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Tim, ecco quanto la Cassa depositi e prestiti sta “perdendo”

Si susseguono ipotesi, rilievi e critiche sull’ingresso della Cassa depositi e prestiti (Cdp) in Tim. La decisione della Cdp (controllata dal Tesoro) di entrare nel capitale sociale dell’ex Telecom Italia fin dall’inizio ha destato dibattito, a partire da una scarsa chiarezza contenuta nelle comunicazioni alla stampa della decisione (qui il commento di Start Magazine nei…

Si susseguono ipotesi, rilievi e critiche sull’ingresso della Cassa depositi e prestiti (Cdp) in Tim.

La decisione della Cdp (controllata dal Tesoro) di entrare nel capitale sociale dell’ex Telecom Italia fin dall’inizio ha destato dibattito, a partire da una scarsa chiarezza contenuta nelle comunicazioni alla stampa della decisione (qui il commento di Start Magazine nei giorni clou).

L’obiettivo politico – non presente nelle dichiarazioni del vertice della Cdp, all’epoca presieduta da Claudio Costamagna – fu invece esplicitato dal presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, in rappresentanza delle fondazioni bancarie azioniste della Cassa depositi e prestiti, e dall’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: favorire la costituzione di una società unica delle reti fra Tim e Open Fiber.

Un progetto esplicitato all’epoca dal fondo Usa, Elliott, che fronteggiava in quei giorni l’azionista forte di Tim, il gruppo francese Vivendi. Dunque la Cdp scese di fatto in campo pro Elliott e contro Vivendi in vista dell’assemblea che doveva rinnovare il consiglio di amministrazione.

Fin dall’inizio, però, l’ingresso di Cdp fu passato al vaglio da osservatori e analisti.

Consob ha chiesto chiarimenti alla Cassa depositi e prestiti (Cdp) sull’operazione che l’ha portata al 4,26% di Telecom Italia.

Tutto nasce il 4 aprile, quando indiscrezioni dell’Ansa riferiscono che la Cassa depositi e prestiti sarebbe intenzionata a muovere su Tim e parlano di un consiglio di amministrazione convocato per il giorno seguente.

La mattina del 5 aprile, alcuni quotidiani riprendono l’indiscrezione prospettando la possibilità che la Cdp acquisti una partecipazione fino al 5% della società di telecomunicazioni.

Le indiscrezioni vengono confermate la sera del 5 aprile, a mercato chiuso, dalla Cassa, che in una nota si dice appunto intenzionata a rilevare fino al 5% di Telecom.

“Uno dei problemi – scrisse Carlo Scozzari di Business Insider Italia – è che le indiscrezioni hanno fatto “scappare” il prezzo delle azioni Tim, che hanno guadagnato il 5,22% nella seduta di Borsa di giovedì 5 aprile e quasi il 7% nella sessione di venerdì 6. A quanto risulta, la Cdp, già la sera del 5 aprile, avrebbe acquistato opzioni da fondi per rilevare pacchetti di titoli”.

L’11 aprile viene poi annunciato ufficialmente che la Cassa è al 4,26% di Tim.

L’operazione con cui la Cdp è salita appena sotto il 5% solleva numerosi dubbi e interrogativi, soprattutto in relazione all’uscita delle indiscrezioni tra la sera del 4 e la mattina del 5 aprile. “E’ probabilmente su questo che si è concentrata l’attenzione di Consob” che – ha scritto Business Insider Italia – “ha chiesto chiarimenti alla Cassa depositi e prestiti(Cdp) sull’operazione che l’ha portata al 4,26% di Telecom Italia”.

Ma il risultato, al momento, come calcolato dall’economista esperto di trasporti, Andrea Giuricin, è che la Cdp deve registrare una perdita – ovviamente potenziale – in valori di Borsa di Tim pari a “oltre 200 milioni di euro in 2 mesi e mezzo (per la quota del 4,2%”.

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