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Sace, Fincantieri e non solo. Che cosa succede in Cdp fra Tononi, Palermo e Paganetto?

Fatti, nomi e indiscrezioni

Che cosa succede in Cdp? Davvero il presidente Massimo Tononi medita di dimettersi? E perché? E per andare dove?

Sono alcune delle domande che in questi giorni circolano nei palazzi romani, e non solo romani.

Già il 7 marzo Start Magazine ha scritto: “Negli scorsi giorni Tononi ha detto esplicitamente ad alcuni interlocutori di voler lasciare Cdp ma Guzzetti gli ha chiesto di restare”.

La situazione, al momento, non è cambiata: Tononi non è a suo agio nella Cassa depositi e prestiti guidata dall’ad, Fabrizio Palermo, voluto dal governo M5S-Lega alla testa della controllata del Tesoro e partecipata dalle fondazioni bancarie (che esprimono tramite l’Acri presieduta da Giuseppe Guzzetti il presidente, nel caso attuale Tononi) ma Guzzetti lo ha pregato di non dimettersi per ora.

Oggi Dagospia ha aggiunto altre indiscrezioni sui motivi delle intenzioni del presidente della Cassa: “Incomunicabilità e incompatibilità con l’ad, Fabrizio Palermo”.

A Dagospia, Tononi ha smentito e precisato: “L’ipotesi delle mie dimissioni e il retroscena descritto circa le incompatibilità con l’Amministratore Delegato, per quanto suggestivi, sono entrambi totalmente privi di fondamento”.

Al di là della precisazione, l’azione del capo azienda – che ha una sintonia particolare con la maggioranza di governo – non susciterebbe troppi entusiasmi in Tononi. Dai gialloverdi giunge una versione non divergente ma complementare: il presidente di Cdp, ex sottosegretario nel governo Prodi e già presidente di Borsa Italia e Mps, non svolgerebbe fino in fondo quel ruolo di mediazione e di rappresentanza con la politica per appianare e smussare posizioni e impostazioni differenti.

Per di più, fra il capo azienda Palermo e il presidente Tononi si insinua spesso anche il vicepresidente Luigi Paganetto, economista che per taluni mostra di essere il “padre” accademico di Giovanni Tria, il ministro dell’Economia che non a caso ha indicato il collega Paganetto nel cda della Cassa depositi e prestiti.

Per molti osservatori delle cose governative, il caso Sace è emblematico per comprendere la presidenza Tononi. Che non ha saputo – o voluto – lavorare per una soluzione di compromesso rispetto alle opposte impostazioni: quella di Palermo, di Palazzo Chigi e della maggioranza M5S-Lega di rinnovare il vertice della controllata attiva nell’assicurazione all’export, superando la gestione di Alessandro Decio voluto dall’ex presidente di Cdp, Claudio Costamagna, e dall’ex premier Matteo Renzi, e il titolare del Tesoro che punta a confermare sia il presidente di Sace, l’economista Beniamino Quintieri, antico collega di Tria come Paganetto, sia Decio.

Nel dossier Cdp va sempre considerato che non si sono mai del tutto sanate le ferite fra Mef e partiti di governo: il ministro puntava su Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, numero uno della Cassa con dg Palermo. La situazione attuale risente anche di questi strascichi e delle tensioni sempre più palesi fra Movimento 5 Stelle e Tria (qui l’approfondimento di Start)

Comunque le prime avvisaglie di una certa apatia per la presidenza di Cdp da parte di Tononi si sono palesate quando l’ex prodiano non ha smentito le voci che lo davano in corsa per la presidenza di Assicurazioni Generali, anche se in queste ora l’ipotesi è definitivamente tramontata.

Mentre ora si potrebbe aprire uno spazio per la presidenza di Tim, dove Fulvio Conti – attaccato ripetutamente dal socio francese di Tim, Vivendi – potrebbe essere sostituito, secondo le ricostruzioni giornalistiche di queste ore, da una figura gradita o comunque non avversata dai due azionisti contrapposti (Vivendi ed Elliott), oltre che espressione della Cassa depositi e prestiti, che al momento ha raggiunto una quota di poco inferiore al 10%. Sarà Tononi la figura giusta?

C’è anche chi, però, invita a riflettere su due date. Il 22 maggio ci terrà l’assemblea dell’Acri, quando Guzzetti lascerà la presidenza (a Francesco Profumo, si scrive da tempo). Il 23 maggio è in programma l’assemblea degli azionisti. Le due date sono collegate come causa-effetto di un’uscita di Tononi da Cdp? Ma l’attuale presidente della Cassa non fa parte di alcun board delle fondazione, condizione imprescindibile per essere eletto ai vertici dell’Acri.

Per questo c’è anche chi ipotizza che Tononi alla fine – se il groviglio in Cdp dovesse intricarsi ancor più – possa davvero dimettersi senza avere un’alternativa pronta.

Ma lui ha precisato: “Tutto il Gruppo Cdp è impegnato nell’implementazione del Piano Industriale 2019-21, approvato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione lo scorso dicembre: un impegno che io e l’Amministratore Delegato abbiamo sottoscritto in piena sintonia e con forte determinazione”.

Alla prossima puntata.

 

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