTAGLI SULLA STRATEGICITA’ DI SPARKLE

Attraverso i cavi di Sparkle e i suoi «Pop», «point of presence», ovvero punti di accesso alla rete, passano le comunicazioni telefoniche e internet praticamente di mezzo mondo. La società è presente in 37 Paesi con 753 dipendenti, particolarmente in Europa, Mediterraneo e Nord/Sud America, si legge nel bilancio Sparkle.

“La società è il settimo operatore mondiale del traffico internet commerciale e il secondo in Europa, dietro TeliaSonera. La sua è una posizione strategica, collocata in particolare al centro del Mediterraneo, in Sicilia – ha scritto negli scorsi mesi il Corriere della Sera – L’intreccio di fibra ottica a marchio Sparkle abbraccia l’Oceano Atlantico e quello Indiano, circumnaviga l’Africa, il Medio Oriente e l’America Latina e si snoda in tutte le direzioni nei fondali del Mediterraneo. Ha uffici in 37 Paesi, compresa l’Arabia Saudita, la Russia, l’India. Ha di recente aperto un Pop in Iran, Teheran, prima e unica compagnia occidentale ad essere autorizzata a farlo”.

I PROGETTI DI ELLIOTT SU TIM

Il fondo Elliott è molto favorevole alla vendita di Sparkle. “Riteniamo che il deconsolidamento di NetCo e Sparkle potrebbe consentire a Tim di massimizzare il valore delle sue attività e portare un effetto leva in linea con i competitor”, ha messo nero su bianco il fondo di Paul Singer prima dell’assemblea dove sconfisse Vivendi.

Nella vendita non potrà non essere fra i candidati a comprare, secondo gli addetti ai lavori, il gruppo Cassa depositi e prestiti, visto che le istituzioni da tempo sorvegliano sulla italianità di Sparkle, temendo influenze troppo invasive degli azionisti stranieri di Tim.

CHE COSA SI ATTENDE DA CDP

D’altronde gli uomini di Elliott attendono mosse precise, anche in questa direzione, da parte del gruppo controllato dal Tesoro. Che cosa si aspetterebbe Elliott dalla nuova Cdp ora guidata dal neo amministratore delegato, Fabrizio Palermo? Che eserciti il suo ruolo e diventi vero azionista di riferimento. Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine in ambienti finanziari, gli americani di Elliott pensano in sostanza che in una società stile public company – come Tim – secondo Singer c’è sempre spazio per un azionista istituzionale rilevante come la Cassa.

CHE COSA SPERANO ELLIOTT E VIVENDI SU CDP E GOVERNO

Non serve, secondo la visione di Elliott, un ulteriore incremento della quota posseduta da Cdp in Tim ma un ruolo proattivo che finora non è stato svolto dalla Cassa. Ma con i nuovi vertici insediati di Cdp, gli americani attendono un atteggiamento meno atarassico da parte della Cassa. Magari contribuendo a nominare un nuovo capo azienda, in prospettiva. Contattato da Start Magazine, il fondo non ha voluto commentare.

Anche Vivendi si attende mosse della Cdp. Ieri Repubblica ha scritto che i francesi si attendono “un atteggiamento benevolo del governo” verso le mire di Vivendi che “chiederebbe la convocazione di una nuova assemblea per riprendere il comando della società”. Così, secondo Repubblica, “il francese Arnaud de Puyfontaine (Vivendi) sta cercando di portare dalla sua parte l’esecutivo (“azionista” di Tim grazie al 4,93% della Cassa)”.

IL FARO ISTITUZIONALE SU VIVENDI

Ma da tempo ambienti dell’intelligence per Sparkle hanno acceso i riflettori all’indirizzo dei francesi. A partire dal fronte sud. La Sicilia è uno snodo chiave della rete di Sparkle: nell’isola passano 12 dei 16 cavi internazionali che attraversano il Mediterraneo. A Palermo, nel Sicily Hub, sono ospitati anche i server di Google che gestiscono il traffico nei Paesi del Mediterraneo.

Aveva detto tempo fa Alessandro Talotta, ex ad di Sparkle: “Oggi il traffico dati da Asia, Medio Oriente, Golfo e Africa, arriva comunque in Sicilia, ma qui viene instradato su altri cavi e portato fino a Francoforte e Marsiglia. Sono cavi della rete Telecom ma su cui Telecom ha solo ricavi di puro transito. “In diretta concorrenza – ha chiosato venerdì scorso il Corriere della Sera – con un hub simile, basato a Marsiglia, in Francia”.

L’ALTRO HUB A MARSIGLIA

Ma chi si cela dietro il centro di smistamento dati di Marsiglia? A gestirlo è la società con base nei Paesi Bassi e quotata a Wall Street, Interxion, fornitrice di servizi legati ai data center che in Europa lavora con 35 centri, tra cui appunto Marsiglia. Nell’azionariato di Interxion compare con una quota di rilievo (circa il 27%) il fondo di private equity Baker Capital. Baker Capital partecipa al capitale Canal+, la televisione a pagamento francese di proprietà di Vivendi, primo azionista di Tim.

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