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Vi spiego pregi, difetti e incognite della Flat Tax di Salvini e Di Maio. Parla Enrico Zanetti

La Flat Tax di M5S e Lega? “Non è una Flat Tax”. Pace fiscale senza condoni? “Mi pare una buffonata”. L’abolizione dello spesometro? “La battaglia non mi appassiona”. Sono i giudizi più tranchant che Enrico Zanetti, tributarista di fama, ex viceministro alle Finanze nel governo Renzi, riserva al capitolo fiscale del “Contratto di governo del…

La Flat Tax di M5S e Lega? “Non è una Flat Tax”. Pace fiscale senza condoni? “Mi pare una buffonata”. L’abolizione dello spesometro? “La battaglia non mi appassiona”.

Sono i giudizi più tranchant che Enrico Zanetti, tributarista di fama, ex viceministro alle Finanze nel governo Renzi, riserva al capitolo fiscale del “Contratto di governo del cambiamento” firmato da Luigi Di Maio, capo del Movimento 5 Stelle, e Matteo Salvini, segretario della Lega.

Per il resto Zanetti – che ha partecipato alle ultime politiche come leader di Scelta Civica all’interno del centrodestra – chiosa e analizza con numeri e considerazioni tecniche il programma tributario del governo giallo-verde in fieri.

Zanetti, leggiamo insieme le parti sul fisco del Contratto fra Di Maio e Salvini

“Punto di partenza è la revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle imprese, con particolare riferimento alle aliquote vigenti, al sistema delle deduzioni e detrazioni e ai criteri di tassazione dei nuclei familiari”.

Obiezioni? Critiche?

Assolutamente no. Sono affermazioni di principio sacrosante che sottoscrivo.

Continuo a leggere il “Contratto di governo del cambiamento” di M5S e Lega: “Il concetto chiave è “flat tax”, ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta, in armonia con i principi costituzionali”.

Favorevole o contrario? Favorevole visto che la Flat Tax faceva parte del programma elettorale del centrodestra il 4 marzo…

Favorevole come punto di arrivo di un percorso serio. Noi all’interno del centrodestra dicevamo con chiarezza che il punto di partenza era l’abolizione delle aliquote del 38% e 41%, portando così a 3 le attuali 5 aliquote e concentrando le riduzioni sui redditi del ceto medio compresi tra 28.000 euro lordi e 75.000 euro lordi. Una operazione importante, da circa 11 miliardi, ma realistica e sostenibile. Il passo successivo sarebbe stata l’abolizione dell’aliquota del 27% e soltanto alla fine del percorso di legislatura, verificati anche gli effetti indotti di emersione, si sarebbe potuto fare l’ultimo passo e lasciare una aliquota unica del 23% con una no tax area di 12.000 euro sostitutiva delle attuali deduzioni e detrazioni. Insomma: obiettivi comuni, ma piani di viaggio ben diversi e con assai differenti livelli di ancoraggio alla realtà. Infine mi consenta di dire una cosa: se le aliquote sono due, non è flat tax per definizione.

Andiamo avanti e continuiamo a leggere la parte fiscale del “Contratto” che si addentra nei dettagli sulla Flat Tax.

“Il nuovo regime fiscale si caratterizza come segue: due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite IVA, imprese e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000 euro sulla base del reddito familiare”.

Che ne pensa?

Che chi troppo vuole, nulla stringe.

Cioè?

La campagna elettorale è finita e tra coloro che stavano seduti attorno al tavolo del contratto di governo non ce ne era uno che sia mai passato nemmeno per caso dalle parti del Mef, dove si impara a conciliare giuste aspirazioni e dura realtà.

Ciò detto, cbe ne pensa?

