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Tim, che cosa si stanno dicendo Elliott, Asati, Assogestioni e Arca contro Vivendi

“Occorre che venga presentata un’unica lista per il board e un’unica lista per il collegio sindacale, inserendo nominativi suggeriti da tutti: investitori istituzionali, e perché no anche dai piccoli azionisti”. E’ uno dei brani-clou della lettera che Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, ha inviato a Fondo Elliott, Assogestioni, Arca, Elliott Advisors (UK) Limited,…

“Occorre che venga presentata un’unica lista per il board e un’unica lista per il collegio sindacale, inserendo nominativi suggeriti da tutti: investitori istituzionali, e perché no anche dai piccoli azionisti”. E’ uno dei brani-clou della lettera che Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, ha inviato a Fondo Elliott, Assogestioni, Arca, Elliott Advisors (UK) Limited, Verini& Associati e Georgeson. Una lettera non a caso pubblicata sul sito promosso dal fondo americano proprio per la contesa di Tim.

LA SCELTA DI ASATI

I piccoli soci dell’ex Telecom Italia, dunque, come preannunciato dal presidente Franco Lombardi giorni fa a Start Magazine (qui l’intervista), si schierano definitivamente con il fondo americano nella partita per sottrarre a Vivendi il controllo del gruppo di tlc e trasformarlo in una sorta di una “vera public company”, come si legge nella lettera inviata da Asati.

MODELLO PUBLIC COMPANY

“Non si tratta di divenire i “padroni” della società, quindi passare da investitori ad industriali, ma promotori della governance, della buona governance di una vera public company – è scritto nella missica di Asati – così come avviene in Prysmian ed è avvenuto nel passato per Parmalat prima dell’avvento dei francesi di Lactalis”, scrive Lombardi in quella che in ambienti finanziari è definita una “chiamata alle armi” contro il colosso francese di Vincent Bolloré. Tanto che alla fine della lettera si legge: “Vi è il presumibile rischio che oggi Telecom sia eterodiretta da Vivendi, e su questo punto siamo prossimi alla presentazione di una serie di esposti alla Consob, per le verifiche del caso”.

I CONTATTI E LA TEMPISTICA

Un eventuale accordo di desistenza tra Elliott e Assogestioni, con la presentazione di un’unica lista contrapposta a quella di Vivendi, potrebbe aprire la strada a un’operazione analoga anche per il consiglio di amministrazione, aumentando così le chance degli americani di esautorare i francesi. Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbero stati già contatti tra Elliott e i fondi italiani, anche prima della lettera formale di Asati. La lista andrebbe presentata entro venerdì 30 marzo, 25 giorni prima dell’assemblea che il 24 aprile eleggerà il nuovo organo di controllo. Ma Vivendi, ovviamente, auspicherebbe che Assogestioni presenti una propria lista intralciano così i piani di Elliott.

TUTTI GLI APPROFONDIMENTI DI START MAGAZINE SULLA PARTITA TIM:

COME IL GOVERNO GENTILONI HA OSCILLATO FRA VIVENDI ED ELLIOTT SU TIM

ECCO COME I PICCOLI AZIONISTI DI TIM CRITICANO VIVENDI E ATTENDONO ELLIOTT

TUTTI I DETTAGLI (E LE POSIZIONI POLITICHE) SUL DOSSIER RETE TIM

PROGETTI E MANAGER ITALIANI DEL FONDO USA ELLIOTT PER TIM

 

ECCO I BRANI PIU’ SIGNIFICATIVI DELLA LETTERA

“Occorre che venga presentata un’unica lista per il Board ed un’unica lista per il Collegio Sindacale, inserendo nominativi suggeriti da tutti: Investitori Istituzionali, e perché no anche dai piccoli azionisti. In caso di sconfitta i primi 5 candidati della lista unitaria sarebbero in ogni caso eletti garantendo 5 consiglieri indipendenti che potrebbero essere un mix tra consiglieri indipendenti uscenti tratti dalla lista Assogestioni e quelli recentemente candidati da Elliott. I successivi 5, che scatterebbero, in caso di successo, potrebbero raccogliere il nome del futuro AD che andrebbe definito in accordo tra i gruppi che sostengono la lista, assieme alle principali linee di indirizzo della Società. Stessa cosa è ipotizzabile per il collegio sindacale dove gli attuali due sindaci tratti dalla lista Assogestioni potrebbero diventare 3 in caso di vittoria. Non si tratta di divenire i “padroni” della Società, quindi passare da investitori ad industriali, ma promotori della governance, della buona governance di una vera public company, così come avviene in Prysmian ed è avvenuto nel passato per Parmalat prima dell’avvento dei francesi di Lactalis. Vi Richiamiamo ad un forte Senso di responsabilità, Telecom non può essere governata con un semplice 25%, da un solo gruppo di interesse, ove i propri interessi, possano prevalere sugli interessi della Società stessa: Telecom deve essere gestita da consiglieri indipendenti, competenti e rappresentativi delle professionalità necessarie ad un buon governo societario. Oggi, credeteci, vi è una grande opportunità di dimostrare al Mercato e a tutti gli stakeholders che si può governare Telecom in modo indipendente e senza abdicare a favore dell’industriale di turno, che con una quota di minoranza, faccia di Telecom uno strumento del proprio business, invece che sia Telecom a fare business e creare valore. Vi è il presumibile rischio che oggi Telecom sia eterodiretta da Vivendi, e su questo punto siamo prossimi alla presentazione di una serie di esposti alla Consob, per le verifiche del caso”. (la lettera integrale si può leggere qui)

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