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Tim, ecco come e perché Gubitosi scuote Antitrust e Agcom

Che cosa ha detto l'amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, non solo sul progetto della rete unita con Open Fiber

 

“Oggi la nostra competizione è sicuramente con gli over the top. La nostra regolamentazione, l’Antitrust, Agcom, si è formata negli anni 90, dobbiamo guardare oltre”. Lo ha detto Luigi Gubitosi, ad di Tim, intervenuto al convegno “Vocazione reti” organizzato da Fistel Cisl e Agcom a Napoli. “Non c’è ricerca in Italia su questi temi, molto poca – ha affermato – lavoreremo con le università per cercare di farla, ma competiamo con soggetti molto più grandi di noi che prima o poi spazzeranno qualunque cosa ci sia in questo mercato”. “Non c’è bisogno che dica all’Autorità cosa deve fare, abbiamo un’autorità forte che in Italia con una grande tradizione ha avuto grandi presidenti – ha concluso a vi lascio con una frase di Robin Williams nel film L’attimo fuggente: “Osate cambiare, cercate nuove strade””.

Il capo azienda di Tim ha fatto rilievi anche alla stampa, prendendo spunto dall’articolo odierno del quotidiano la Repubblica sulla fusione delle reti Tim e Open Fiber: “Ogni tanto vedo ricostruzioni fantasiose sui giornali, aspetterei la versione originale, quando sarà pronta la daremo”, ha detto Gubitosi, parlando del piano: “Per ora non c’è – ha affermato – tutte le ricostruzioni che si leggono sono risultato di qualcuno che pensa potrebbe essere così ma quando sarà il momento se ne parlerà”.

CHE COSA HA SCRITTO IL SOLE 24 ORE

Il Sole 24 Ore oggi scrive che ci sono stati progressi nella discussione in merito all’integrazione di Open Fiber in Tim. Il tema sarà affrontato nel cda di Tim del 1 agosto e non in quello del 27 giugno, ma la struttura dell’operazione si sarebbe definita e consisterebbe nell‘acquisto del 50% di Open Fiber controllato da Cdp in cambio di azioni Tim. L’ipotesi sulla quale si starebbe ragionando prevede l’acquisto del 50% di Cdp in Open Fiber (l’altro 50% è dell’Enel), “pagando” con azioni Telecom e la fusione tra quest’ultima e Flash Fiber, joint con Fastweb per lo sviluppo della rete in fibra, sotto l’egida di Tim che avrebbe il controllo di due terzi del capitale. L’operazione – sintetizza Corcom – porterebbe Cdp a una quota molto simile (circa il 21%) a quella di Vivendi che detiene il 23,94% delle azioni.

LE VALUTAZIONI DI OPEN FIBER SECONDO REPUBBLICA

Secondo Repubblica, Tim e Cdp avrebbero trovata la quadra sulla valutazione di Open Fiber che sarebbe di circa 2 miliardi, più alta del range 1,3-1,6 miliardi ipotizzato da Equita e poco al di sotto dello studio dell’analista Maurizio Matteo Dècina, ricorda Corcom, che stima 2,3 miliardi.

CHE COSA EMERGE DAL BILANCIO ENEL

Due miliardi sarebbero più del doppio di quanto si desume dal bilancio di Enel. Infatti il 50% di Open Fiber è iscritta nel bilancio di Enel per 490 milioni di euro. Cdp Equity invece, che aveva svalutato la quota nel 2017, l’ha iscritta nel bilancio 2018 per 250 milioni, sottolinea l’Ansa.

I NUMERI IN BALLO

Per Enel il costo originario del suo 50% era di 365 milioni, il 3 ottobre 2019 sono stati versati in conto capitale 125 milioni di euro (lo stesso ha fatto anche Cdp) per “supportare gli investimenti necessari per la realizzazione del piano industriale 2018-2027 della società”.

LA PAROLA DI FASTWEB

“Non si fara’ mai la rete unica” perche’ Fastweb rimarrà “sempre un’alternativa importante” anche in caso di fusione tra la rete Tim e Open Fiber. E’ quanto ha sottolineato oggi Alberto Calcagno, ad di Fastweb al convegno Fistel Cisl sulle reti. Anche se ci fosse fusione tra rete Tim e Open Fiber, infatti, in Italia “non ci sarebbe una rete unica perché noi abbiamo una rete indipendente che copre gà’ 8 milioni di case che puntiamo a far arrivare a 16 milioni entro 4 anni. E questa rete, oltre a utilizzarla per dare connettività ai nostri clienti, la mettiamo a disposizione di altri operatori in modalità wholesale. Quindi Fastweb rimarrà un’alternativa importante anche se venisse meno la competizione tra OF e Tim”, ha concluso Calcagno.

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