Il modello di tassazione IRPEF a due aliquote 15% fino a 80.000 euro – 20% oltre 80%”, con deduzione di 3.000 euro per redditi fino a 35.000 e, per redditi fino a 50.000 euro, deduzione di ulteriori 3.000 euro per ogni familiare a carico, comporta un minor gettito di 52,8 miliardi, se viene contemporaneamente prevista l’abolizione di tutte le detrazioni e deduzioni attualmente esistenti e mantenute soltanto le quote residue di detrazioni spettanti per lavori di ristrutturazione effettuati fino al 2018. Ciò vorrebbe però dire abolire anche la deduzione che esenta da imposizione sul reddito la prima casa (8,8 miliardi) e la deduzione dei contributi previdenziali obbligatori versati all’INPS e alle casse professionali da parte di artigiani, commercianti, liberi professionisti e altre partite IVA (19,5 miliardi), il cui mantenimento implicherebbe un minor gettito ulteriore di 4,2 miliardi; nonché abolire anche detrazioni sensibili come quelle relative a spese mediche e agli interessi per il mutuo prima casa, il cui mantenimento implicherebbe un minor gettito ulteriore di altri 4,2 miliardi.

Pentastellati e leghisti potrebbero obiettare: con la flat tax a due aliquote ci si aspetta un’emersione del nero.

Naturalmente una parte di questo minor gettito potrà trovare compensazione nell’effetto di emersione di base imponibile sommersa che la riduzione del prelievo potrà determinare, ma sono numeri che restano inarrivabili, soprattutto se si aggiungono altre questioni come reddito di cittadinanza e pensioni. In bocca al lupo.

Resta confermato nel “Contratto” il principio della “no tax area”. Concorda?

A dire il vero è una bestialità tecnica, posto che a oggi non esiste alcuna no tax area, ma soltanto detrazioni di lavoro che azzerano il prelievo per dipendenti e pensionati fino a poco più di 8.000 euro.

Andiamo oltre.

Va bene. Al netto di questa pedanteria che mi perdonerete, è un fatto che la nuova configurazione del prelievo comporterebbe risparmi significativi per i redditi medi e alti, ma determinerebbe un aggravio di tassazione per i 5,9 milioni di lavoratori dipendenti con reddito complessivo tra 3.000 e 15.000 euro e per i 4,7 milioni di pensionati con reddito complessivo tra 3.000 e 12.000 euro. Per questa ragione hanno previsto una “clausola di salvaguardia”, la cui attuazione implica però un minor gettito ulteriore di 4,3 miliardi. Il minor gettito complessivo va dunque da un minimo di 57,1 miliardi a un massimo di 65,5 miliardi, a seconda che sia prevista la cancellazione di tutte le deduzioni e detrazioni esistenti oppure il mantenimento di alcune tra le più “sensibili”.

Leggiamo ancora: “È opportuno instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà ed il primo passo verso una “riscossione amica” dei contribuenti”.

Chiedo: come si fa la pace fiscale senza condoni?

Non si fa. Se fai uno stralcio che riguarda non solo gli importi dovuti per sanzioni, ma anche quelli dovuti per imposta, è un condono per definizione. Io non ci vedo nulla di male a fare un condono sul passato mentre cambi radicalmente la tassazione del futuro e usi il gettito del condono di chi non ha pagato per finanziare l’abbassamento di tasse a chi paga. Bisogna però avere il coraggio di farlo, non di mettere in piedi una buffonata in cui dici che lo farai solo per chi non ha pagato perché in difficoltà dopo aver dichiarato onestamente tutto, perché in questo caso il gettito diventa talmente minimo che te lo puoi scordare di finanziarci un pezzo consistente di manovra. Direi che in questo “condono sfigato” c’è tutto l’ircocervo di cui parlava Berlusconi.

M5S e Lega scrivono: “È necessario intervenire per l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito, confermando la contrarietà a misure di tassazione di tipo patrimoniale”.

Contento?

Sono note le mie battaglie a tutela del contribuente e contro le vessazioni di chi confonde la vera lotta all’evasione con la caccia al gettito dei soliti noti. Detto questo, faccio fatica ad appassionarmi alla cancellazione di strumenti che recano in sé l’unica presunzione sensata: se la somma delle tue spese effettive (non presunte che è indegno e incivile: effettive) è 100 e il tuo reddito è 50, mi puoi per cortesia spiegare che gli altri 50 te li hanno regalati, oppure li hai ereditati, oppure li hai vinti al lotto o altro ancora? Altrimenti ci sta eccome che i conti non tornano.

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