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Tutte le novità (vere o presunte) del programma M5S-Lega

Il commento di Marino Longoni, condirettore del quotidiano Italia Oggi, sul programma Fisco del governo in fieri fra Movimento 5 Stelle e Lega Il contratto per il governo del cambiamento, sottoscritto da Lega e M5s è un elenco di buone intenzioni, senza nessun accenno a come potrebbero essere coperti i relativi costi. Le analisi più…

Il contratto per il governo del cambiamento, sottoscritto da Lega e M5s è un elenco di buone intenzioni, senza nessun accenno a come potrebbero essere coperti i relativi costi. Le analisi più credibili fatte in questi giorni calcolano costi oscillanti tra i 100 e i 150 miliardi. Tremila euro per ogni cittadino italiano. Un libro dei sogni. O degli incubi: è sufficiente esaminare le due paginette dedicate alla riforma del fisco per trovare veri e propri strafalcioni, come quello a pagina 21, laddove si prevede la «tassazione dei grandi capitali esteri» (se sono stranieri, perché dovrebbero pagare le tasse in Italia?).

Invece a pag. 20, in materia di riscossione, si programma di evitare «ogni forma di pressione tale da ingenerare uno stato di paura»; una pagina dopo si prevede di «inasprire l’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale» con un ritorno alle manette per gli evasori, ignorando forse che la legge del 1990, intitolata proprio così, si rivelò un fallimento totale. Ancora, si proclama l’intenzione di semplificare il sistema fiscale ma si preannunciano «misure per il contrasto di interessi» (cominciamo a conservare tutti gli scontrini, non si sa mai).

In realtà, gran parte delle misure contenute nel documento sono state già adottate da tempo o sono in via di adozione. In materia fiscale basti citare la compensazione tra crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione, l’abolizione dello spesometro (sparirà nel 2019), e del redditometro (ormai ben poco utilizzato), lo scambio di informazioni a livello internazionale (in vigore da più di un anno), la creazione di un fisco digitale (730 precompilato), la rottamazione dei debiti tributari (si è appena chiusa la seconda sanatoria), il principio di buona fede e reciproca collaborazione (altrimenti detto compliance) e così via.

Insomma una continua scoperta dell’acqua calda. Unico elemento originale, la flat tax, che poi non è tanto flat, perché invece di un’aliquota unica se ne prevedono due, un’operazione che potrebbe costare qualche decina di miliardi, che dovrebbero essere coperti con il recupero di dell’evasione e dell’elusione. Come nelle favole.

(Articolo pubblicato su Italia Oggi)

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