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Gubitosi Fibercop

Tim, ecco perché Vivendi salverà Gubitosi nella guerra a Elliott

L'approfondimento di Michele Arnese

 

Come mai Luigi Gubitosi è stato salvato dall’annunciata e auspicata rottamazione dei consiglieri di amministrazione di Tim espressione del fondo Elliott? Perché l’attuale amministratore delegato di Tim è stato risparmiato dalla furia di Vivendi in vista del rinnovo del board dell’ex Telecom Italia?

Sono le due domande al centro dei pour parler nei palazzi della politica e della finanza dopo l’offensiva anti Elliott scatenata dai francesi di Vivendi che puntano ad avere il controllo del consiglio di amministrazione di Tim dopo essere stati defenestrati nel corso dell’assemblea di maggio che sancì la vittoria del fondo americano con il sostegno di fatto di Cdp (azionista con circa il 5% di Tim).

Domande per nulla banali su Vivendi e Gubitosi.

Vivendi ha proposto cinque consiglieri di cui quattro italiani: Flavia Mazzarella, Franco Bernabé, Gabriele Galateri di Genola, Rob van der Valk e Francesco Vatalaro. “Tutti candidati indipendenti e di grande e comprovata esperienza”, ha sottolineato il gruppo francese di Vincent Bolloré.

E nel contempo non ha esitato a stigmatizzare il presidente Fulvio Conti e i consiglieri Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti e Dante Roscini, tutti espressione del fondo americano fondato da Paul Singer.

I giudizi sono stati di fuoco: “È chiaro che” Fulvio Conti “mentre dichiarava fortemente la propria indipendenza, questi in realtà agiva quale amministratore esecutivo orchestrando e guidando il ‘golpe’ allo scopo di sostituire Amos Genish”, ha messo per iscritto Vivendi nella relazione per illustrare la richiesta di convocazione dell’assemblea di Tim.

“In particolare – ha aggiunto Vivendi – egli, in qualità di presidente, ha dapprima fatto sì che il consiglio di amministrazione discutesse i risultati dell’impairment test e la successiva svalutazione delle immobilizzazioni immateriali in una occasione inusuale quale quella dell’approvazione della relazione finanziaria trimestrale, opponendosi a che il consiglio di amministrazione discutesse del recovery plan predisposto dall’amministratore delegato. Subito dopo, come ricordato, ha convocato d’urgenza il consiglio per rimuovere Amos Genish approfittando della sua assenza”.

La relazione di Vivendi critica anche il consigliere Dante Roscini che, come “lead independent director, è tenuto a rappresentare tutti gli amministratori indipendenti”. Invece, secondo Vivendi, “egli non ha assicurato un completo e tempestivo flusso informativo a tutti gli amministratori e al contrario ha partecipato in prima persona ai colloqui telefonici organizzati e ai pre-meeting svoltisi con la sola partecipazione dei candidati Elliott al fine di precostituire le relative decisioni del consiglio”.

Vivendi ha chiesto la revoca anche del consigliere Massimo Ferrari. Il quale, si legge, “ha contribuito alla complessiva divulgazione di rumors e a ingenerare confusione, rilasciando interviste non autorizzate e ha altresì partecipato attivamente alle pre-riunioni svoltesi con la sola partecipazione dei candidati Elliott”.

Bordate anche contro Alfredo Altavilla, che in qualità di presidente “indipendente” del comitato nomine e remunerazione di Tim, “ha partecipato apertamente alla corsa per succedere ad Amos Genish, perseguendo pertanto il proprio personale interesse nel cercare di ottenere tale incarico che alla fine – in seguito a un veemente contrasto consumatosi al di fuori degli organi sociali competenti e, ancora una volta, in violazione dei principi che disciplinano i piani di successione all’interno del gruppo Tim e che il comitato da lui presieduto avrebbe dovuto garantire, è stato attribuito al signor Gubitosi”.

Siluri anche contro Paola Giannotti De Ponti che, ha scritto il gruppo francese, “mentre rivestiva il ruolo di presidente ‘indipendente’ del Comitato controllo e rischi di Tim, ha monitorato l’intero processo di impairment test, le cui risultanze sono state strumentalizzate al fine di ‘giustificare’ la revoca di Amos Genish, e ha preso parte all’effettivo processo decisionale svoltosi al di fuori dei competenti organi societari”.

A sorpresa, invece, nessuna critica nei confronti di Luigi Gubitosi, nominato a novembre amministratore delegato dai consiglieri di Elliott al posto di Genish.

Come mai? Perché questo trattamento di favore per il manager eletto dall’assemblea in cui prevalse Elliott e nominato capo azienda per volontà del fondo americano?

In mancanza di dichiarazioni o versioni ufficiali, le ipotesi sono diverse, secondo la ricostruzione di Start Magazine.

C’è chi ritiene che Vivendi si sia comportata come Elliott, che in un primo momento ha confermato come amministratore delegato di Tim, Genish, anche se il manager israeliano era stato indicato da Vivendi. Dunque una conferma temporanea per Gubitosi? Non è detto.

Inoltre, si dice in ambienti vicini al gruppo transalpino, cambiare di nuovo capo azienda a distanza di poco tempo non sarebbe una mossa gradita dal mercato.

C’è invece chi ritiene che non sia causale o contingente la scelta di Vivendi. Rumors romani attestano che siano in corso sintonie latenti fra il gruppo di Bolloré e Gubitosi, che vanta ottime relazioni con ambienti francesi.

Altre fonti, questa volta politiche, sottolineano che c’è dell’altro dietro la mossa di Vivendi pro Gubitosi (lo “scacchista”, come definito in maniera tutt’altro che negativa, anzi, dal quotidiano La Stampa).

Lo “scacchista” – seppure Elliott puntava allo scorporo della rete assecondando il progetto del governo di creare una società unitaria della rete con Open Fiber e magari Sparkle – starebbe rivedendo le sue posizioni sulla rete, come ha scritto sabato il settimanale Milano Finanza.

D’altronde, nella lettera ai dipendenti dopo essere stato nominato capo azienda di Tim, Gubitosi non ha fatto alcun riferimento al dossier rete, come era peraltro prevedibile.

Ma se Gubitosi starebbe cambiando davvero posizione (Vivendi contraria allo scorporo, come ha spiegato chiaramente Franco Bernabé che sarà l’uomo di punta dei francesi nella prossima assemblea), questo significa che anche il governo sta modificando la sua idea?

Alla prossima puntata della saga Tim.

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